Milano, 26 ott. (askanews) - "Dopo il 7 ottobre la situazione è diventata pericolosa e spaventosa per noi". A parlare Abu Bashar, palestinese residente a Wadi al-Sik, costretto come molti altri abitant della Cisgiordania a lasciare la sua abitazione nei giorni successivi all'attacco di Hamas, inizio del conflitto tra Israele e Hamas.
"Alle 12:30 del 12 ottobre siamo stati sorpresi da un attacco coordinato da parte di coloni, esercito israeliano e polizia - racconta - Oltre 70 persone hanno attaccato il complesso. Hanno iniziato a picchiare le persone, ammanettandoli, sparando. Hanno sequestrato i cellulari affinché la gente non potesse filmare l'accaduto. La gente era a terra o ammanettata, si sentivano bambini e donne che urlavano. Dopo mezz'ora ci hanno detto: 'Avete un'ora per partire, non potete portare nient'altro come acqua, cibo o macchine, solo gli animali. E siamo partiti a piedi".
"I coloni approfittano della guerra per finire di ripulire l'area dai non ebrei - accusa Guy Hirschfeld, attivista per i diritti umani nei territori palestinesi - Quasi non c'è più nessuna comunità di pastori palestinesi nell'area di Binyamin, dovremmo andare in una di loro e ce ne sono ancora nel nord della valle del Giordano. Qui ripuliscono 150 km2 dai non ebrei. Riescono a fare la pulizia etnica di questa zona."