Marco Liorni: "Reazione a Catena è come tornare a casa. E porta in tv una bella Italia"

Il conduttore di Reazione a Catena racconta il suo programma: "Ci spingiamo più in là". E sulla nuova dirigenza Rai: "Cambiamenti sì, ma nessuna rivoluzione"

Letizia Bonardi

Letizia Bonardi

Web Content Editor

Content Editor e aspirante giornalista, appassionata di arte e libri con un amore per la scrittura scoperto quasi per caso.

Marco Liorni: "Reazione a Catena è come tornare a casa. E porta in tv una bella Italia"
Fonte: Rai

Da lunedì 19 giugno è tornato nelle nostre case con Reazione a Catena, il game show di Rai 1 che da ormai sedici anni segna l’inizio dell’estate. Stiamo parlando di Marco Liorni, al timone del quiz per la quinta edizione consecutiva, che per il 2023 si prepara alla stagione più lunga della storia del programma: come già annunciato diversi mesi fa, quest’anno Reazione a Catena si allunga fino alla fine dell’anno, tenendoci compagnia con i suoi giochi di parole anche nei mesi autunnali e invernali. Una vera sfida, che il conduttore ha accettato con entusiasmo: "È un’esperienza nuova, andremo ad esplorare territori finora mai raggiunti".

Questa settimana ha segnato l’inizio della nuova stagione di Reazione a Catena: sente di essere finalmente tornato a casa?
È la metafora giusta: Reazione a Catena è casa sotto tanti punti di vista. Napoli è una città estremamente accogliente: il golfo sembra quasi un abbraccio, e la gente ti fa sempre sentire il benvenuto. Per non parlare del gruppo di lavoro di questo programma, formato da persone meravigliose. È un posto in cui torno da cinque anni, come se fosse la mia seconda casa. Quest’anno, poi, sarà ancora più lunga.

A proposito, il quiz si allungherà fino a fine anno per la prima volta nella sua storia. Sente una maggiore responsabilità nei confronti del pubblico?
Assolutamente sì. Andremo ad esplorare territori che Reazione a Catena non ha mai frequentato. Nella passata stagione siamo arrivati ad ottobre, ma ora ci spingiamo ancora più in là. È un po’ come quando hai una casa al mare o in montagna e decidi di fermarti più a lungo di quanto pensavi.

Viene da una stagione da record, con ascolti in costante crescita. Si aspettava questo successo?
Sicuramente il programma va in onda da tanti anni, ma è vero anche che ogni anno cerchiamo di portare una piccola novità. Credo che il merito vada soprattutto ai concorrenti, che danno vitalità alla trasmissione. Attraverso il gioco raccontano anche il Paese, e anzi una realtà di cui di solito non si parla.

Cosa intende?
I nostri concorrenti rappresentano un Paese fatto di persone che amano la lingua italiana, che si trovano con parenti e amici per giocare insieme. È anche il bello di un gioco di squadra: gruppi di persone che uniscono le forze nel gioco, portando in tv una bella Italia, positiva e solare. Per questo il gioco non invecchia mai, ma si autoalimenta.

Quindi, secondo lei, il segreto del successo di Reazione a Catena sono i concorrenti?
Non solo. Il primo motivo, ovviamente, è che il quiz coinvolge il pubblico di tutte le fasce di età. Anche il modo in cui gli autori scrivono i giochi è importante: toccano tanti aspetti conosciuti dalle persone, proverbi, modi di dire e tradizioni che si uniscono all’aspetto più moderno della lingua italiana. Poi, ovviamente, ci sono anche i concorrenti, che possono dare sfogo a tutta la loro creatività. Qui non serve soltanto la conoscenza, ma si viaggia tra le parole.

E il suo segreto? Il programma è decollato da quando ha preso il timone
Il compito di un conduttore – ad eccezione dei one man show, come ad esempio quello di Fiorello – è quello di mettersi al servizio del programma. Il centro di tutto deve essere il gioco. Poi è chiaro che ognuno cerca di metterci del suo, ma lo scopo principale è capire perché una trasmissione coinvolge il pubblico e aiutare a raggiungere questo coinvolgimento.

L’unica critica che è stata rivolta al programma riguarda il nuovo gioco, Quattro per una. Secondo lei si sarebbe potuto fare di meglio?
Dalle curve d’ascolto il gioco è andato molto bene, ma chiaramente sui social le persone esprimono delle sensazioni soggettive. È importante raccogliere l’opinione di tutti. Si tratta di un gioco che ha come protagoniste le parole polisemantiche, cioè sui diversi significati che una sola parola può assumere: probabilmente ha bisogno di più tempo per essere compreso a pieno. Però, secondo me, come gioco è molto bello.

Quali sono, quindi, le aspettative per questa nuova edizione?
Sono molto curioso di sapere come programma impatterà sull’autunno e sull’inverno andando oltre agli ascolti. Io quando penso a Reazione a Catena penso all’estate, ai vicini che si urlano le soluzioni ai giochi da una finestra all’altra, all’odore della crema solare, alla sabbia sotto i piedi. Invece quest’anno avrà anche un sapore differente: sarà come quando finisce l’estate ma tu rimani comunque allo stabilimento con i tuoi amici.

Cosa ci può raccontare del dietro le quinte di Reazione a Catena?
Dietro le telecamere c’è una macchina da guerra, registriamo anche due puntate in un giorno. Ci sono le prove, i briefing, poi incontro i concorrenti per passare un po’ di tempo con loro. Il bello è anche vivere l’attesa del momento più importante, quando i concorrenti si preparano per quel gioco che hanno sempre visto in televisione. Mi piacerebbe che tutti venissero a giocare con noi.

È un’esperienza che consiglierebbe?
Tantissime persone vorrebbero venire a giocare. I concorrenti mi dicono che è qualcosa che ti rimane dentro. Spesso mi scrivono sui social, mi raccontano di essere rimasti molto legati al programma. Molti di loro tornano: ieri abbiamo registrato una partita con due squadre che avevano già partecipato. Chiunque se ne va da qui, anche chi perde, è felice dell’esperienza.

Affrontando un tema più generale, le sembra di percepire – dall’interno – quella che in molti hanno definito come una vera e propria rivoluzione della Rai messa in atto dal nuovo Governo?
Penso che chi lavora i programmi debba avere come unico punto di riferimento il pubblico. L’obiettivo deve essere quello di fornire un programma fatto con la maggior cura e il maggior amore possibile, cercando di fare qualcosa che allo stesso tempo sia adatto al servizio pubblico. Quindi, in realtà, io non sento nessun cambiamento particolare.

Come si trova a lavorare con la nuova dirigenza Rai?
È da poco arrivato un nuovo capostruttura che è molto sereno e tranquillo. Personalmente non percepisco tutta questa aria di rivoluzione. Vedo soltanto l’ottimismo e la voglia di fare bene.

Quindi sa già se, nella prossima stagione, tornerà anche con Italia Sì?
Sì, torneremo il 16 settembre. Dovrò iniziare a mettere insieme le due cose, ma c’è un gruppo di lavoro molto in gamba, quindi non sarà così difficile.


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