Massimo Giletti, crisi di ascolti e costi esorbitanti. E la Gruber lo "attacca"

La chiusura di Non è l'Arena potrebbe essere dovuta anche ai costi troppo elevati, che La7 non può più sostenere. Intanto, a Otto e Mezzo riferimenti alla vicenda

Letizia Bonardi

Letizia Bonardi

Web Content Editor

Content Editor e aspirante giornalista, appassionata di arte e libri con un amore per la scrittura scoperto quasi per caso.

Sono ormai diversi giorni che sui giornali non si parla d’altro: Urbano Cairo ha chiuso improvvisamente Non è l’Arena, il programma di Massimo Giletti, e ora chiunque tenta di dare una spiegazione a questa decisione. I giornali hanno sollevato le più svariate ipotesi, tra cui la più accreditata è quella secondo cui il giornalista sarebbe stato messo a tacere perché aveva in programma servizi sulle stragi di mafia degli Anni ’90. Ma ora è spuntata una nuova pista da seguire: quella economica.

Giletti, chiusura per motivi economici?

A sollevare la questione è Il Foglio. In un articolo pubblicato dal giornalista Salvatore Merlo, emerge un dettaglio che fino ad ora era rimasto nell’ombra, oscurato dalle ipotesi più disfattiste: le spese che La7 sostiene per Non è l’Arena sarebbero troppo elevate. Da sempre, quando si parla di televisione, quello economico è uno dei motivi principali per cui le reti decidono di abbandonare un progetto, accantonandolo prima del previsto. E ciò potrebbe essere accaduto, secondo il quotidiano, anche a Massimo Giletti. Secondo quanto riferito nell’articolo in questione, ogni puntata di Non è l’Arena costerebbe alla rete di Urbano Cairo ben 200mila euro, mentre gli introiti provenienti dalla pubblicità si aggirano tra i 50 e i 60mila euro. Basta fare un rapido calcolo per capire che, se questi sono i numeri, La7 è destinata ad andare in grave perdita ogni domenica sera. Soprattutto considerando che, rispetto ai primi anni di messa in onda, gli ascolti della trasmissione si sono dimezzati: se nella stagione 2017/2018 la media era di circa 1,4 milioni di spettatori, le persone raggiunte oggi dal programma sono meno di 800mila (779.979, per la precisione).

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La frecciatina di Lilli Gruber

La chiusura anticipata di Non è l’Arena potrebbe, dunque, non avere nulla a che fare con il fatto che Giletti abbia toccato gli intoccabili, approfondendo le indagini sul coinvolgimento di Berlusconi e Dell’Utri nelle vicende riguardanti la mafia. Al contrario, si tratterebbe di un "semplice" problema di soldi. Un problema che si potrebbe risolvere seguendo l’esempio di Otto e mezzo: secondo Il Foglio, il programma di Lilli Gruber è il più economico – e allo stesso tempo redditizio – della rete, realizzato senza inviati esterni né servizi, limitando le spese ai compensi della padrona di casa e dei suoi ospiti. Tra l’altro, la stessa Lilli Gruber era intervenuta a proposito del caos sollevato dalla sospensione di Giletti, seppur non nominando mai il collega: "Noi qui a Otto e Mezzo e La7 andiamo bene come ascolti, il che è sempre una bella garanzia anche di autonomia. Per fare buoni ascolti, forse, bisogna anche essere anche molto liberi. Abbiamo un editore che ci dà grande libertà, Cairo, questo ricordiamolo sempre". Parole, queste, che sono state interpretate come una frecciatina nei confronti di chi sostiene che Cairo abbia voluto censurare Giletti a causa dei suoi servizi scomodi. Intanto, si fanno sempre più insistenti le voci secondo cui il tanto chiacchierato ritorno in Rai del conduttore stia diventando un’ipotesi sempre più improbabile.


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