Lecce, 12 lug. (askanews) - Dal 13 al 28 luglio, nel Monastero degli Olivetani di Lecce, sarà esposta in anteprima italiana la mostra "Shahr-i Sokhta. Quando il mito diventa storia", che racconta il sito patrimonio Unesco, famoso come Pompei d'Oriente, nel Sistan-va-Baluchistan, Iran Sudorientale.
Un percorso tra mito e storia, che ripercorre 1.500 anni con 141 foto, pannelli esplicativi e una ricostruzione delle ultime evidenze scientifiche, raccontando le tappe degli studi internazionali condotti sul sito archeologico. Grazie soprattutto alle ricerche di Enrico Ascalone e Mansur Sajjadi, si è scoperto infatti che fu abitata da un popolo cosmopolita e pacifista: fu un esempio di civiltà aperta all'interscambio culturale, in uno dei siti più significativi dell'intera Età del Bronzo.
Enrico Ascalone: "È un sito importante anche perché le recenti scoperte svolte dagli archeologi italiani e iraniani dal 2016 hanno permesso di conoscere una società non gerarchizzata così come quelle dell'Egitto e della Mesopotamia ma un centro matrilineare in cui apparentemente rapporti pacifici e lineari si dovettero sviluppare nell'Età del Bronzo iraniana".
Un centro che dal 3500 al 2000 a.C. seppe sviluppare non solo i commerci, ma fu importante anche come centro letterato. "La scoperta di una tavoletta nel 2021 è esplicativo di come si organizzasse all'interno di una contabilità amministrativa e quindi anche attraverso evidenze testuali decisive per comprendere il ruolo e le complessità del centro nel periodo protourbano, parliamo della fine del IV millennio a.C." spiega ancora Ascalone.
"Shahr-i Sokhta. Quando il mito diventa storia" rappresenta il culmine di una collaborazione scientifica iniziata nel 2016 tra Enrico Ascalone, docente di Archeologia e Storia dell'Arte del Vicino Oriente Antico presso l'Università del Salento, e Mansur Sajjadi dell'Iranian Center for Archaeological Research, direttore degli scavi nel sito sin dal 1997.
Al progetto hanno partecipato il Research Institute for Cultural Heritage and Tourism, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, l'Iranian Center for Archaeological Research e l'Università del Salento, sotto la direzione di Enrico Ascalone e Mansur Sajjadi.