Serena Bortone, parole di fuoco sul caso Scurati: “Mai vista una cosa così in 35 anni”. Ma la Rai nicchia
La giornalista ha attaccato Viale Mazzini sul silenzio post-scandalo. Caustiche anche le parole di Sigfrido Ranucci. Zero repliche, per ora, dai vertici della rete.
Ieri era a Verissimo, oggi è (davvero) una furia. Serena Bortone, dopo lo scandalo delle parole vietate allo scrittore Antonio Scurati, è tornata a tuonare contro la Rai. Nel giorno dello sciopero dei giornalisti della tv pubblica, che durerà 24 ore, la conduttrice si è espressa in maniera nettissima nella sede dell’Associazione Stampa Estera. Nessun provvedimento serio, al momento, dai vertici di Viale Mazzini, né spiegazioni plausibili che siano andate oltre le ricostruzioni (vagamente assurde) su problemi di compenso per il premio Strega, o contratti inesistenti con Netflix. Indignazione anche da parte di Sigfrido Ranucci. Ma Telemeloni intanto nicchia. Ecco i particolari qui sotto.
Serena Bortone, le parole di fuoco e l’indignazione
Ha parlato decisa, dopo l’ospitata un po’ a sorpresa di ieri nel salotto dei "rivali" Mediaset, a Verissimo. Serena Bortone, giornalista di punta della rete pubblica, si è espressa nuovamente, e con durezza, sul caso Scurati e sulle conseguenze in Rai. "Quello che è successo a ‘Che Sarà’", ha detto la Bortone oggi, nella sede dell’Associazione Stampa Estera, "non lo ho mai visto in tutta la mia vita lavorativa. Sono due settimane che dovrebbero fare una ricostruzione pubblica e prendere provvedimenti. Vorrei che questa vicenda si chiudesse con parole ferme".
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Entra nel canale WhatsAppInvece la Rai, ormai per tutti ufficialmente "TeleMeloni", tace e finge. Sul caso delle parole dello scrittore, che avrebbe dovuto tenere un discorso per il 25 aprile, si accende una tempesta dappertutto, tranne che in Viale Mazzini, a quanto pare. "Il contratto", continua la Bortone, riferendosi all’accordo Scurati-Rai, "è stato chiuso il lunedì prima della trasmissione per 1500 euro lordi, poi Scurati ci ha dato il testo del suo intervento e io lo ho girato al mio superiore, come normalmente avviene. Alle 16.30 del pomeriggio di venerdì l’ufficio scritture ci ha detto che il contratto era stato annullato. Non era mai successo che un contratto fosse annullato dall’alto".
Ora però, la prassi è evidentemente questa. Dall’alto si fa di tutto e di più. Compreso imbavagliare uno scrittore Premio Strega, che non è certo l’ultimo degli arrivati. "Vengono date motivazioni farlocche, come una presunta promozione su Netflix", è il ricordo lucido di Serena Bortone, "mi attacco al telefono, scrivo mail, mando messaggi fino a tarda notte a più dirigenti, chiedendo cosa dovevo dire a un Premio Strega come Scurati. Nessuno mi ha risposto. La mattina dopo sono stata costretta a chiamare Scurati, che mi ha detto, dicendosi indignato, che avrei potuto leggere il suo testo".
Il commento (caustico) di Ranucci
Al coro di proteste di aggiunge anche Sigfrido Ranucci, pure lui parecchio inviso ai vertici per le inchieste, molto libere, di Report. "Dall’approvazione della legge Renzi in poi la situazione in Rai è peggiorata", ha spiegato "l’erede" della Gabanelli. "È peggiorata soprattutto nell’ultimo anno: non ricordo un premier che abbia definito un linciaggio un’inchiesta del proprio servizio pubblico, come quella sull’accordo per l’immigrazione con l’Albania. Il paradosso è che mentre la premier la definiva un linciaggio, due sondaggi in Albania ritenevano che l’inchiesta fosse veritiera". Alla categoria giornalisti non resta, ora, che farsi sentire tanto con le parole quanto con il silenzio. Oggi inizia lo sciopero di 24 ore. Ma il futuro, domani, è già pieno zeppo di nubi.