Report, il costo (esorbitante) delle Olimpiadi 2026 fa esplodere la polemica: "Voltastomaco". Le rivelazioni di Ranucci
Durante la puntata del 23 giugno, l'ultima della stagione, Ranucci affronta vari argomenti: dalla sanità alla politica, dalla 'ndrangheta ai Giochi olimpici
Nell’ultima puntata di Report, in onda domenica 23 giugno 2024 su Rai 3 e condotta da Sigfrido Ranucci assistiamo a quattro nuove inchieste: dal parlamentare Antonio Angelucci alla ‘ndrangheta nell’Arena di Verona, dalle Olimpiadi invernali del 2026 alla Farmacia dei servizi. Scopriamo insieme cosa è successo nel corso della diretta, dove a fine serata il conduttore saluta tutti dicendo: "La nostra stagione termina qui", e poi ringrazia gli addetti ai lavori e conferma: "Vi terremo compagnia anche questa estate con alcune repliche. Grazie di averci seguito, alla stagione prossima!"
Report, puntata 23 giugno 2024: cosa è successo
La puntata inizia con l’inchiesta "Patto di sangue" dedicata ai farmacisti e a tutto ciò che possono fare (anche senza seguire il corso FAD, pare, visto che al momento non è obbligatorio) e non fare per i clienti: dalle analisi alla prescrizione di terapie e farmaci (solo il medico può, ma questo, bene o male, si sa) fino a un semplice prelievo di sangue. Poi si parla del protocollo per eseguire le analisi, e ci si chiede se il corso sopra citato sia indispensabile per prelevare il sangue per questi test, ma sembra di no: "Tutti i farmacisti sono in grado di farlo". Dall’inchiesta scopriamo che nessuna farmacia usa la stessa procedura per quanto riguarda tale prelievo. In seguito, vengono approfonditi gli strumenti tecnologici a disposizione utilizzati per fare i test nei laboratori, molto diversi da quelli presenti nelle farmacie. E mentre nei centri specializzati i risultati degli esami devono essere validati da un Direttore responsabile, in farmacia non sono previsti gli stessi controlli che vengono effettuati in un laboratorio, né la firma di una figura autorevole. Eppure il Ministro dice che dovrebbe esserci sempre un nome sui fogli relativi ai valori del sangue. Insomma, non ci sono regole certe al riguardo per i farmacisti, ed è anche per questo che si ritrovano a usare procedure diverse per prelevare il sangue, per esempio. Ma la chiarezza è proprio ciò che viene chiesta a chi di competenza.
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Entra nel canale WhatsAppMilano Cortina 2026 cambia casa: la fondazione che si occupa delle Olimpiadi si è trasferita in una nuova sede a Milano e il 21 maggio nei nuovi uffici è piombata la Guardia di Finanza che ha eseguito una serie di perquisizioni. Si parla, quindi, delle indagini della Procura di Milano relativa all’affidamento dei servizi digitali delle Olimpiadi a una società di Orvieto (presunta corruzione) e alle assunzioni (abuso d’ufficio). Tra le persone assunte dalla fondazione negli ultimi anni ci sono Livia Draghi, figlia di Mario Draghi, Lorenzo La Russa, figlio del Presidente del Senato e Antonio Marano, tra gli altri. Un caso?! Ad un certo punto l’inviata chiede a Giovanni Malagò, il direttore della Fondazione Milano Cortina 2026 "Dovesse esserci un deficit, chi pagherebbe?" e l’uomo risponde in malo modo: "Lo sa perfettamente, in questo momento è in garanzia di quello che sono gli enti locali. L’ha scoperto adesso che i soci sono gli enti locali?". La giornalista lo incalza: "Perché non state più attenti ai contratti che firmate?", e Malagò ribatte: "Perché dice ‘che firmate’? Lei sa benissimo che non lo firmiamo, mi prendo anche la responsabilità così è contenta". Al centro dell’inchiesta sulle olimpiadi Milano Cortina 2026 anche la VAS che non presenta alcuno scritto sul taglio degli alberi a Cortina (anche in zone dove non è consentito farlo) per costruire una pista da Bob del valore di ben 118 milioni di euro, di cui nessuno sembra intenzionato a pagare le spese di manutenzione, gestione. Insomma, non esiste una valutazione strategica. Al momento i lavori inerenti all’impianto sono ancora in corso, ma devono concludersi entro marzo 2025, altrimenti le gare di bob dovranno essere effettuate all’estero, più precisamente in Austria.
