Massimo Giletti indagato: “Fiducia, ma un paese al contrario”
Il conduttore è stato querelato dal boss che sta scontando diversi ergastoli
La notifica dell’atto della procura di Terni è stata recapitata qualche giorno fa: Massimo Giletti è indagato per diffamazione dopo essere stato querelato dal boss Giuseppe Graviano, al momento detenuto nel carcere della cittadina umbra dove sta scontando ben sei ergastoli. La denuncia per diffamazione è nella mani del procuratore capo di Terni Alberto Liguori e del sostituto Giorgio Panucci.
La procura ha deciso di secretare l’atto e al momento della notifica l’ex conduttore di Non è l’Arena si è detto all’Ansa piuttosto sorpreso. "È una cosa molto grave", ha commentato infatti Giletti, che ha ricevuto l’avviso alcuni giorni fa. "Anche un ergastolano può fare una querela, però quello che faccio fatica ad accettare è perché a noi sia stato vietato l’accesso agli atti. Vorrei capire quale è la motivazione della querela. Aspetterò e verrà il momento, sempre con fiducia nella giustizia, ma con tutto quello che ho passato e sapendo che Giuseppe Graviano è il fratello di chi mi vuole morto faccio davvero fatica a capire".
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Entra nel canale WhatsAppIl riferimento è al boss Filippo Graviano, fratello appunto di Giuseppe, che minacciò il giornalista tanto da costringerlo nel 2020 a vivere sotto scorta per diversi giorni.
Il conduttore ribadisce comunque di riporre la massima fiducia nella giustizia e aggiunge: "Con l’anno che ho vissuto non mi stupisco più di niente. Come diceva Rodari questo sembra un paese all’incontrario ".
Giuseppe Graviano, che lo scorso gennaio querelò anche Roberto Saviano, insieme al conduttore di La7 avrebbe querelato anche Sandra Amurri, spesso ospite del talk show di Giletti. Secondo indiscrezioni, il motivo della querela sarebbe legato all’intervista del conduttore a Salvatore Baiardo, uomo dei Graviano che fece riferimento a un possibile arresto di Matteo Messina Denaro.
Giuseppe Graviano sta scontando nel carcere di Terni diversi ergastoli. Ha avuto un ruolo importante nelle stragi di Capaci e via D’Amelio nelle bombe del 1993 a Roma, Firenze e Milano, è stato riconosciuto mandante dell’omicidio di don Pino Puglisi e altre nefandezze.