A Quarta Repubblica Nicola Porro fa infuriare Matteo Salvini, che sbotta: "Sono un po' inc**zzato", cosa è successo

Nella puntata di lunedì 16 settembre del talk show di Nicola Porro, il ministro degli interni parla della sua situazione giudiziaria.

Valentina Di Nino

Valentina Di Nino

Giornalista

Romana, laurea in Scienze Politiche, giornalista per caso. Ho scritto per quotidiani, settimanali, siti e agenzie, prevalentemente di cronaca e spettacoli.

Il primo ospite di Nicola Porro in apertura della puntata di lunedì 16 settembre di Quarta Repubblica è il ministro degli Interni Matteo Salvini, che torna sul processo a suo carico e sulla richiesta di 6 anni di carcere per il sequestro di 100 migranti sulla nave Open Arms: "Quello che mi ha colpito in queste 48 ore sono state le telefonate e i messaggi di solidarietà da parte di gente lontanissima dalla Lega, Forza Italia, Fdi, mi ha scritto anche Elon Musk". E dice: "Non sono minimamente preoccupato".

Quarta Repubblica, Nicola Porro fa sbottare Salvini: "Sono un po’ inc**zzato"

Porro lo provoca: "Anche se sarà condannato avrà vicino i suoi colleghi politici?". "Io non mollo di un centimetro, non mi fermo, sicuramente sono un po’ inc**zato, perché tutto mi sarei aspettato dalla vita che sentirmi una richiesta di sei anni di galera contro di me, per avere fatto il mio dovere. Quando ho fatto questa cosa (impedire lo sbarco dei migranti a bordo della Open Arms, ndr), alcuni avvocati e magistrati mi avevano avvertito: ‘attento che qualcuno potrebbe fartelo pagare’. L’esposto da cui è partito tutto lo ha fatto Legambiente perché c’è tutto un sistema…".

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Insomma, a Quarto Repubblica si avanza di nuovo l’ipotesi del complotto e infatti Nicola Porro chiede: "E’ sotto attacco il governo Meloni, con Sangiuliano, lei". Risposta: "Mi sembra evidente: visto che non riescono con il voto, perché il governo sta facendo molte cose e c’è chi pensa questi non ce li togliamo più… Non c’è un regista occulto, ma c’è il solito sistema: Berlusconi è stato per 30 anni ostaggio dei magistrati. Leggo qualcuno che ha scritto ‘Salvini fa la vittima’, ma amico mio, sei anni di galera li rischio io mica tu…". "Da chi si sente tradito politicamente?", chiede Porro. "E’ il modo di far politica di PD, 5S e Renzi, non è il mio, io quando un avversario ha un problema con la magistratura non rido".

Si passa poi a parlare del grave caso di dossieraggio scoperchiato a Perugia dove Pasquale Striano, in servizio all’Antimafia, è accusato di aver scaricato oltre 33500 file contenenti informazioni patrimoniali riservate su personaggi in vista ma mai attenzionati per necessità di indagini. Sulla vicenda indaga il procuratore Raffaele Cantone, che definisce la situazione "un verminaio", scoperto dopo la denuncia del ministro della Difesa Crosetto a seguito di un articolo del quotidiano Domani che parlava di sue vicende patrimoniali. Cercando di capire come la notizia fosse entrata in possesso del cronista, si è risaliti all’attività di Striano. E ancora, la tesi proposta per il dibattito è che ci sia un mandante dietro Striano, il cui dossieraggio si sarebbe concentrato su personaggi vicini al governo, vittima dell’ennesimo complotto.

"Ci sarà un regista?", chiede Nicola Porro ai suoi ospiti: Maddalena Oliva, Alessandro Sallusti, Andrea Ruggeri. La vicedirettrice del Fatto Quotidiano sottolinea: "Nel governo ultimamente c’è l’ossessione sul tema del complotto. Dal punto di vista politico compatta i ranghi, perché crea nemico esterno." L’azione di Striano secondo Oliva è individuale, Sallusti replica: "Stimo la collega ma stasera si sta arrampicando sui vetri: non è questione dei punti di vista, ci sono i fatti: di un investigatore infedele che ha passato segreti a dei giornalisti. E’ un fatto: c’è stato un complotto, questo signore ha cercato nella vita privata di persone non indagate, lui cercava per costruire dossier. Hanno cercato su banche dati di attori, attrici, giornalisti, persone non ancora ministri, nessuno indagato", poi affonda: "Capisco che vuoi difendere l’indifendibile perché sei interprete di un certo tipo di giornalismo e lo fai molto bene."

Dopo un ampio spazio dedicato a quello che viene definito dal sottopancia "La fabbrica dei dossier contro il centrodestra", si passa a parlare di un altro misterioso naufragio oltre a quello del Bayesan, ovvero quello della barca affondata nel lago Maggiore: a bordo, come nel caso della barca inabissato a Palermo, ben 35 agenti dei servizi segreti di varie nazioni. Una vicenda, misteriosa e finora poco raccontata.


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