Roma, 8 ott. (askanews) - Si tratta ormai di una patologia molto diffusa con la quale occorre spesso fare i conti. Di patologie proctologiche, secondo recenti stime, soffre, a livello mondiale, una persona su due e anche in Italia la percentuale si aggira attorno al 50%: "Parliamo -spiega la dottoressa Anna Armocida, -chirurgo e proctologo con oltre 20 anni di esperienza- delle cosiddette emorroidi, un rigonfiamento dei cuscinetti di tessuto venoso, sostenuti da tessuto elastico e muscolare che ognuno di noi ha all'interno del canale anale. L'eziologia è multifattoriale: conta molto l'aspetto ereditario e la debolezza congenita della parete venosa ma, fra le cause, sicuramente sono rilevanti la stitichezza, l'obesità, gli sforzi fisici e, per le donne in particolare, i cosiddetti fattori endocrini".
Cosa fare allora? Come si può prevenire l'insorgere di una patologia decisamente fastidiosa? "Per prima cosa -spiega l'esperta- bisogna spiegare in modo chiaro al paziente che è fondamentale adottare uno stile di vita salubre e una alimentazione corretta. Una dieta ricca di fibre e acqua, prediligendo frutta e verdura. Se poi è necessario intervenire, si consiglia, in prima battuta, l'uso di preparati naturali con proprietà astringenti, antiedemigene, vasocostrittrici oppure l'adozione di medicinali veri e propri contenenti anestetici, corticosteroidi e analgesici. Quando le terapie mediche non bastano più si ricorre alla chirurgia tradizionale o a metodiche mininvasive come l'elettroterapia".
La dottoressa Anna Armocida è una delle poche professioniste ad aver adottato l'innovativa procedura eXroid oltre ad essere stata la prima proctologa italiana ad averla eseguita: "Parliamo -spiega- di una procedura che viene eseguita in ambulatorio o, in casi selezionati, anche presso il domicilio del paziente. Trattandosi di una tecnica mininvasiva, non chirurgica, non vengono applicati tagli, punti o suture. L'utilizzo del basso voltaggio durante la procedura di elettroterapia stimola una reazione chimica che, agendo sui piccoli vasi che nutrono le emorroidi, crea una degenerazione sclerotica che priva le emorroidi del loro apporto di sangue con conseguente loro riduzione. Un processo che continua fino a quattro settimane con un progressivo miglioramento dei sintomi. L'assenza di anestesia e la mini invasività che caratterizza questa tecnica consente un immediato ritorno alle normali attività quotidiane."