Melbourne, 9 apr. (askanews) - Sempre più giovani italiani fanno le valigie e volano in Australia. Nel 2024, gli ingressi con il Working Holiday Visa, il visto che permette di vivere e lavorare nel Paese per un periodo limitato, sono cresciuti del 37,5% rispetto all'anno precedente. Ma dall'altra parte del mondo non è facile, in una lingua che non è la propria, orientarsi, trovare casa, un lavoro, sentirsi meno soli.
A Melbourne, un aiuto concreto arriva dal Witcare Hub. Un punto di riferimento per chi è appena arrivato, gestito dal Co.As.It, lo storico Comitato per l'Assistenza degli italiani, attivo da oltre cinquant'anni, in collaborazione con Inas Australia. Un luogo fisico e virtuale dove si ascoltano le storie, si danno consigli pratici, si accolgono sogni.
"Riceviamo ragazzi appena sbarcati in Australia pieni di informazioni lette qua e là sui social e magari poche idee concrete - spiega Barbara Zoroddu, coordinatrice del progetto Witcare Hub a Melbourne - una volta che si trovano effettivamente sul territorio australiano e cercano di fare i primi passi". Qui cercano informazioni su come è la vita in Australia, per la ricerca del lavoro, della casa, le migliori strategie da adottare, i migliori quartieri dove cercare, e se ci sono opportunità di lavoro le segnaliamo, ma soprattutto cerchiamo di fare un lavoro di ascolto, perché molti di questi ragazzi si trovano in difficoltà non solo sul piano pratico, ma anche sul piano personale ed emotivo".
Quali sono le quali sono le difficoltà maggiori che incontrato i giovani al loro arrivo? "Sicuramente la grande concorrenza che c'è - osserva Zoroddu - perché non arrivano solo ragazzi italiani con il Working Holiday Visa, ma giovani da tutto il mondo, soprattutto nei periodi estivi. Per la città di Melbourne, in particolare, c'è una grande competizione per alcuni lavori, per esempio, nell'hospitality o nelle constructions. Questi ragazzi arrivano pensando di trovare facilmente lavoro, magari non sempre lo trovano e si interrogano se stanno facendo bene, se il curriculum funziona, se hanno bisogno di migliorare alcuni aspetti. Quindi gli diamo una mano anche su questo".
Erica Facchini ha 29 anni ed è arrivata in Australia due anni e mezzo fa. "E' diverso dalle agenzie di di immigrazione specializzate perché prima di tutto non chiedono niente in cambio, cioè non si paga niente, è semplicemente una chiacchierata con persone che vogliono aiutare dei ragazzi che sono appena arrivati in un paese straniero, e che magari anche non sanno la lingua. E' questo il bello, è semplicemente qualcosa di non troppo formale come può essere un'agenzia di immigrazione".
"Noi facciamo un viaggio che è molto complicato, 27 ore nel quando ci va bene il fuso e quindi venire qua e capire che c'è una seconda famiglia - afferma Enrico Romagnoli, 30 anni, direttore marketing Brunetti Oro - e delle persone che ti ascoltano, da un punto di vista emotivo aiuta moltissimo e quindi quello spettro emotivo, insomma, quelle emozioni che si possono provare qui si possono contenere e soprattutto c'è qualcuno che ti ascolta". "Qui ci si sente come a casa - aggiunge - perché l'aspetto più importante di WitCare è che si viene ascoltati e si può parlare e soprattutto si sa che dall'altra parte c'è un interesse verso le parole che uno dice, le emozioni che uno tira fuori. E questa, secondo me, è la cosa più importante, visto che siamo dall'altra parte del mondo".
Un consiglio per chi vuole partire? "Sicuramente di farla questa esperienza - afferma Zoroddu - perché credo che sia meraviglioso poter viaggiare e scoprire un paese così lontano dal nostro, ma anche di avere, soprattutto in quei casi in cui magari c'è già una formazione universitaria, quindi dei titoli, delle competenze; di avere magari un progetto, cioè di provare veramente a stabilire quali sono gli obiettivi del primo anno, del secondo anno, perché spesso riscontriamo un po' di impreparazione e easpettative non realistiche rispetto all'esperienza. Invece ci teniamo molto che loro abbiano esperienze reali e con buone soddisfazioni, cosa che invece può essere rovinata da informazioni magari non corrette ricevute prima di partire".