Roma, 31 ott. (askanews) - "Questo libro sul saluto romano in realtà, anche se in realtà il saluto non è romano, è storia relativamente recente perché il saluto come lo conosciamo noi, cioè quello del regime fascista, non corrisponde quasi per niente al saluto romano". Massimo Arcangeli, linguista e sociologo della comunicazione, autore di "Quel braccio alzato, storia del saluto 'romano'", spazza subito via ogni dubbio sull'origine del gesto fascista per antonomasia.
"Per rifare questa storia dal punto in cui si è sviluppata realmente ed è arrivata al saluto fascista - spiega - bisogna partire dal Seicento e Settecento, dall'età neoclassica perché con un quadro famoso di David, 'I tre Orazi e i tre Curiazi', possiamo da quel momento in poi vedere come il saluto romano si riconosca per quello che poi diventerà durante il regime fascista. Centrale è la cinematografia tardo ottocentesca, quella italiana, quella europea e quella americana, quella dei film muti, perché da lì cominciamo a vedere in tantissime scene il saluto del regime che a un certo punto, grazie anche all'esempio di D'Annunzio, verrà apprezzato e approvato prima da Starace e poi dallo stesso duce, Benito Mussolini".
"La mia prima sollecitazione - spiega Arcangeli parlando dei motivi che lo hanno indotto a scrive il libero - è stata quella dell'attualizzazione, perché tanti simboli, che isolatamente potrebbero non suggerire molto forse, tutti insieme suggeriscono invece che questa ondata di fascismi, usiamo il plurale, sia molto pericolosa. Allora intitolare un libro al saluto romano poteva, e secondo me lo è stato, almeno per me, essere l'occasione per mettere un pochino tutto insieme e per far capire come questi simboli siano veicoli di idee e di ideologie profonde".