Resta con me, Francesco Arca è vicequestore: “Vinco le mie fragilità”

Da domenica 19 febbraio 2023 arriva su Rai 1 Resta con me: le interviste ai protagonisti della nuova serie Francesco Arca e Laura Adriani

Tra crime story e sentimenti, un poliziesco dalle tinte romantiche, così si potrebbe definire Resta con me, la nuova fiction della domenica sera di Rai 1. Nata da un’idea di Maurizio Di Giovanni, la serie racconta le vicende del vicequestore Alessandro Scudieri, interpretato da Francesco Arca, punta di diamante della squadra mobile di Napoli, che compie un terribile errore, tale da distruggere la serenità di due famiglie. La fiction racconta la rincorsa del protagonista per riannodare i fili che sono saltati a causa della sua scelta sbagliata. Per riparare, Scudieri decide di andare a lavorare di notte con una piccola squadra di poliziotti che si occupano di delitti minori, che però permettono di scoprire e raccontare tanta umanità della città che vive di notte. Nel frattempo tenterà di recuperare il rapporto con la moglie Paola, magistrata al Tribunale dei Minori interpretata da Laura Adriani e dovrà occuparsi di Diego, rimasto orfano, interpretato dal piccolo Mario Di Leva. Per farci raccontare qualcosa di più di Resta con me e dei loro personaggi abbiamo intervistato i due protagonisti.

Francesco Arca

Francesco Arca, che sfida è stata interpretare il vicequestore Alessandro Scudieri?

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Una sfida molto importante per me, più che dal punto di vista lavorativo, dal punto di vista umano. Questo personaggio deve, a un certo punto, lavorare sulla propria vulnerabilità. Per molto tempo – all’inizio della serie – lui si difende dai dolori e dalle difficoltà, costruendosi la sua muraglia interiore, ma poi capisce che solo accettando le proprie fragilità riuscirà ad arrivare a dare il meglio di sé. E non solo nei rapporti, ma anche sul lavoro. Questa è una cosa che è successa anche a me. Oggi penso che più sei in contatto con le tue fragilità più riesci ad andare in fondo alle cose.

Le caratteristiche che senti di avere più in comune con questo personaggio?

La capacità di mettersi in gioco, la generosità e il grande attaccamento al lavoro.

Cosa piacerà di più al pubblico della fiction Resta con me?

Il racconto dei rapporti familiari. Serie crime belle e di qualità ce ne sono tante, ma in Resta con me la cosa migliore è l’equilibrio perfetto della narrazione tra la parte di storia che racconta la ricerca spasmodica della banda di criminali colpevoli di aver rovinato il mondo del protagonista, e lo sviluppo dei rapporti interpersonali. Penso che in realtà questa sia una serie che si basa soprattutto sul racconto dell’amore, sulla generosità e sulla verità dei rapporti umani.

Come ti sei trovato a lavorare con un collega giovanissimo come Mario Di Leva?

Lavorare con un bambino ti mette davanti a una grande difficoltà e ti obbliga a un importante sforzo. Loro riescono a fare tutto in modo naturale, sempre con il sorriso sulla bocca, perfettamente a loro agio e senza mai giudicarsi. C’’è sempre molto da imparare da loro, e avere a che fare con un bambino ti spinge sempre ad entrare profondamente in contatto con le tue emozioni.

Cosa hai scoperto invece che non sapevi della città di Napoli, protagonista anche in questa nuova fiction?

Ho scoperto un lato che si racconta poco di Napoli, e della notte di Napoli: la grande solidarietà, la capacità di darsi una mano uno con l’altro. L’ho visto molte volte, e questo non è un aspetto che è molto conosciuto, ma una cosa preziosa e bellissima.

Laura Adriani

Laura Adriani in Resta con me interpreta Paola, la moglie di Alessandro che subisce le dolorosissime conseguenze di un suo errore e, mentre ancora deve riprendersi dallo shock, si ritrova in casa un bambino sconosciuto. Un personaggio molto complesso, come lo hai affrontato?

