Port-au-Prince, 6 mar. (askanews) - Haiti è nel caos. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha convocato una riunione d'emergenza, dopo l'esplosione di violenza tra bande nell'isola, con l'attacco alla prigione principale che ha provocato l'evasione di quasi quattromila detenuti.
La rivolta a Port-au-Prince è iniziata quando il primo ministro Ariel Henry si è recato a Nairobi per discutere l'invio ad Haiti di una forza di sicurezza multinazionale guidata dal Kenya ed è stata progettata per abbattere il governo, già indebolito. "Se Ariel Henry non si dimetterà, il Paese andrà dritto verso il genocidio. Se Ariel Henry non si dimetterà, se la comunità internazionale continuerà a sostenerlo, andremo dritti verso una guerra civile che porterà al genocidio", ha dichiarato Jimmy Cherizier, conosciuto come "Barbecue", leader di una delle bande armate in rivolta. "Sì, siamo consapevoli che gli uomini armati hanno commesso atti dannosi per la società - ha aggiunto - ma oggi, se ne prendono coscienza e chiedono perdono, penso che la società debba perdonarli e unirsi per ripensare una nuova Haiti".
L'obiettivo delle bande armate è rovesciare il primo ministro che, intanto, è atterrato a Porto Rico di ritorno dal Kenya. Il governo ha dichiarato lo stato di emergenza e un coprifuoco di tre giorni, rinnovabile, nella capitale Port-au-Prince, nel tentativo di ripristinare la calma.