Sanremo, è guerra: "Il Festival senza Rai? Si ma bisogna spostarlo". Il comune avanza una pretesa assurda

Il presidente dell'AFI scuote il sistema: "Serve trasparenza, e Sanremo deve svegliarsi". Intanto il Comune rilancia, e pretende il 20% dei posti all'Ariston.

C’è aria di rivoluzione attorno al Festival di Sanremo. Un nome su tutti sta agitando le acque: Sergio Cerruti. Presidente dell’AFI (Associazione Fonografici Italiani) e produttore discografico, Cerruti ha fatto tremare i piani alti della Rai dopo aver vinto un ricorso al TAR sull’assegnazione del Festival. Ma non si è fermato lì.

Sanremo: Sergio Cerruti attacca la Rai

A girare il dito nella piaga della disputa per la kermesse ci ha pensato oggi Cerruti, con la pubblicazione di un’intervista affidata a Fanpage.it: "Un Sanremo senza Rai è possibile. Il calcio negli anni ’90 era impensabile che andasse via dalla Rai", ha sostenuto lui con sicurezza. Una provocazione? Forse. Ma la richiesta è chiara: serve un bando aperto, competitivo, con regole uguali per tutti. Cerruti esclude che un giorno il Festival possa lasciare Sanremo: "Il Festival di Sanremo è di Sanremo. E anche quo, il Presidente Mazza se ne esce con: "Andiamo a Torino, siamo più comodi". Ma chi è il rottamatore? Questo presidente ha bisogno di dire cose assurde per avere popolarità o copertura? Il Festival di Sanremo a Torino, per cortesia!". Tra le proposte: la costruzione di un nuovo Pala Sanremo, che superi i limiti strutturali dell’Ariston e apra il Festival al mondo.

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La guerra tra Rai e l’industria discografica

Alla base dello scontro, più che la politica, c’è una frattura netta tra Rai e industria discografica. Cerruti racconta di essere stato messo ai margini per le sue critiche: "Già nel 2019 denunciavo i compensi ridicoli per i giovani artisti: 2.000 euro per un’esibizione". Anche il presidente della FIMI, Enzo Mazza, è intervenuto nel dibattito, criticando il bando del Comune di Sanremo che sembra ignorare del tutto il ruolo delle etichette: "Non c’è traccia del ruolo delle etichette, nessuna voce per chi investe davvero nella musica italiana. È un paradosso: vogliamo un Festival della musica, ma escludiamo chi la musica la produce".

Le strane richieste del Comune di Sanremo

A rendere tutto più surreale, ci si mette anche il Comune. Secondo Mazza, nel bando c’è una clausola che obbliga chi trasmetterà il Festival a riservare gratuitamente il 20% dei posti all’Ariston per gli ospiti dell’amministrazione. Non solo: si chiede anche la messa in onda nazionale della manifestazione locale Sanremo in fiore. "Obbligano l’emittente televisiva, dunque la Rai, a trasmettere su reti nazionali una specie di sagra paesana chiamata ‘Sanremo in fiore’", tuona Mazza. Tornando invece all’intervista, Cerruti rincara la dose: "Non c’è alcun dialogo con le parti sociali. Una possibile soluzione? Introdurre voucher da 10.000 euro per le etichette, così da incentivare davvero la presenza degli artisti e sostenere il territorio con ricadute concrete.

Sanremo: quando avremo una risposta

Tutto ora è nelle mani del Consiglio di Stato, che il 22 maggio si pronuncerà sul ricorso. Ma, a prescindere dalla sentenza, una cosa è certa: l’idea che Sanremo sia intoccabile non regge più. Cerruti ha acceso i riflettori su dinamiche finora poco discusse. E ora il sistema è chiamato a scegliere: restare immobile o cambiare passo. Perché come ha detto lui stesso: "Se ci sono regole, devono valere per tutti. Anche per Sanremo".

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