Ho dovuto indagare le mie fragilità, anche importanti, relative anche al mio essere donna. Io penso sempre che i ruoli non arrivano per caso. Prima che arrivasse questo ruolo io mi stavo proprio cominciando a interrogare su questo, o meglio ad ‘ansieggiare’, perché avevo appena compito 28 anni e sentivo una vocina che diceva che era ora di pensare alla possibilità di avere figli…Insomma ho iniziato a sentire ticchettare il famoso orologio biologico.

E cos’è successo?

E allora la mia testa si è iniziata a riempire di paranoie, domande come ‘troverò mai l’uomo giusto?’ ‘Avrò mai un figlio?’ ‘Sarò mai in grado di essere madre’? ‘Potrò avere dei figli quando e se ci vorrò provare’. E poi è arrivato questo personaggio, Paola, che mi ha fatto indagare tantissimo sulla maternità, e in qualche modo mi ha liberata di queste ansie, che credo siano comuni a tutte le donne di questo tempo che vogliono emanciparsi, ma nel senso di realizzarsi. E ogni donna si realizza come vuole, a modo suo. Non è detto che l’unica realizzazione sia la famiglia, come non è detto il contrario.

Paola è riuscita a influenzare Laura in questo percorso?

La mia conclusione, a cui sono arrivata anche grazie al forte personaggio di Resta con me è: "chi vivrà vedrà". Si può essere madri, nel senso di creatrici, in tantissimi modi. E credo che questo sia l’insegnamento che mi ha dato questa serie, che mi ha fatto capire che in questo momento Laura vuole essere creatrice di altro. Poi chi lo sa cosa mi riserverà la vita.

Che donna è Paola?

Paola è una donna molto forte, una forza che però a un certo punto diventa rigidità e volontà di controllare tutto. Ciò che imparerà questo personaggio, nel corso della sua vicenda, è che ogni tanto bisogna mollare la presa, lasciarsi andare. Questo secondo me è il significato dell’evoluzione della sua storia. Di certo, questa esperienza mi ha confermato che le cose arrivano quando devono arrivare. Questo è un personaggio complesso, pieno di sfide per chi lo interpreta, che arrivato per me nel momento giusto, il momento di transizione, del passaggio tra Laura ragazza e Laura adulta.

Ormai stai diventando anche una frequentatrice di Napoli, che anche in questa fiction ha un ruolo che va oltre quello dello sfondo da cartolina, che rapporto hai instaurato con questa città?

Io Napoli ormai la adoro, a anche questo non è stato scontato. Io sono per un quarto napoletana perché mia nonna è di Napoli, ma non ho mai indagato; l’ho sempre guardata da lontano questa radice, e ultimamente sto avendo la possibilità di approfondire e conoscere questa realtà. Posso dire che l’incontro con Napoli mi ha in qualche modo cambiato la vita.

Quale è la caratteristica di questa fiction che più colpirà il pubblico?

Secondo me l’intimità. Questa è una storia che va molto nel profondo, anche grazie al tocco di Monica (Vullo, la regista ndr). Si va dentro le emozioni, oltre le parole sono importanti silenzi, sguardi, il racconto di ciò che avviene dentro i personaggi e tra loro.

Per riprodurre una tale intimità sarà stato importante il rapporto con i colleghi di set. Com’è andata da quel punto di vista?

È stato molto facile lavorare con Francesco perché è una persona molto umile e che si mette molto in ascolto: ti facilita l’entrare in relazione con lui. È un uomo che non ha paura di perdere la propria virilità usando la sua sensibilità.

E con un collega bambino come è stato lavorare?

Io mi relaziono molto più facilmente con i bambini che con gli adulti. Questa storia racconta anche quanto un adulto può imparare da un bambino, oltre che viceversa.

di Valentina Di Nino

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