Roma, 26 set. (askanews) - Iwao Hakamada ha 88 anni, 46 dei quali li ha trascorsi nel braccio della morte di una prigione giapponese, rischiando di essere portato ogni giorno, senza preavviso, nella sala delle impiccagioni. Era considerato l'uomo che più a lungo ha atteso l'esecuzione al mondo. "Era" perché da oggi può dirsi un uomo libero: un processo di revisione l'ha mandato infine assolto, mettendo in crisi il sistema giudiziario e la pratica della pena di morte nipponica. Akiko Abe, sostenistrice di Iwao Hakamada:
"La decisione è ciò che ci aspettavamo e ciò che dovevamo ottenere. È stata una battaglia molto lunga. La nostra prossima azione sarà quella di chiedere che i pubblici ministeri non facciano appello".
I fatti per i quali era stato condannato sono avvenuti ben 58 anni fa nell'area di Shizuoka. Una famiglia di quattro persone fu sterminata e della strage fu accusato Hakamada. I tribunali lo riconobbero colpevole e fu condannato a morte, nonostante continuasse indefessamente a proclamarsi innocente e nonostante i dubbi che la sentenza lasciava aperti.
"Hakamada non è stato trattato con dignità per mezzo secolo, per questo sono qui a sostenerlo con questa sentenza di vera innocenza - dice un altro sostenitore, Fumio Ogura - spero che trascorrerà il resto della sua vita con dignità".
Il Tribunale distrettuale di Shizuoka, nella sentenza di revisione lancia in realtà un atto d'accusa, sostenendo che le autorità investigative avrebbero manipolato le prove per ottenere una condanna. In conseguenza di ciò, la corte ha concluso che "non si può concludere che Hakamada sia il colpevole" del quadruplice omicidio.
L'assoluzione odierna è un vero caso. È la prima volta in 35 anni che un processo di revisione rovescia una condanna a morte e si tratta solo del quinto caso dal dopoguerra.