Milano, 18 gen. (askanews) - "Ica è nato come un po' un gioco, estremamente serio, perché come dire, giocare è una delle cose più serie della vita, perché è solo giocando che si imparano un sacco di cose. Allo stesso tempo abbiamo messo tanto impegno e sta molto bene. Siamo estremamente felici. Dopo tre anni di programmazione e cinque anni di vita, perché con il Covid è stato rubato a tutti un pezzo di vita, siamo estremamente soddisfatti". Alberto Salvadori, direttore di Ica Milano, istituto contemporaneo per le arti, ha tracciato con askanews una sorta di bilancio dei primi cinque anni di attività.
"È un progetto anomalo in Italia - ha aggiunto - perché è come se fosse un progetto di matrice anglosassone in Italia, quindi che si basa su un principio molto poco praticato nel nostro Paese per motivi culturali sostanzialmente, che è quello della restituzione. Vediamo che abbiamo un pubblico molto affezionato, numeroso, un segmento di pubblico importante che è quello tra i 18 e i 30 anni. Ci dicono che siamo diventati un punto di riferimento in città per queste persone, per noi è importantissimo perché sono le persone che hanno meno spazio in assoluto e poi anche il fatto che a livello istituzionale siamo riconosciuti come una delle istituzioni milanesi, cioè un'istituzione pubblica, quindi un gruppo di amici, un gruppo di privati che creano qualcosa senza chiedere niente a nessuno e che lo mettono a disposizione della città mi sembra un'operazione che ci dà soddisfazione e siamo molto felici perché pian piano si sta allargando il bacino di persone che ci sostengono, di amici. E poi fondamentale e senza di questo non sarebbe possibile, questo è un luogo che piace agli artisti, senza di loro noi non esistiamo".
"Credo e sono fermamente convinto, soprattutto in un periodo storico come questo - ha concluso Alberto Salvadori - che le istituzioni culturali siano dei veri e propri soggetti libertari e quindi dentro questa parola si racchiude tutto il significato del mio lavoro".