Morto Berlusconi: i programmi Mediaset che hanno cambiato la tv italiana

Dagli anni ’80 del Drive In fino a Telemike, il Bagaglino e i Telegatti: la storia di un impero televisivo che mandò in crisi il monopolio Rai

Pietro Guerrini

Pietro Guerrini

Content editor

Laurea in Lettere, smania di viaggi e passione per i cartoni (della pizza e della Pixar).

È morto oggi lunedì 12 giugno al San Raffaele di Milano Silvio Berlusconi. Il leader di Forza Italia si è spento all’età di 86 anni, a quasi trent’anni dalla sua ascesa in politica e quasi cinquanta dalla costruzione del suo impero tv: Mediaset. Risale infatti al 1976 l’acquisizione da parte dell’allora Finivest per una cifra simbolica di Telemilano, una delle prime emittenti locali italiane, nata due anni prima. Appena otto anni dopo, nel 1984, Finivest vanta già tre emittenti, come la Rai: Canale 5 (nata da Telemilano), Italia 1 e Rete 4. Mediaset sta per diventare la culla del successo di Silvio Berlusconi, che con il suo impero televisivo non solo riesce a mettere in crisi il monopolio della tv di Stato a suon di pubblicità e programmi di svago, ma riesce a creare le fondamenta della sua scalata politica.

Gli anni Ottanta: Drive In e Mike Bongiorno

Gli anni ’80 sono quelli della vera e propria affermazione delle emittenti locali private nate in seguito alla riforma della Rai del 1975. Nonostante per loro sia vietato trasmettere a livello nazionale, Silvio Berlusconi aggira la legge trasmettendo gli stessi nastri preregistrati in diversi ripetitori locali con minime differenze di orario tra loro e raggiungendo così tutto il territorio. Il tutto viene "normalizzato" con il celeberrimo decreto Berlusconi, che – dopo varie sospensioni – garantisce al gruppo Finivest la possibilità di trasmettere su tutto il territorio nazionale.

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Questo spalanca le porte a Drive In, programma di enorme successo firmato da Antonio Ricci che sconvolge per sempre il panorama televisivo italiano. Con esso arriva infatti in Italia il modello tv americano, fatto di trasmissioni piene di pubblicità e pensate per le pubblicità, intervallate da telepromozioni a scarificare il contenuto, un varietà svuotato di tutto a eccezione di sketch comici (i primi tormentoni di Ezio Greggio, Massimo Boldi, Giorgio Faletti e tanti altri), coreografie varie e soprattutto le "Ragazze fast food", le "Monelle" e i loro abiti succinti. Una trasmissione-simbolo della televisione di quegli anni, sempre più lontana dai tradizionali programmi Rai.

Gli anni ’80 sono anche quelli dello storico passaggio a Finivest di Mike Bongiorno. Silvio Berlusconi convince il conduttore a passare alla tv privata e a suon di successi – da Pentatlon a Parole d’Oro fino a Telemike – Mike Bongiorno diventa vicepresidente di Canale 5. La formula vincente, ancora una volta, è quella del distaccarsi dalla Rai: quiz basici, meccanismi semplici, poca cultura e domande stupide per dare vita a un game show a cui tutti gli spettatori possano partecipare.

Gli anni Novanta e Non è la Rai

Il programma televisivo "summa" del successo Mediaset arriva con la prima metà gli anni ’90. Non è la Rai – a partire dal titolo e dal logo – prende di mira la tv di Stato e fa tutto l’opposto, fino a diventare un fenomeno di costume. La trasmissione ideata da Gianni Boncompagni e trampolino di lancio per Ambra Angiolini cambia per sempre il mondo dell’intrattenimento: definita dallo stesso regista "uno spudorato vuoto pneumatico", Non è la Rai è fatta di balletti, canzoncine, giochi telefonici (come il "cruciverbone") e letteralmente centinaia di ragazzine in festa.

Mike Bongiorno, nel frattempo, conduce le prime edizioni in tv di un altro fenomeno, le serate di gala dei Telegatti, che premiano il "meglio" della tv e del cinema con l’iconica statuetta ideata da Tv Sorrisi e Canzoni. Un evento che negli anni Novanta raggiungerà picchi di ascolti non indifferenti.

Poi i programmi de Il Bagaglino, che dal 1995 trova spazio in Mediaset, realizzando vari show, da Viva L’Italia (e lo spin-off Viva le italiane) a Torte in faccia.

Mediaset oggi

Se l’impero televisivo di Silvio Berlusconi ha costruito sapientemente un pubblico per l’ascesa politica del leader di Forza Italia, oggi Mediaset sopravvive dedicandosi soprattutto alla conquista del cosiddetto pubblico attivo, dai 15 ai 54 anni, destinatario delle pubblicità, "regalando" il resto dei dati Auditel alla Rai. Reality show, talent, soap opera spagnole e turche e soprattutto la vera e propria ancora di salvezza Maria De Filippi con i suoi programmi Fascino fanno da colonna portante dell’impero lasciato oggi da Silvio Berlusconi.


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