Sergio Muniz: "L’Isola dei famosi mi ha marchiato. Farei il Grande Fratello per il mutuo, ma sogno Garrone”

Libero Magazine intervista l'attore spagnolo che vinse L’Isola dei famosi 2004: dal boom di popolarità all’etichetta di ‘belloccio’, fino alla voglia di rimettersi in gioco sul grande schermo..

Valentina Di Nino

Valentina Di Nino

Giornalista

Romana, laurea in Scienze Politiche, giornalista per caso. Ho scritto per quotidiani, settimanali, siti e agenzie, prevalentemente di cronaca e spettacoli.

"Babbo Natale? Io sono piuttosto il Grinch, però gli chiederei qualche occasione in più". Ecco cosa vorrebbe come regalo di Natale il pragmaticissimo Sergio Muniz, che nell’atmosfera natalizia si trova già totalmente immerso, visto che lo intercettiamo poco prima del suo debutto al Teatro Manzoni di Roma con lo spettacolo "Lapponia", una commedia magica, tra verità e bugie, che sarà in scena fino al 15 dicembre sul palco del teatro romano e parte da una domanda campale: "Babbo Natale, esiste?". Glielo chiediamo, insieme a molte altre cose, in questa intervista per Libero Magazine.

Sergio Muniz: "Reality e tv? Non rinnego niente, ma non volevo rimanere incastrato per sempre nel ruolo di belloccio"

"L’idea di Babbo Natale è una scusa per raccontare molto altro" precisa l’attore, parlando dello spettacolo teatrale con cui è in scena, "Lapponia", una bellissima commedia in scena fino al 15 dicembre al Teatro Manzoni di Roma. "Più che una storia su Babbo Natale, è una storia sull’ incontro di persone di culture diverse, e su come questa diversità impatta sulle nostre relazioni, ma anche sul credere o non credere alla magia, per esempio".

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Un tema di cui lei ha fatto esperienza diretta, avendo lasciato il suo paese, la Spagna, per trasferirsi stabilmente in Italia molti anni fa. Ad oggi è contento della scelta?

"Ma assolutamente sì! Però le due cose non sono comparabili: nello spettacolo i personaggi vengono dall’Italia e dalla Spagna e si trovano a confrontarsi con il mondo scandinavo, io un salto culturale così grande non l’ho fatto. C’è stato, ma è come se mi fossi mosso dai Paesi Baschi all’Andalusia. Oggi sono diventato un pochino italiano anch’io, infatti mi lamento più spesso, anche perché quando c’è amore, se le cose non vanno bene, viene naturale arrabbiarsi. Gli italiani quando io sono arrivato, nel 1995 non erano così, trovo che siano diventati negli anni più cupi e più brontoloni. E stando qui, lo sono diventato un po’ di più anche io, ma in Italia sto benissimo, ora poi vivo in un posto meraviglioso sul mare con la mia famiglia, è bellissimo".

Lei ci crede a Babbo Natale?

"Purtroppo devo dire che, da persona molto pratica, sono un po’ ‘Grinch’: non mi piace molto il Natale. L’unico aspetto che amo è il fatto di ritrovarsi tutti insieme in famiglia intorno a un tavolo, per il resto non mi piace molto quello che è diventato il Natale che ormai inizia più di un mese prima: davvero troppo."

E se oggi dovesse scrivere una letterina a Babbo Natale, cosa gli chiederebbe?

"Di rendere il Natale un po’ meno invadente (ride). No, a me piace essere sempre sorpreso, però forse gli chiederei qualche occasione in più sul lavoro, per poter dimostrare, poter fare, perché io mi illudo sempre di essere artefice del mio destino, ma poi mi rendo conto che anche un pizzico di fortuna non guasta. Quindi sì, Babbo Natale si potrebbe rivelare utile su questo".

Lei fa tantissimo teatro, inb questi giorni è in scena con la bellissima commedia "Lapponia", al teatro Manzoni di Roma, nel teatro ha trovato la dimensione migliore per esprimersi?

"Il teatro mi piace moltissimo e vorrei continuare a farlo sempre, perché penso che sia la base del nostro lavoro: recitare davanti a un pubblico è una cosa fantastica. E anche questo nuovo spettacolo mi sta dando tanti stimoli e soddisfazioni. Questo però non esclude che mi piacerebbe molto fare qualcosa di più al cinema o anche in televisione".

In televisione cosa le piacerebbe fare?

"Sono aperto a molto, ma non ai soliti personaggi che mi offrivano. Io sono finito a fare teatro proprio per questo motivo, perché non avevo scelta: mi veniva offerto solo il solito ruolo di belloccio, in produzioni spesso anche scritte con i piedi, sempre ruoli così, riempitivi senza sostanza. Mi è capitata anche la fortuna di incontrare almeno un regista che ha visto un pochino di più in me. Sul set dei Borgia, per esempio, ma era una produzione spagnola, quindi lì non avevo il marchio di "quello dell’Isola dei Famosi". Ero stato preso per un piccolo ruolo, poi il regista ha deciso di affidarmene uno da protagonista, ma è stata una volta. Oggi faccio teatro perché è più dell’attore, così come il cinema è più del regista, e la televisione… è più di chi ha i soldi!".

