Roma, 16 ott. (askanews) - Sono il segno visibile di un popolo che tra il 1800 e l'800 A.C., molto prima della nascita di Roma, raggiunse il suo splendore e conquistò una centralità straordinaria nel Mediterraneo, stringendo rapporti molto forti con l'Egitto dei Faraoni. Ma i nuraghi sono anche il tratto fondativo di una civiltà misteriosa e carica di fascino, una carta di identità della Sardegna più antica e profonda. Oggi l'isola, con i suoi 377 Comuni, è unita nella richiesta di inserire i nuraghi nella lista dei beni Unesco considerati patrimonio dell'umanità. L'Associazione "La Sardegna verso l'Unesco", al termine di un lavoro durato più di due anni, ha ufficialmente presentato ad aprile il dossier progettuale per la candidatura alla "World Heritage List". Una battaglia unitaria e identitaria per la quale si stanno mobilitando pezzi importanti della classe dirigente sarda - professori universitari, archeologi, economisti, genetisti - con l'idea e l'ambizione di farla diventare una istanza di popolo.
La valorizzazione dei nuraghi, secondo uno studio promosso dall'Associazione e appena presentato a Cagliari, può valere 1 miliardo di euro l'anno per il Pil della Sardegna. Una cifra che potrebbe anche aumentare considerato che la metà dei turisti che visita la Sardegna (il 47%) non ha mai sentito parlare di nuraghi. L'incremento del flusso di visitatori - tra il milione e mezzo e i due milioni l'anno - andrebbe peraltro a beneficiare quelle "zone interne" che oggi pagano il prezzo più alto della crisi.
Pierpaolo Vargiu, presidente Associazione La Sardegna verso l'Unesco: "Le migliaia di monumenti della civiltà nuragica presenti sul nostro territorio rendono il paesaggio della Sardegna unico al mondo. Il riconoscimento Unesco, nel suo valore universale, impegna la regione Sardegna a tutelare, conservare e valorizzare i nostri monumenti, ma soprattutto racconta al mondo una immagine nuova e una identità della Sardegna che si riverbera positivamente su tutte le filiere economiche della nostra Isola".