Washington, 14 apr. (askanews) - Linea durissima sui migranti, nessuno sconto sui deportati senza alcun motivo dagli Stati Uniti in Salvador. Il presidente salvadoregno Nayib Bukele, ormai il più stretto alleato della Casa Bianca in materia di immigrazione, è andato a Washington a ribadire la posizione sua e di Donald Trump.
Sono centinaia i migranti trasferiti in manette in Salvador, con l'accusa di appartenere a bande armate: queste immagini sono del 12 aprile.
Ma al centro di una tempesta giudiziaria c'è Kilmar Abrego Garcia,il salvadoregno di 29 anni che viveva legalmente nel Maryland con moglie e tre figli, e protezione umanitaria per rischio di persecuzione.
Questo è il suo avvocato, Simon Sandoval Moshenberg, in mezzo a una delle molte manifestazioni per la liberazione del giovane: poche settimane fa deportato anche lui, e l'amministrazione Trump ha dovuto ammettere che si tratta di un errore burocratico, ma non vuole riportarlo indietro nonostante l'ingiunzione di un giudice federale.
Bukele non ha intenzione di liberarlo. "Come potrei contrabbandare un terrorista negli Stati Uniti?" ha detto. "Non ne ho il potere". E neppure vuole liberarlo in Salvador: "non mi piace scarcerare i terroristi".
In questo contesto che non ci sia alcuna prova di atti di terrorismo da parte di Abrego Garcia non pare rilevante. Trump da parte sua alla domanda quanti presunti "migranti criminali" intenda deportare ha detto "il più possibile" e ha suggerito che potrebbe aiutare El Salvador a costruire altre prigioni come la tristemente famosa Cecot, dove i deportati sono stati inviati.