Salvo Sottile, racconto choc: "Mi hanno menato come fabbri"

Il giornalista si è raccontato a cuore aperto, ripercorrendo la sua carriera iniziata a soli 18 anni raccontando per il Tg5 la strade di Capaci.

Fonte: IPA

In autunno tornerà al timone de I Fatti Vostri, e avrà anche un nuovo programma tutto suo, Gotham, su Rai 3: stiamo parlando di Salvo Sottile, che oggi si è messo a nudo in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, nella quale ha ripercorso tutte le tappe fondamentali che l’hanno portato dove è oggi. Dalla sua infanzia agli esordi nel mondo del giornalismo, passando per il suo sbarco in Rai, Sottile si è raccontato a cuore aperto, svelando anche alcuni dettagli inediti.

Salvo Sottile, l’infanzia e gli esordi nel giornalismo

Innanzitutto, la sua infanzia. Nato e cresciuto a Palermo, figlio di un giornalista del Giornale di Sicilia, Salvo Sottile ha vissuto per diversi anni con i nonni, a causa del lavoro del padre che lo teneva lontano da casa. "Io non ho mai voluto lavorare per la carta stampata proprio perché, di fatto, mi aveva portato via mio padre", ha rivelato. Ma per lui non è sempre stato facile: "Da bambino ero timidissimo, sono stato pure bullizzato: a scuola i miei compagni mi prendevano in giro perché ero sovrappeso e non mi permettevano di giocare assieme a loro. Ricordo un pomeriggio in cui sono rimasto solo tutto il tempo con una palla in mano: non trovavo nessuno che volesse giocare con me. La strada poi, per fortuna, mi ha svegliato". Nonostante le difficoltà, a soli 16 anni Sottile ha iniziato a lavorare come reporter, proponendosi ad alcune emittenti locali. Non ci è voluto molto perché qualcuno di importante lo notasse: Enrico Mentana. "Una delle tv locali pre cui lavoravo mandava le immagini anche a Mediaset. Un giorno mi chiamarono per chiedermi se potessi andare a Roma per un colloquio. Cercavano un informatore dalla Sicilia: stava per nascere il Tg5".

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La svolta con la strage di Capaci

La svolta, nella carriera di Salvo Sottile, è arrivata nel 1992: "Quell’anno accadde di tutto: l’eruzione dell’Etna, l’omicidio Lima, la strage di Capaci, la strage di via D’Amelio. In pochi mesi capitò in Sicilia quello che non era mai successo in dieci anni". Per lui è stato il primo incarico importante: "Quando chiamai Mentana per digli della strage di Capaci, dopo che mi aveva avvisato un poliziotto, mi disse: dobbiamo fare una diretta, raccogli tutto il materiale che puoi e mando un inviato: prende un aereo e tra 2 ore è lì. In realtà non mandò nessuno e mi disse all’ultimo, per non farmi montare l’ansia, di mettermi davanti alla telecamera. Panico totale. Ma iniziammo a fare questa diretta infinita. Avevo 18 anni". Anche durante gli anni di lavoro in Sicilia non è sempre stato tutto facile: "Non l’ho mai detto, nemmeno a Mentana, se no mi avrebbe tirato via di lì. Ma dopo quattro o cinque anni che stavo a Palermo e seguivo la cronaca nera e la mafia, una sera tornai a casa e notai che c’era una cosa diversa dal solito: un lampione era spento. Il tempo di mettere la chiave nella serratura e mi sono sentito prendere da dietro da due persone che mi hanno poi menato come fabbri. Non ho fatto denuncia perché avevo paura che mi levassero tutto".

Mentana e Sposini, i suoi mentori

Tra le persone con cui è cresciuto, professionalmente parlando, Salvo Sottile ha una vera e propria ammirazione soprattutto per Enrico Mentana e Lamberto Sposini. "Devo dire grazie a Mentana. E Sposini, che è stato per me una sorta di padre: i primi tempi, quando ero a Roma, andavo a dormire a casa sua. Mi aveva preso sotto la sua ala. Mentana era più il preside, ti interrogava. Prima di mandarmi in Afghanistan, dove sono stato poi per due mesi, mi chiese di dirgli i confini. Lui per me resta il più bravo in assoluto: ammiravo la sua capacità di non stancarsi e la sua velocità di pensiero, fuori dal comune. Mi ha dato un’opportunità quando non lo avrebbe fatto nessuno. Negli anni abbiamo anche discusso, ma ogni volta che lo vedo rimane in me una sorta di soggezione, anche oggi".

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