ULTIME NOTIZIE 26 MARZO 2025

Svolta nella cura del Parkinson: a Padova la terapia è "adattiva"

Milano, 26 mar. (askanews) - L'Azienda Ospedaliera Universitaria di Padova è uno dei primi centri in Italia ad aver adottato un nuovo sistema di stimolazione profonda per il trattamento del Parkinson in grado di "adattarsi" all'attività cerebrale specifica del singolo paziente e perciò di migliorare il beneficio della terapia.

"Molto recentemente abbiamo avuto la possibilità di implementare e utilizzare nella pratica clinica una metodologia che da questo punto di vista ci ha permesso di essere ancora più accurati e ancora più precisi nel fornire questo tipo di stimolazione - spiega ad askanews Angelo Antonini, responsabile Unità Parkinson dell'Azienda Ospedaliera Universitaria di Padova -. In prima battuta perchè questo sistema è in grado di registrare l'attività delle cellule, quindi dirci quali sono e dove si trovano quelle che sono maggiormente modificate nel loro decorso a causa della malattia. E questo ha rappresentato veramente un evento rivoluzionario".

La tecnologia recentemente approvata sviluppata da Medtronic, multinazionale statunitense di HealthCare Technology, rappresenta una svolta nella terapia chirurgica della malattia di Parkinson propriò perchè, per la prima volta, permette una personalizzazione della stimolazione per una terapia ritagliata "su misura" sulle specifice esigenze del singolo paziente e perciò potenzialmente più precisa ed efficace rispetto ai trattamenti tradizionali.

"Una stimolazione che non solo può essere direzionata sui gruppi cellulari che hanno maggior disfunzione nella singola persona con Parkinson, ma può essere adattata individualmente alle esigenze della persona, perchè questi elettrodi sanno leggere l'attività elettrica ed attivarsi in maniera molto personalizzata - sottolinea ancora Antonini -. Questo sistema infatti, riassumendo, ci pemette di direzionare l'intensità di corrente laddove viene registrata la maggior disfunzione, quindi all'interno dei singoli nuclei sui gruppi di cellule che sono maggiormente alterati, e di adattarla, personalizzando, alle esigenze del singolo individuo".

Un cambiamento epocale, dunque, per il trattamento di una malattia che impatta con effetti devastanti sulla qualità della vita dei pazienti e che colpisce circa 300 mila persone in tutta Italia.

"I risultati - conferma il responsabile Unità Parkinson dell'Azienda Ospedaliera Univeristaria di Padova - sono eccellenti perchè utilizzando questa capacità del sistema siamo riusciti a ridurre significativamente anche l'utilizzo della batteria del pacemaker, quindi preservandola possibilmente per un periodo ancora più lungo di tempo, e soprattutto fornendo - a detta delle persone che hanno già provato da qualche settimane qualche mese questa procedura - un beneficio che è anche superiore rispetto a quello che avevano documentato in precedenza".

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