Roma, 6 nov. (askanews) - 1,5 miliardi di euro. A tanto ammonta il valore del mercato dell'arte in Italia. Una forma di investimento che sta crescendo sempre più perché offre rendimenti potenzialmente elevati, ma anche perché diversifica il portafoglio e dà l'opportunità di sostenere il patrimonio culturale. Non è un caso che il settore ha conquistato l'interesse sempre più crescente dei fondi di private equity che garantiscono competenze specifiche, conoscenze e un'attenta gestione del rischio. "Investire nell'arte" è il titolo del volume di Massimiliano Codoro con il quale l'autore si propone di analizzare il ruolo di questi fondi, esaminandone gli elementi definitori, l'evoluzione e le cosiddette best practices.
"Arte e investimento -scrive nella prefazione il critico e storico dell'arte, il professor Pasquale Lettieri- è un rapporto che viene da lontano. Lo si può far risalire ai banchieri fiorentini, lombardi e genovesi del nostro Rinascimento che pensarono di darsi un tono di nobiltà, adottando l'arte e gli artisti per rendere belle, quando non addirittura splendide, le loro dimore. Ma non è sempre stato tutto lineare e continuo, per tutto il Seicento e il Settecento il tema andò in letargo, per riapparire sul finire dell'Ottocento e quindi estendersi fino all'inizio della Seconda guerra mondiale. Dalla fine del conflitto fino ai vicini anni Ottanta era considerato un fenomeno americano e un parallelo fenomeno europeo, quando esisteva, che non destava nessuna attenzione e tanto meno approvazione".
Fino ai giorni nostri con un nuovo e crescente interesse che viene analizzato nel volume di Codoro in tre capitoli: "Nel primo -afferma Codoro- viene fornita una panoramica dei fondi di private equity, del processo di way out e delle opportunità di investimento, con approfondimenti sul mercato, in Italia, di questi fondi. Nel secondo invece vengono esplorati i diversi aspetti dell'investimento nel mondo dell'arte, tra cui la gestione, le modalità operative, la due diligence e la conformità a norme e regolamenti. Con una particolare attenzione rivolta alla complessità di tali investimenti che ne determina l'importanza della competenza e dell'esperienza nella loro gestione".
Il terzo capitolo esamina infine le best practices dei fondi di private equity nel settore artistico, concentrandosi sui casi studio di Fine Art Group, Artemundi Global Fund e Art Fund. Il capitolo fornisce un'analisi approfondita delle strategie di investimento, degli approcci gestionali e delle performance di investimento di questi fondi di private equity, evidenziando i fattori chiave che hanno contribuito al loro successo. La pubblicazione è edita da Magonza Editore, casa editrice specializzata nella stampa d'arte, con sede ad Arezzo, è di 112 pagine con immagini a colori, raffiguranti importanti capolavori della storia dell'arte. La copertina è un taglio rosso di Lucio Fontana.