Roma, 5 mag. (askanews) - L'obesità è una patologia in crescita a livello globale. Secondo l'ultimo Rapporto dell'Oms, in Europa il 59% degli adulti è in sovrappeso o affetto da obesità, così come un bambino su tre. In Italia la percentuale tra gli adulti si attesta al 56% e si registra un aumento di casi nell'età pediatrica. Dati che indicano una diffusione allarmante di questa patologia multifattoriale spesso correlata ad altre malattie - diabete, insufficienza cardiaca, ipertensione - e con importanti ripercussioni a livello psicologico e anche economico.
"L'obesità è una malattia riconosciuta a livello clinico ma purtroppo non lo è a livello burocratico - dichiara ad askanews Iris Zani, presidente di Amici Obesi Onlus -. Il paziente con grande obesità, quindi che supera un BMI (Body Mass Index, Indice di Massa Corporea) di 35 con comorbidità oppure 40 senza patologie correlate ha, diciamo, la 'fortuna' di poter essere assistito in regime di Servizio sanitario nazionale. Chi invece è un po' abbandonato a se stesso, ed è per questo che è molto importante il riconoscimento della malattia a livello burocratico, è il paziente che oscilla tra 18 di BMI e 30, che è l'inizio dell'obesità, che purtroppo non si trova supportato nei percorsi di cura".
Agire sull'alimentazione e sullo stile di vita è il primo step per ridurre il peso. In alcuni casi il team di specialisti potrà suggerire ulteriori trattamenti come la chirurgia bariatrica, opzione che però viene accolta solo dall'1% dei pazienti ritenuti idonei, spaventati dall'intervento in sé e dal complesso decorso post-operatorio. Meno invasiva è la gastroplastica endoscopica (ESG), una nuova tecnica praticata già da diversi anni.
"L'obesità è una malattia cronica, recidivante, mutifattoriale. Il paziente obeso - spiega ad askanews Ivo Boskoski, Dirigente Medico Gastroenterologo Endoscopista, Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS - per avere l'indicazione a qualsiasi tipo di trattamento deve essere visto da un team multidisciplinare composto da psicologa, psichiatra, endocrinologo, nutrizionista clinico, chirurgo bariatrico, endoscopista bariatrico. Tutti noi insieme poniamo l'indicazione a un dato tipo di trattamento che quel paziente in quel momento necessita. La gastroplastica verticale endoscopica (ESG) o endosleeve - prosegue - noi la chiamiamo un po' il 'prezzemolo' perché fitta un po' dappertutto. Fitta i pazienti che hanno un indice di massa corporea basso, fitta i pazienti che hanno un indice di massa corporea altissimo perché può essere fatta come ponte alla chirurgia, può essere fatta nei pazienti superobesi che rifiutano la chirurgia o che non possono essere operati per via di problemi complessi che precludono un intervento chirurgico. Il dispositivo OverStitch si monta sull'endoscopio, si scende dalla bocca per la via naturale, si arriva nello stomaco e si eseguono punti a tutto spessore sulla parete gastrica chiudendo circa il 70-80% dello stomaco. Noi non stiamo facendo una gastrectomia ma stiamo semplicemente rimodulando l'aspetto dello stomaco che funzionalmente rimane lo stesso mentre anatomicamente viene alterato. La bellezza di questa procedura - conclude - è che serve ad aiutare il paziente nel cambiamento, non è una procedura definitiva negli anni, si può anche ripetere nel paziente selezionato e l'organo viene preservato".
La riuscita dell'intervento - che in media porta a perdere tra il 17 e il 22% del peso corporeo totale - dipende sì dalla bravura del team medico nell'individuare il paziente idoneo ma anche dal paziente stesso che deve rispettare le indicazioni e sottoporsi ai controlli. Un vero lavoro di squadra.