Milano, 23 ott. (askanews) - Questa campagna "giù le mani dal porno" è costata 100mila dollari, compare sui siti per adulti ed è stata realizzata da lavoratori e lavoratrici del settore per convincere i fruitori di porno a votare contro Trump, che nel suo programma prevede anche restrizioni in questo campo.
"L'industria del porno è come il canarino nelle miniere di carbone. Siamo la prima tessera del domino a cadere quando si tratta di libertà di parola", dice Holly Randall, regista di film per adulti con un'efficace metafora.
"Sappiamo come andrà a finire se il divieto di pornografia entrerà effettivamente in vigore. Non è una cosa sciocca e non è 'Lisistrata' - dice Siouxsie Q, regista di porno, citando la commedia greca di Aristofane, in cui le mogli ateniesi proclamano lo sciopero del sesso contro la guerra - "Quello che succede quando si rende illegale un'industria, quando la si criminalizza, è che si attirano proprio i criminali".
Il nome di Trump è stato già accostato a quello di una pornostar: un tribunale lo ha condannato per aver pagato il silenzio di Stormy Daniels, attrice che ha rivelato di aver avuto una relazione con l'ex presidente degli Stati Uniti.