Maurizio Mannoni stanga la nuova Rai: "Si è appiattita, sceglierei Mentana o Porro”

Il giornalista ed ex conduttore di Linea Notte si è tolto qualche sassolino dalla scarpa, senza risparmiare le critiche sulla nuova Rai.

Letizia Bonardi

Letizia Bonardi

Web Content Editor

Content Editor e aspirante giornalista, appassionata di arte e libri con un amore per la scrittura scoperto quasi per caso.

Maurizio Mannoni
Fonte: RaiPlay

Dopo 15 anni di onorato servizio, Maurizio Mannoni ha detto addio a Tg3 Linea Notte, lo storico programma in onda nella seconda serata di Rai 3. Al suo posto è arrivata Monica Giandotti, ma il giornalista sembra non aver gradito i numerosi cambiamenti a cui la Rai è andata incontro negli ultimi mesi, ovvero da quando si è insediata la nuova dirigenza vicina al governo di Giorgia Meloni. Mannoni è tornato sull’argomento in un’intervista rilasciata a Repubblica, nella quale si dice amareggiato per la piega che il servizio pubblico sta prendendo.

Maurizio Mannoni critica la "nuova Rai"

"Come spettatore posso dire che fatico a riconoscere il servizio pubblico. E come me tanti di quelli che incrocio e mi chiedono: ma che cosa sta succedendo?", ha esordito Maurizio Mannoni nella sua intervista, lasciando subito intendere quale sia il suo pensiero riguardo al nuovo corso della Rai. Il giornalista ha parlato di una progressiva disaffezione del pubblico rispetto ai programmi Rai, naturale conseguenza della delusione nei confronti del nuovo servizio pubblico. "È un processo che non è cominciato adesso, ma che i vertici attuali mi pare abbiano aggravato. La fidelizzazione è un’operazione lunga e complessa: troncare di netto con conduttori e programmi che avevano una loro identità, un seguito, un certo appeal può sembrare facile — togli un po’ di roba che c’era prima e ne metti un’altra, badando solo alla fedeltà politica — ma rischi moltissimo". Il problema, secondo Mannoni, è legato anche all’informazione: secondo lui, in Rai, sono rimasti ben pochi giornalisti in grado di fare il proprio lavoro con professionalità e portando contenuti originali: "Sceglierei Mentana, Floris, o anche Porro. In Rai, tranne Vespa, accade raramente di vedere qualcosa di non omologato, conduttori di grande personalità. C‘è un appiattimento che gli ascoltatori colgono e perciò cambiano canale. Ormai sono così tante le fonti di informazione che fai presto a perdere il tuo pubblico".

Secondo Maurizio Mannoni, l’abbassamento del livello dei programmi Rai non è tuttavia strettamente legato all’informazione, ma può valere anche un discorso più generale: "Se tu non offri più un prodotto interessante per una fetta di pubblico, che fra l’altro è quello più legato alla Rai, e questo pubblico trasmigra altrove, è un problema", ha spiegato a Repubblica. "In generale mi sembra estinto il modo di raccontare la realtà che per molti anni ha caratterizzato il servizio pubblico. Il quale ha il dovere di offrire un’alternativa allo spettatore, la possibilità di ascoltare le vicende quotidiane — a partire dalla politica — con diverse sfaccettature, culture, modi di ragionare e di pensare. Il tentativo di uniformare la televisione a un pensiero unico era già iniziato e adesso è stato completato". Infine, Mannoni ha sferrato un attacco alla cosiddetta Tele Meloni: "Si può anche cambiare, a patto di offrire una nuova narrazione con lo stesso appeal e risultati: se la gente ti guarda meno forse quella che proponi è ritenuta insufficiente e distorta. Fossi in loro, qualche domanda sulle scelte fatte per allineare la Rai alla maggioranza di governo, me la farei".


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