Caos Sanremo 2026, la Rai diffida il Comune: scoppia la guerra dei marchi per il futuro del Festival

È ufficialmente iniziata la battaglia a colpi di carte bollate tra gli avvocati di Viale Mazzini e l'amministrazione di Alessandro Mager: cosa succede.

Il futuro del Festival di Sanremo è ufficialmente tornato al centro della scena. Negli ultimi mesi abbiamo assistito alla sentenza del Tar della Liguria contro l’affidamento diretto della nota kermesse alla Rai. L’azienda ha inevitabilmente fatto ricorso ma, in attesa della pronuncia del Consiglio di Stato, che avverrà il prossimo 22 maggio, il Comune di Sanremo ha pubblicato il bando di gara per l’affidamento delle prossime edizioni del Festival, in particolare dal 2026 al 2028 con una possibile deroga di due anni. Immediata la diffida della Rai: ecco nel dettaglio cosa sta accadendo.

Festival di Sanremo, la Rai diffida il Comune ligure: perché

Dopo l’apertura del bando per l’affidamento delle prossime edizioni del Festival, un’Ansa fa sapere che l’ufficio legale della Rai ha diffidato l’amministrazione di Alessandro Mager dal concedere in licenza i marchi del Festival a beneficio di altre emittenti. La Rai si è infatti espressa affermando che i marchi sarebbero legati "inscindibilmente al format e quindi in nessun caso possono essere utilizzati da altre emittenti". In altre parole, se il Festival dovesse essere affidato ad altri emittenti televisive. con tutti gli elementi iconici del format che per oltre trent’anni sono stati utilizzanti dalla Rai, questo arriverebbe a violarne i diritti d’autore.

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Allo stesso tempo, i legali Rai hanno però sottolineato che, anche laddove il format dovesse cambiare approdando su altre reti, si configurerebbe comunque "un’ipotesi di uso ingannevole dei marchi del Festival". Insomma, la Rai non lascia proprio scampo: il Festival della canzone italiana è un format a cui la rete ammiraglia non vuole rinunciare per nulla al mondo, anche a costo di fare una vera e propria guerra.

Festival di Sanremo, il bando del Comune ‘mette le mani avanti’

In tutto questo, occorre sottolineare anche che il Comune di Sanremo ha comunque pensato bene di salvaguardarsi da ogni possibile flop inserendo nel bando pubblico dei paletti ben precisi. Prima di tutto, al bando potranno partecipare solo emittenti in chiaro "che possiedano dimostrate capacità di organizzazione di eventi di particolare rilevanza", il che esclude dunque tutte le piattaforme a pagamento. Inoltre, il partner sarà scelto sulla base di caratteristiche ben precise, dovrà sborsare il 30% in più e dovrà assicurare alla città l’1% sugli introiti legati alla pubblicità e ai marchi.

Ma ancora non finisce qui, perché nel bando è presente anche una clausola che permetterebbe al Comune di interrompere il rapporto con l’emittente "nel caso in cui una o più edizioni ottengano risultati d’ascolto inferiori di 15 punti rispetto alla percentuale media degli ascolti delle precedenti cinque edizioni del Festival". Considerando dunque lo share degli ultimi anni con Amadeus e Conti, la soglia minima si assesterebbe tra il 45% e il 50% di share. Numeri che solo le grandi emittenti riescono a raggiungere. Come finirà? Solo il tempo ci darà la risposta.

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