Ma dopo le tre settimane di Olimpiadi che ne sarà della pista da Bob? Farà la stessa fine di quella dismessa a Torino? Di certo ci saranno costi aggiuntivi per la manutenzione: parliamo anche di 1,4 milioni di euro l’anno, ma nessuno sembra intenzionato a pagare le spese. Lo scorso 14 maggio la Giunta regionale del Veneto aveva anche approvato uno schema di accordo per la gestione post olimpica della costruzione, ma chi dovrebbe pagare sembra non essere al corrente di nulla. Il Presidente del Veneto Luca Zaia, tra l’altro, ha detto: "Noi siamo della partita, non c’è scritto ma ci mettiamo i soldi. Se ci si amplia ai comuni di confino non capisco il problema…" Ma l’inviata di Report fa notare: "Loro non sono intenzionati a pagare, così come la Provincia, mentre i comuni vogliono spendere il meno possibile… Mi può dire se la Regione metterà i soldi?" La risposta è immediata e ambigua: "Non posso prendere impegni se non li posso confermare giuridicamente, però vorrei che la montagna si occupasse un po’ della montagna. Noi facciamo la nostra parte. Se le dico ‘mettiamo un euro’, poi mi vengono a chiedere ‘dov’è la delibera?’"
Si passa all’inchiesta sull’onorevole Antonio Angelucci che, oltre a gestire ben 17 strutture sanitarie nel Lazio, è proprietario del gruppo editoriale orientato al centro destra che comprende "Libero", "Il Tempo" e "Il Giornale". Ora il deputato leghista, col 49% di assenza in Parlamento, mira ad aumentare la sua influenza politica: ha messo gli occhi sull’agenzia di stampa Agi, di proprietà dell’ENI: "È come se volesse far sapere che c’è e vuole contare". Il "regista" di questa operazione sarebbe il giornalista e direttore di "Libero" Mario Sechi. Secondo una fonte, "è il mediatore perfetto per la vendita di Agi", che costa tra i 10 e 12 milioni all’anno. Ma quest’ultimo, raggiunto dall’inviato, commenta: "Zero. Non ho alcun ruolo nella trattativa". Di ciò Antonio Angelucci, invece, non vuole proprio parlarne: "Io non parlo". Insomma, se la vendita dovesse andare in posto, "un concentrato di potere nelle mani di un deputato" è ciò che ne deriverebbe. Il focus si sposta poi sulla vicenda D’Amato-Angelucci, con quest’ultimo indagato per istigazione alla corruzione (e Francesco Storace prosciolto) dopo la denuncia dell’allora assessore alla Sanità del Lazio (parliamo del 2017): Angelucci gli avrebbe offerto 250mila euro in denaro per "sbloccare" il pagamento di presunti crediti del San Raffaele di Velletri, al quale la Regione aveva revocato l’accredito a causa di gravi irregolarità. Proprio D’Amato ricorda anche una registrazione in cui il deputato gli disse che gliel’avrebbe fatta pagare: dopo qualche giorno, infatti, è iniziata una dura campagna contro la sua persona su Il Tempo. Infine, il parlamentare non ricava molto dalle vendite dei suoi giornali – ma vuole comprare La verità e l’agenzia Agi -, però recupera dalla sanità.