Ma quindi il marchio di "quello dell’Isola dei Famosi", è stato un peso per la sua carriera? Nel 2004 lei ha vinto la seconda edizione del programma e quel successo le ha regalato una grande popolarità. Poi cosa è accaduto?

Sicuramente senza quella esperienza io non avrei intrapreso la mia strada nel mondo dello spettacolo, mi ha portato dove sono ora, quindi non posso e non voglio sputare in quel piatto in cui ho mangiato e, in un certo senso, continuo a mangiare. Io so che devo tanto all’Isola dei Famosi. Il fatto di avere poche possibilità non è dovuto solo a quel "marchio", ma anche ad altri fattori. Per esempio, anche il mio essere spagnolo, fa sì che mi vengano proposti sempre ruoli stereotipati.

Quando fa i suoi spettacoli teatrali, da attore, ma anche da regista, lei ha la sensazione che qualcuno venga a vederla perché è un personaggio televisivo, "quello dell’Isola dei Famosi" appunto?

Mi è completamente indifferente il motivo per cui vengono, anche a me a volte succede di andare a vedere uno spettacolo solo per una curiosità. Io sono contento di portare gente a teatro, perché poi le persone scoprono anche cose che li sorprendono, come spero accadrà con questo nuovo spettacolo.

Lei ha detto di essere stato anche molto timido, come se l’è cavata quando ha iniziato a lavorare nel mondo dello spettacolo?

Penso che la mia timidezza mi sia anche tornata utile in questo mestiere, perché un timido di natura non vuole prevalere e, se c’è da fare un passo indietro per fare emergere il lavoro di squadra, non ha nessun problema a farlo, al contrario di chi è più sbruffone. Poi c’è sempre il fatto che la recitazione è una grande scusa per poter fare delle cose che un timido nella vita non farebbe mai.

Ma in questi anni, quando parla del fatto che le offrivano sempre gli stessi ruoli, parliamo anche di reality che le sono stati offerti e che lei ha rifiutato?

Sì, sì è successo. Diciamo che, quando è accaduto, ho valutato che non era per me il momento giusto di accettare.

Quindi non è una porta che tiene chiusa a prescindere?

No, io non rinnego niente, quindi potrei prendere in considerazione una nuova esperienza anche in un reality, sono programmi che hanno un loro perché. Quando ho fatto io l’Isola dei Famosi poi erano anche tempi diversi, praticamente ti trovavi ovunque, non solo in quello spazio di intrattenimento serale. Eri guardato e "attenzionato" in un modo enorme, anche dopo la fine dello show. Era molto diverso per alcuni aspetti da quello che è oggi un reality, per altri, è tutto come allora.

Quali?

Certi format tv lavorano naturalmente molto sul voyeurismo, da sempre. Oggi, con i social, ancora di più.

Che rapporto ha avuto con quell’enorme, improvvisa, popolarità che le ha dato l’Isola dei Famosi?

All’inizio è stata difficile da gestire. Praticamente non riuscivo più, da un giorno all’altro, nemmeno a prendere un caffè in libertà, anche perché la popolarità fu impressionante e improvvisa: era un continuo assedio. Poi, con il tempo, ho preso meglio le misure per gestirla, anche perché, pian piano, la situazione è scemata. Oggi io adoro il rapporto con le persone, se mi trattano da persona, e con alcuni fan sono nate anche bellissime amicizie. Mi piace quindi la popolarità, ma solo quando vengo trattato da persona, perché a volte ti trattano da alieno, da scimmia da circo. Ci sono persone che amano quel tipo di approccio con il pubblico e ci lavorano, facendo serate in discoteca o altro, io invece non sono così, ma non li giudico: se avessi il pelo sullo stomaco per farlo, credo che lo avrei fatto anch’io. Ma non è così.

Oggi cosa guarda in tv?

Praticamente non guardo la televisione, guardiamo prevalentemente cartoni animati per il bambino.

Oltre a un reality puro, lei ha fatto anche un’esperienza in un talent, Tale e quale show, come si è trovato in quel tipo di format?

Quella è stata un’esperienza bellissima. Non avevo mai imitato: lì uno va, impara e poi fa. L’essenza del nostro lavoro, in pratica. Bellissimo. Questo tipo di esperienze sono preziose, anche perché ti fanno uscire un po’ da quello che è il tuo mondo abituale.

Tornasse indietro cosa non farebbe?

Ci sono tante cose, ma non che non rifarei, che avrei fatto diversamente. Sicuramente avrei iniziato a studiare recitazione prima, anche la musica, il surf, avrei dovuto iniziare a fare tutte queste cose che amo prima, ma io sono un po’ diesel.

Cosa si augura per il futuro, cosa sogna, a prescindere dall’intervento di Babbo Natale?

Mi piacerebbe fare cinema, se devo dire un sogno grande, lavorare con un regista come Matteo Garrone. In tv, non saprei.

Ma il Grande Fratello, di cui si è parlato più volte negli scorsi anni, lo farebbe?

Se mi fanno un’offerta che mi libera dal mutuo, ci vado anche. Ne deve valere davvero la pena.


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