Milano, 7 mar. (askanews) - Una storia che parla di persone, di potere, del modo in cui l'arte è dentro ognuno di noi, di femminismo, di tristezze infinite e altrettanto infinite tenerezze. A suo modo Miranda July è un'artista spietata, ma la sua mostra in Osservatorio di Fondazione Prada a Milano è anche un'esperienza diretta di possibile felicità dentro il contemporaneo, per quanto bizzarro possa apparire.
"Talvolta commettiamo un errore - ha detto July ad askanews - e pensiamo che l'arte sia una cosa difficile, oppure costosa. Questa è un'interpretazione sbagliata che ho cercato di cancellare fin dall'inizio della mia carriera. Anche se ci sono misteri o situazioni di disagio, è sempre un invito ed è rivolto a tutti".
Le opere sono diverse: video, documentazioni, oggetti, installazioni. La pratica di Miranda July, che è anche un'apprezzata regista cinematografica, nonché una scrittrice dotata di grazia kafkiana, spazia ed è difficilissima da afferrare. Il che la rende straordinariamente interessante, intima e viva e mette in discussione, nel suo farsi, non solo le strutture politico-sociali, ma anche quelle dello stesso sistema dell'arte.
"Anche nelle prime performance - ci ha detto Mia Locks, curatrice della mostra - c'è sempre stata una decostruzione del potere dell'artista attraverso una rinegoziazione della relazione tra lei, l'opera e il pubblico. Al primo piano della mostra vediamo l'evoluzione di un'artista molto giovane che sale sul palco e fa di tutto e poi a poco a poco chiama delle persone, le invita a collaborare e a partecipare. Io credo che questo aspetto sia davvero molto importante".
"New Society" è l'opera che dà il titolo alla mostra ed è anche un esperimento sociale concettuale e semplice al tempo stesso: nel lavoro, documentato in video, il pubblico ha accettato la proposta di July di "restare in teatro per il resto della loro vita e formare una nuova società". Sono azioni simili - e vengono in mente, per esempio, anche le performance "cannibali" del CollettivO CineticO di Francesca Pennini - a dare respiro all'idea di arte oggi, a dare ciò che più serve: una prospettiva alternativa.
"Mi è piaciuto guardami intorno - ha aggiunto Miranda July - perché i lavori esposti qui coprono tutta la mia vita da adulta. Perché in tutte le cose che ho fatto ho cercato di essere nel momento, di sentire il momento in maniera molto viva. Questo è uno dei motivi per i quali spesso ho collaborato con persone sconosciute, persone che non avrei probabilmente mai potuto incontrare in altri modi. È anche un modo per dire 'io sono davvero qui', 'tu sei davvero qui', e adesso vediamo che succede".
Tra costumi di scena e grandi installazioni digitali nate dalla collaborazione con altri artisti, la mostra si muove irrequieta e intensa intorno all'idea di partecipazione e condivisione. Che culmina con una sala dedicata a Miriam Goi, una giovane della provincia di Milano che è stata tra coloro che hanno risposto a una proposta di July su Instagram e ha realizzato un'esposizione degli oggetti trovati nella casa dei propri genitori. Anche questo è immaginare una nuova società.
(Leonardo Merlini)