Roma, 11 dic. (askanews) - Restrizioni nello spazio aereo al largo della costa orientale cinese in prossimità di Taiwan e movimenti "inusuali" di navi da guerra cinesi, almeno sette, intorno all'isola che è de facto indipendente dalla Cina continentale dal 1949, ma che quest'ultima continua a sostenere sia parte integrante del suo territorio, alla stregua di una provincia ribelle. Sono le azioni di Pechino che Taipei ha denunciato in questi giorni, diffondendo le immagini di natanti della guardia costiera taiwanese che si avvicinano alle navi cinesi nelle acque fra Taiwan e il continente. Fanno parte di una forma di "ritorsione" della Cina per la visita negli Stati Uniti del presidente taiwanese Lai Ching-te, che la settimana scorsa ha visitato lo stato Usa delle Hawaii e il territorio americano di Guam, come parte di un lungo viaggio in diversi paesi del Pacifico.
Shu Hsiao-Huang, analista militare all'Istituto di Ricerca per la Difesa e Sicurezza Nazionale di Taiwan, spiega così le niuove manovre cinesi tutt'intorno all'isola:
"Questa sembra proprio una strategia volta a negare agli Stati Uniti - in particolare alla Settima Flotta - e potenzialmente alle navi della Forza di autodifesa giapponese, di rinforzare o sostenere Taiwan. Nel Mar Cinese Orientale, sembra che la Cina si stia preparando a operazioni aeree su larga scala, per affrontare le forze navali statunitensi. Nel frattempo, il dispiegamento di importanti mezzi navali a est di Taiwan suggerisce una strategia per bloccare l'isola, tagliando le sue linee di approvvigionamento delle risorse essenziali".
Non a caso il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin, durante il suo viaggio in Giappone, l'ultimo in Asia prima della fine del suo mandato con l'entrata in carica dell'amministrazione Trump a gennaio, ha osservato con i giornalisti che Washington e Tokyo continuano a cooperare in funzione di contenimento della crescente aggressività cinese su Taiwan e gli altri paesi nel Pacifico al largo della Cina: "La Cina è stata la nostra sfida per gli ultimi quattro anni. Abbiamo parlato delle loro azioni coercitive nella regione e certamente quest'ultima attività è qualcosa che continueremo a monitorare per assicurarci che nessuno faccia nulla per cambiare lo status quo nello Stretto di Taiwan ".