ULTIME NOTIZIE 01 APRILE 2025

La riforma italiana dello ius sanguinis fa discutere a Buenos Aires

Buenos Aires, 1 apr. (askanews) - La decisione del Governo italiano di limitare la possibilità di ottenere la cittadinanza per ius sanguinis, che l'ha resa possibile solo fino a due generazioni, fa discutere in Argentina, dove tantissimi abitanti hanno antenati di origine italiana. Secondo la riforma adottata dal Consiglio dei ministri, ora per richiedere la cittadinanza è necessario avere un genitore o un nonno nati in Italia, mentre prima bastava anche un bisnonno o un trisavolo.

"Ce l'abbiamo nel sangue, pertanto questa risoluzione non mi sembra giusta - spiega Alejandra Silvero, casalinga - io ho il vantaggio che mia madre è italiana e potrò ottenere la cittadinanza, ma i miei nipoti, se non la ottengo, non potranno farlo. Quindi non mi sembra logico".

"Il principio dello ius sanguinis non verrà abolito", ha assicurato il ministro degli Esteri Antonio Tajani al termine del consiglio dei ministri il 28 marzo scorso, aggiungendo che ci saranno dei "limiti precisi, soprattutto per evitare abusi o la 'commercializzazione' dei passaporti italiani".

"Con questa nuova legge non posso portare avanti l'iter (per ottenere la cittadinanza italiana, ndr). Ho appena inviato la mail per vedere cosa succede o come continuare. Se si può modificare, o come continuare. Uno resta davvero sconcertato, uno o due giorni prima di poter entrare e avviare il procedimento", spiega sconsolato Tomas Grasso, impiegato.

Secondo le cifre fornite dal Ministero degli Esteri, in Argentina 20.000 discendenti di immigrati italiani hanno ottenuto la nazionalità italiana nel 2023 in base allo ius sanguinis, poi 30.000 nel 2024; in Brasile, 14.000 persone hanno ottenuto la nazionalità nel 2022 e 20.000 nel 2024.

E poi c'è qualcuno si dice d'accordo: "Mi sembra un bene, perché non può essere che si ottenga la cittadinanza per un bisnonno. Mio marito è entrato così, per un bisnonno, ma è passato molto tempo ormai". Mi sembra perfetto che facciano questo", commenta Maria Raquel Oliva, riferendosi alla decisione di limitare la cittadinanza per ius sanguinis a una discendenza da non oltre due generazioni.

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