Quarta Repubblica e il caso Sangiuliano, Porro dibatte la tesi del complotto e Sgarbi sbotta: "Desolante"

La puntata del talk show di Rete Quattro condotto da Nicola Porro affronta il caso Sangiuliano- Boccia rilanciando la tesi del complotto

Nella puntata di lunedì 9 settembre di Quarta Repubblica si parte dalla vicenda Sangiuliano- Boccia. Nicola Porro inizia la puntata con il consueto editoriale sulla vicenda, rilanciando la versione del quotidiano di cui è vice direttore ovvero Libero, l’ipotesi del complotto, secondo cui dietro Maria Rosaria Boccia ci sarebbe qualcun altro, e che il povero ministro Sangiuliano, 62 anni suonati, marito che si dichiara innamorato, sarebbe caduto come un sedicenne per una "debolezza", ma anche perché ministro "scomodo" perché inviso al precedente establishment del ministero della cultura. A sostegno di questa tesi, viene mandato un servizio che ricostruisce alcuni passaggi dell’esperienza di ministro Sangiuliano, concentrandosi sulla questione della nuova legge sul cinema, quella citata da Nanni Moretti e dalla regista Leone d’Argento Maura Delpero, durante la cerimonia di chiusura della Mostra del Cinema di Venezia. Insomma, una congiura ai danni del povero Sangiuliano.

Quarta Repubblica, cosa è successo nella puntata di lunedì 9 settembre

In studio ci sono il direttore di Libero Alessandro Sallusti, il critico d’arte Luca Beatrice, Hoara Borselli e Ilaria Proietti del Fatto Quotidiano. Luca Beatrice dice che a Sangiuliano "gli hanno preparato il trappolone". Chi? "Il mondo del cinema". Porro fa una domanda inevitabile: "Possibile che questo mondo sia così forte da far preoccupare un governo granitico?" Secondo Luca Beatrice sì.

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Nicola Porro, quindi, osserva: "Non vorrei qui esagerare con il complottismo…". E meno male. Non sono della stessa idea i suoi ospiti a iniziare da Sallusti che dice: "Le casematte della sinistra sono due: la giustizia e la cultura, chiunque provi a cambiare qualcosa finisce male. La cultura è una casamatta, un mondo che campa di soldi pubblici e che è importante per indirizzare l’opinione pubblica".

Poi interviene Hoara Borselli: "C’erano 100 nomine in ballo, vuol dire che vai a scardinare un sistema con 100 nomine. Allora c’è da pensare che questo è stato un mezzo utilizzato perché quello che si stava facendo non andava bene. A Sangiuliano non è stata data pace da quando si è insediato al ministero". Insomma, le gaffe, Time Square, Galileo e quant’altro sono sacco dei nemici.

Beatrice dice che questa storia "è troppo architettata bene. Con Sangiuliano si è provato a spostare gli equilibri, però è dura. Col cinema non passeranno". Insomma, il focus non è "l’ingenuità" di una persona che ha un’alta responsabilità istituzionale, ma del complotto del mondo del cinema.

A riportare alla realtà il dibattito è Ilaria Proietti che dice: "Se è un complotto si tratta di un autocomplotto. E’ normale che le nomine abbiano scontentato qualcuno, come accade sempre, ma da qui a pensare a una cricca rossa del cinema che infiltra un agente provocatore al ministero…"

Sallusti rilancia: "Io credo non sia tutta farina del suo sacco". Ancora la lucida Proietti: "Una persona estranea alla pubblica amministrazione non può accedere a un ministero, a telefonate, a documenti, perché non ha obblighi di riservatezza". "E questo è il motivo per cui Sangiuliano si è dimesso."

Parte poi un servizio pieno di dettagli cringe estrapolati dal profilo Instagram di Maria Rosaria Boccia, e Nicola Porro si chiede: "Ma possibile che nessuno abbia preso informazioni su questa persona, più che il complotto non può essere una catena di errori pazzeschi?" E anche Sallusti ammette: "E’ per questo che San Giuliano si è dimesso, una catena di errori gravi". Poi aggiunge: "Questa donna ha un tipo di approccio diffuso, che vedo anche io da direttore di giornale, molti millantatori, poi dipende dallo stato d’animo e della esperienza per riconoscerli".

Ilaria Proietti dice: "Io non ricordo un caso del genere che abbia avuto questo effetto valanga", secondo Sallusti ci sono precedenti perché Alberto Sordi ci ha fatto una filmografia dei rapporti tra il comenda e la ‘bella ragazza’, l’unica novità è l’uso del web. L’esperto social dice: "La signora Boccia usa i social in modo egregio, ha raggiunto più di 100mila euro in pochi giorni, e questo è un valore economico". E a questo punto la domanda: possibile che sia in grado di gestire da sola i social e non ci sia (ancora) nessuno dietro alla sua strategia mediatica? Per rispondere parte un servizio sull’analisi del linguaggio del corpo di Maria Rosaria Boccia nel corso dell’intervista a La Stampa.

E l’incredibile intervista del tg1? Sallusti avrebbe sconsigliato il ministero dal partecipare, Hoara Borselli mette in mezzo la "deriva del politically correct", qualunque cosa sia, perché secondo lei il ministro è dovuto andare in tv a spiegare che aveva un’amante, ancora Ilaria Proietti cerca di riportare lucidità in studio: "C’è un ministro che si è dimesso, la domanda è se il ministro fosse ricattabile: in che termini può essere derubricato a questione personale una cosa del genere?" si chiede, giustamente.

Segue uno spazio sulla questione del racconto sessista della vicenda. A dibattere la deputata Evi del Pd e Hoara Borselli secondo cui, Maria Rosaria Boccia sarebbe stata elevata a "eroina" e "paladina" delle donne, a intervenire anche Vittorio Sgarbi che dice: "Non c’è sessismo, c’è un vinto e una vincitrice: la moglie ha vietato a Sangiuliano di fare una nomina, la persona che sperava nella nomina ha reagito con i mezzi che aveva. Non ne farei un caso di reazione di una donna contro il potere del maschio, ne farei un incidente malinconico. La mia è una reazione di desolazione: vedo un uomo mortificato come è Sangiuliano e una donna particolarmente capace come sarebbe un uomo, di difendere quello a cui tiene".

La reazioni dei social, tra ‘gomblotti’ e sfottò

Nel frattempo, piovono i commenti su twitter: "Quindi la boccia l’ha mandata Moretti per sputtanare genny" ironizza un utente. "Ok Il Gomblotto che vedete solo voi" scrive un altro. "La sinistra avrà pure il monopolio della cultura in Italia ma se per interrompere questa egemonia le si contrappone questo possono dormire sonni tranquilli". E infine, la domanda più interessante: "La vera domanda è: muoversi tra i ministeri per raccomandazioni invece che per meriti è eccezione o è prassi? In altre parole, quanti sono i raccomandati che frequentano quelle stanze?". Ma un dibattito su questo pare impossibile ascoltarlo, anche in questi giorni di tempesta.

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