La ‘ndrangheta all’Arena di Verona: nell’inchiesta si parla del ruolo della Eurocompany (una rete di cooperative di facchinaggio il cui fatturato è pari a 26,7 milioni di euro) di Giorgio Chiavegato e della ‘ndrangheta. Il primo è accusato di false fatturazioni, con l’aggravante di aver agevolato la criminalità organizzata calabrese: alcune società e cooperative venete e calabresi emettevano "fatture gonfiate o per lavori mai svolti" alla Eurocompany, consentendo di riciclare i loro soldi sporchi. Dal 2007 al 2017, anni in cui il sindaco di Verona era Flavio Tosi, la Eurocompany ha vinto tutti gli appalti relativi al montaggio e smontaggio delle scenografie e dei palchi dell’Arena.
Due inviati di Report, quindi, hanno raggiunto l’ex primo cittadino del Veneto per ottenere dei chiarimenti sui suoi rapporti con Domenico Mercurio, collaboratore di giustizia che ha svelato: "Ogni mese io porto 150 mila euro in contanti dentro una busta. Chiavegato divide il denaro: il 25% lo mette da parte per le spese delle campagne elettorali per conto di Tosi. Del restante 75% lui si tiene una parte; una parte la dà ai politici che dentro al Comune truccano le gare d’appalto a favore di Eurocompany, e infine una parte va a Elio Nicito e a Casali". Secondo Chiavegato, Flavio Tosi "è il vertice politico del Sistema Verona", mentre l’ex sindaco di Verona sbotta contro gli inviati prima di sentir parlare di Mercurio: "Siete diffamatori seriali. Inventate le notizie, praticamente quasi tutto quello che diffondete è falso, fazioso, di parte. Sto parlando molto seriamente, vi conosco". Insomma, dalla conversazione non è emerso nulla di che.
Le polemiche sui social
Nel frattempo sui social media non mancano le polemiche su Giovanni Malagò degli utenti di X (ex Twitter), i quali si sono lamentati del suo operato in vista delle prossime Olimpiadi invernali (è il direttore della Fondazione Milano Cortina 2026) e del suo atteggiamento durante l’intervista dell’inviata: "Avete un parente da sistemare? Segnalatelo a Malagò", "Tu sei quello intelligente e noi siamo quelli scemi. Dai, dì la verità, questo pensi e alla fine hai ragione tu, perché ci facciamo andare bene tutto. Quindi rettifico, tu non sei quello intelligente, tu sei il genio". E ancora: "Ma che maleducato questo Malagò", "L’arroganza di Malagò", "Chi è nel torto o risponde in maniera arrogante o scappa, chi ha la coscienza pulita risponde tranquillamente", "Ma non dicevano "Olimpiadi a costo zero"? È arrivata la Finanza prima delle gare", e infine "Cortina 2026 già in deficit".
Poi le critiche si spostano sulle scelte relative agli alberi tagliati a Cortina e alla pista da Bob: "Una galleria in zona di frana… Ottimo", "3 settimane di gare per 30 anni di debiti", "Poi quando grazie ai disboscamenti arrivano le valanghe e le alluvioni siete pregati di non rompere i cog*ioni con gli stati di calamità che dobbiamo pagare tutti. Visto che votate la gente che devasta il territorio per i soldi, rimboccatevi le maniche, dopo". E ancora: "È la seconda volta che questa storia di Cortina mi dà il voltastomaco… ma siamo davvero così vassalli?", "Abbiamo la pista di Bob di Torino 2006 dismessa e cosa vogliono fare? Spostare le gare in Austria se non dovessero riuscire a costruirla. Assurdo. Imbecilli".
Ma non è finita qui, perché si torna a parlare di Autonomia differenziata (e non solo): "A parole tutti vogliono la pista di bob, ma nessuno poi vuole dare i soldi per la manutenzione e la gestione. E figurati cosa succederà con l’autonomia differenziata", oppure: "Ho appena scoperto che Zaia non metterà un euro per la gestione della pista da bob della Milano Cortina. Alla faccia dell’autonomia differenziata", "Non dovevano costare nulla e già stanno a litigare per chi deve pagare", "Pur di fare un’opera per una gara di non so quanto tempo si disbosca e taglia alberi. Ma ce lo possiamo permettere? E il consumo di suolo non era vietato? Tutto gira attorno al PIL ma dopo che ce ne facciamo di una pista di bob?"