Milano, 3 mar. (askanews) - Fare i conti con i momenti drammatici della storia di una città, attraverso il mondo in cui gli artisti li possono ripensare. "Le ferite di Milano" è un progetto di Spazio Taverna che arriva in Triennale. Una piccola mostra, ma densa e consapevole, che ripete un format già inaugurato a Roma.
Marco Bassan, che insieme a Ludovico Pratesi guida Studio Taverna, ci ha raccontato il progetto:"È un tentativo - ci ha detto - di riportare in superficie delle ferite storiche che la città e la cittadinanza sente - ha detto ad askanews Marco Bassan di Studio Taverna - e farle uscire dall'inconscio e riportarle alla vista attraverso il potere simbolico degli artisti. Sono 10 momenti storici della città, ancora sentiti, ancora vissuti dai suoi cittadini e a ogni momento storico è stato abbinato un artista, un foglio di carta, e ciascuno ha interpretato quella ferita in maniera simbolica, utilizzando il foglio come superficie, come medium, come strumento pittorico o scultoreo. Attraverso il potere visionario e simbolico dell'arte, Le ferite di Milano è un tentativo di riproporre dei momenti importanti della città e dargli una nuova visione e una nuova apertura".
In mostra lavori di Paola Pivi, che ha scelto di raccontare la bomba di via Palestro del 1992 con una serie di palloncini colorati esplosi o di Liliana Moro, che ha ricordato Amatore Sciesa, patriota risorgimentale fucilato dagli austriaci con la celebre frase "Tiremm innanz", con la targa deposta per lui, ma con il nome di battesimo sbagliato. Marcello Maloberti, invece, ha lavorato sulla strage di Piazza Fontana con la parola "Sopravvissuto", fatta scrivere dall'ultimo sopravvissuto all'attentato, Fortunato Zinni.
Stefano Arienti, Luca Vitone, Camilla Alberti, Francesco Arena, Ruth Beraha, Valentina Furlan e Diego Perrone sono gli altri artisti che, ciascuno con la propria grammatica, hanno risposto all'invito. E forse l'immagine più efficace del tentativo di ricucire certe ferite è proprio la cerniera posta da Arienti sul suo lavoro.