Raoul Bova e la triste verità sul rapporto col padre: "Era un'ossessione, il cinema mi ha salvato la vita"

L'attore ha infranto un suo sogno a causa di due figure di riferimento nella sua vita, ma la carriera d'attore lo ha salvato ed è tornato ad amare lo sport

Rosanna Ilaria Donato

Rosanna Ilaria Donato

Web Content Editor

Laureata in Linguaggi dei Media, mi dedico al mondo dell’intrattenimento da 10 anni. Ho lavorato come web content editor freelance per diverse testate.

Raoul Bova si è aperto con l’Ansa parlando delle pressioni e delle aspettative del padre (e del suo allenatore di nuoto) troppo elevate nei suoi confronti. A quanto pare il rapporto tra i due uomini, nonostante quanto dichiarato dal diretto interessato in passato -"Spero di essere un papà come lo è stato lui con me" – non è stato sempre così tranquillo e roseo come poteva sembrare, ma vediamo insieme cosa ha detto l’attore, visto di recente nella commedia targata Netflix Pensati sexy al fianco di Diana Del Bufalo, riguardo alla complessa relazione con la figura paterna quando ancora sognava di diventare un grande nuotatore.

Le parole di Raoul Bova sul padre

In ogni famiglia ci sono alti e bassi. D’altronde non è nemmeno facile essere genitori, ed è comprensibile che qualche errore si faccia, soprattutto quando le aspettative sui propri figli sono molto alte. E Raoul Bova lo sa bene. Ai microfoni dell’Ansa, infatti, ha raccontato uno dei periodi più complessi della sua vita, dove non vedeva più lo sport come un motivo per cui gioire perché ormai per lui era diventato una gabbia da cui scappare, nonostante la paura di deludere il papà: "Il destino che avevo progettato, quello di campione di nuoto, si è infranto sotto il peso di tutte quelle aspettative mie, di mio padre, del mio allenatore. Avevo bisogno di supporto più morale che fisico, la voglia di gareggiare era un’ossessione, soffrivo il giudizio, quell’ansia incredibile, ci sono voluti anni per riappropriarmi dello sport come gioia. Era una gabbia dalla quale scappare ma avevo paura di deludere soprattutto mio padre. Dopo aver perso la gara della vita ho abbandonato, mi ha salvato il cinema".

"Il cinema mi ha salvato la vita", e infatti Raoul Bova ha ricordato con gioia anche l’incontro con Lina Wertmüller, questa volta nel corso di una lunga chiacchierata con Repubblica: "Io conobbi Lina Wertmüller un po’ per caso perché un giorno stavo accompagnando la mia compagna, all’epoca Romina Mondello, a un provino e lei mi vide e mi chiese ‘Ma cosa stai facendo tu in questo momento?’ e io le dissi che non stavo lavorando e quindi mi prese per recitare in Ninfa Plebea. Lei cercava un ragazzo napoletano ma io non lo conoscevo, quindi, mi fece fare un corso di napoletano e devo dire che lei per me è stata un momento di grande scuola, di grande cinema. Lei era attentissima all’estetica, alle luci, a tutto. Mi ricordo che una volta, fece cambiare tutte le luci del set perché non mi si vedevano bene gli occhi. Lina mi insegnò a baciare perché il bacio era una cosa allo stesso tempo molto cinematografica ma anche delicata, se non si bacia in maniera corretta si può anche rovinare la scena. Mi diceva sempre che doveva essere semplice: sono andato a scuola di bacio da lei!"

Annamaria Bernardini De Pace sull’eredità

Cambiando discorso, Annamaria Bernardini De Pace, madre di Chiara Giordano ed ex suocera di Raoul Bova, invece, ha dato suggerimenti sull’eredità, durante un’intervista con il Corriere della Sera, mentre si parlava del caso di Reinhold Messner, rimasto solo dopo aver lasciato gran parte dell’eredità ai quattro figli: "Le donazioni in vita dei genitori ai figli sono scelte da non fare mai, perché o la fai uguale a tutti i figli o in fase di successione e apertura del testamento succede un casino. E perché i figli, se gli dai tutto prima di morire, poi se ne fregano di te e non ti assistono. Non è che tutti i figli sono meravigliosi. Come non lo sono tutti i genitori". Poi, oltre a dare molti consigli inerenti perlopiù alle donazioni, ricorda: "Non siete obbligati a lasciare un’eredità, potete spendere tutto. Le persone non lo sanno, credono di avere l’obbligo di lasciare soldi, case, beni".


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