Silvio Berlusconi, quanto vale e a chi andrà il suo impero televisivo

Il fondatore di Fininvest e Mediaset si è spento a 86 anni: si apre la successione per l'impero delle TV. Le quote e i ruoli dei familiari nella ricchissima eredità

Letizia Bonardi

Letizia Bonardi

Web Content Editor

Content Editor e aspirante giornalista, appassionata di arte e libri con un amore per la scrittura scoperto quasi per caso.

Silvio Berlusconi è morto. Il leader di Forza Italia e fondatore dell’impero di Mediaset si è spento questa mattina – 12 giugno – all’età di 86 anni all’ospedale San Raffaele di Milano, dove è stato ricoverato per un lungo periodo a causa della leucemia mielomonocitica cronica di cui soffriva da tempo. Da diverse ore si trovavano al suo fianco i suoi famigliari: il fratello Paolo Berlusconi e i figli Marina, Eleonora, Barbara, Pier Silvio e Luigi. L’Italia dice dunque addio ad uno dei più influenti personaggi della storia contemporanea, che nella sua lunga carriera politica ha guidato il centro destra (ma anche diviso l’opinione pubblica) per molti anni.

Silvio Berlusconi e la televisione

Oltre che potente uomo politico, Silvio Berlusconi è stato anche un grande imprenditore, soprattutto nel settore delle telecomunicazioni. Nell’ormai lontano 1975 aveva fondato Fininvest, società per azioni che attualmente detiene l’intero patrimonio azionario della famiglia Berlusconi e comprende tutte le aziende di sua proprietà: Mediaset, Mondadori, Mediolanum, il Milan e molto altro. Tra i pilastri dell’impero fondato da Silvio Berlusconi c’è senza dubbio Mediaset, nata nei primi Anni ’80 in seguito all’acquisizione della rete televisiva Telemilano da parte di Fininvest. Nel corso degli anni, Mediaset si è imposta come il principale concorrente della Rai, accrescendo sempre di più la propria influenza e il successo tra le reti della televisione generalista, offrendo al pubblico una valida alternativa al servizio pubblico.

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L’eredità di Silvio Berlusconi

Un vero e proprio impero, dunque, quello fondato da Silvio Berlusconi, con un patrimonio che secondo Forbes si aggira intorno ai 6 miliardi di euro. Un patrimonio, questo, che dopo la morte dell’ex premier dovrà essere sapientemente gestito dai suoi eredi. Stando alle indiscrezioni che circolavano già da diverse settimane, la volontà del Cavaliere sarebbe stata quella di cedere il controllo di Fininvest alla figlia Marina e quello di Mediaset al figlio Pier Silvio, i futuri assetti dell’impero dei Berlusconi è ancora incerto. È possibile, infatti, che l’ingente patrimonio sia ora diviso equamente tra i cinque figli di Silvio Berlusconi. Se così fosse, la famiglia andrebbe incontro ad un cambiamento negli attuali equilibri: la quota di Fininvest appartenuta al Cavaliere era pari al 61,2%, che andrebbe dunque divisa tra i figli, accrescendo le quote di ognuno di un ulteriore 12,2%. I tre figli di Veronica Lario si troverebbero dunque con un complessivo 58% dell’azienda, mentre ai figli maggiori andrebbe il 19,9% ciascuno.

Il futuro della televisione

Parlando dell’eredità lasciata da Silvio Berlusconi, tuttavia, non ci si può limitare al suo patrimonio. L’Italia intera, infatti, dovrà fare i conti con una grande eredità lasciata dall’ex premier, tanto in materia di politica quanto in televisione. Se da un lato, quindi, Forza Italia dovrà trovare un nuovo equilibrio, dall’altro anche il futuro di Mediaset e della televisione italiana è al momento incerto: con la scomparsa del suo fondatore, l’azienda potrebbe andare incontro a grandi cambiamenti, soprattutto ai piani alti. L’amministratore delegato rimane senza dubbio Pier Silvio Berlusconi, ma qualcosa potrebbe cambiare: già da diverse settimane si vocifera di un interesse di Urbano Cairo, patron di La7, a rilevare Mediaset. Le prime voci erano state diffuse da Dagospia dopo l’annuncio del peggioramento delle condizioni di salute del Cavaliere. L’azienda, tuttavia, aveva smentito tutto. Chissà che ora, invece, non faccia un passo indietro e decida di dare una possibilità a Cairo, che si ritroverebbe a gestire un nuovo impero.


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