Kledi Kadiu: “Amici 23? Punto su Marisol. Maria dà una grande occasione, ma la vera sfida è fuori”

Il ballerino e coreografo, volto noto del talent di Maria De Filippi, racconta a Libero Magazine cosa fa oggi, e il filo rosso, quello del talento, che lo lega ancora allo show da cui è stato lanciato

Valentina Di Nino

Valentina Di Nino

Giornalista

Romana, laurea in Scienze Politiche, giornalista per caso. Ho scritto per quotidiani, settimanali, siti e agenzie, prevalentemente di cronaca e spettacoli.

Kledi Kadiu, ballerino e coreografo è uno dei volti simbolo degli anni zero del talent Amici e lo abbiamo visto spesso tornare negli studi dello show a giudicare i ragazzi che hanno intrapreso lo stesso percorso. Nonostante una carriera che ha preso il volo da molto tempo, il filo con il talent e quello con Maria De Filippi non si è mai spezzato e in questa intervista a Libero Magazine ci racconta cosa fa oggi, come è cambiato il mondo della danza e quello dei talent dai "suoi tempi", e come è finito a fare il conduttore di "Sanremo" in Albania.

Kledi Kadiu, hai appena compiuto 50 anni, un traguardo importante, un compleanno che porta in genere a fare bilanci, lo hai fatto anche tu?

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Si è un compleanno che è anche un bel traguardo, e quello che posso dire, guardandomi indietro è che sono molto felice e soddisfatto della mia vita. Questo numero è importante e devo dire che è stato celebrato in un modo indimenticabile. Charlotte, mia moglie, a mia insaputa, mi ha organizzato una festa bellissima. Ha fatto venire dalla Grecia, dall’Albania, amici e colleghi che non vedevo da tanti anni. Io avevo capito che qualcosa stava bollendo in pentola, ma non immaginavo una cosa così e devo ringraziare mia moglie. Non dimenticherà questo compleanno speciale

Guardandoti indietro, pensando al bambino che eri, cosa gli diresti oggi?

Bravissimo, hai superato ogni tua aspettativa. Dico anche però che quando ho cominciato io le cose erano un po’ diverse, credo che potremmo definire quei tempi un po’ "più sani" di adesso.

In che senso?

Nel senso che la formazione era molto seria, ovviamente si sapeva a cosa si andava incontro. Il fatto che, a intraprendere una strada come la nostra c’era sempre l’ignoto, il punto di domanda, ma c’era anche tanta fame e tanta curiosità. E quando c’è questa fame si scavalcano anche le montagne. E lo si fa, senza effettivamente rendersi conto, con incoscienza, spinti solo dalla voglia di vivere una vita dignitosa e di soddisfare quella curiosità e quella fame.

In una intervista passata ti ho sentito dire che, se non fossi nato in Albania in quegli anni, con quelle difficoltà, forse non avresti fatto il percorso che hai fatto, è vero?

Bella domanda. Io non dico che i ragazzi debbano per forza soffrire, però quando si parte dalle situazioni più difficili e poi arriva il successo, si vive in un modo diverso, tenendo sempre i piedi per terra. In generale, penso che le difficoltà forgiano il carattere, anche se arrivano presto, da piccoli o da adolescenti. Poi, per quanto riguarda il nostro settore, la danza già è una disciplina in sé, che pretende moltissimo da chi la pratica e contribuisce a forgiarne il carattere sin dall’infanzia. Io ero fortunato perché vivevo a Tirana e l’Accademia era lì, ma tanti miei coetanei dovevano lasciare casa piccolissimi per studiare danza. Sicuramente non so che tragitto avrei fatto in una situazione di partenza diversa, chissà. So che io avevo fame di arrivare anche per questo.

Alla luce di questo, secondo te, quanto il tuo successo è dovuto al lavoro e quanto alla fortuna?

In molta parte è dovuto sicuramente alla fortuna, all’incontro con Maria De Filippi, io dico sempre che il successo è l’incontro tra il talento e l’occasione. Poi però mi sono accorto e oggi ne sono certo al 100% che la famiglia è fondamentale, la base è tutto il modo in cui cresci. Sia per la formazione dell’educazione, ma anche nel supporto al talento. Ci sono tanti ballerini che ho conosciuto che sono stati ostacolati dalla famiglia, e quando il talento non viene coltivato non ci puoi fare niente, è perso per sempre. Per questo credo che la prima vera fortuna, non solo per un ballerino, ma per chiunque, è la famiglia. Io ho avuto i miei genitori che hanno creduto tantissimo in me, sin da quando ero piccolo, se non avessi avuto quel supporto oggi sicuramente farei altro. Quindi quella è la base di partenza, poi ovviamente ci vuole il talento e poi il lavoro che è tanto tanto tanto.

Per la tua carriera Amici è stato un passaggio fondamentale, cosa rispondi a chi sostiene che i talent sono una scorciatoia che per molti porta all’illusione?

I talent rappresentano la società, quello che siamo fuori, non è che il talent ti cambia, è uno specchio. Sicuramente un’esperienza come quella è utile per farsi conoscere, perché si arriva più velocemente al grande pubblico, e in questo senso è una grande occasione, ma poi non ci si può fermare lì. Non penso che sia una scorciatoia, perché come dicevo, il successo è l’incontro del talento con l’occasione e l’occasione ce l’hanno in molti, ma se alla base non c’è il talento e soprattutto l’enorme lavoro che serve per coltivarlo tutti i giorni, non si arriva da nessuna parte, pur avendo avuto una grande occasione. Questa è una cosa che però ancora non si capisce molto. Molti ragazzi non si rendono conto del tempo e della dedizione che ci vuole, lo vedo non solo in tv, ma anche nelle scuole di danza. Però c’è anche da dire che non è sempre solo responsabilità dei ragazzi, anche le famiglie hanno spesso uno strano rapporto con le scuole, con gli insegnanti, pretendono che i loro figli vengano trattati subito da "numero uno", perché non sanno quanto sia lunga la strada. Ma questo è un atteggiamento che non aiuta nessuno, a iniziare dai ragazzi stessi. Anche perché così li illudono che tutto sia facile. La fatica, la determinazione, i sacrifici, tutti usano queste parole, ma chi è pronto a metterle in pratica sono veramente in pochi.

E’ un momento in cui l’interesse per la danza sembra esploso nelle nuove generazioni, tu hai questa percezione?

Sì, sicuramente. Negli ultimi anni la danza è diventato un mondo molto ambito, ma allo stesso tempo, tutto è diventato più competitivo e molte cose sono peggiorate. In Italia c’è un esercito di migliaia di danzatori di grandissimo talento, però, come si dice, ci sono "tante fabbriche e pochi negozi". Ci sono tanti professionisti di grande valore che non riescono a farsi pagare il giusto, c’è uno sfruttamento, i nostri diritti non sono affatto riconosciuti. Questo nostro è anche un mestiere che dura poco, eppure diventa sempre più difficile farsi riconoscere quello che si vale, anche perché non si combatte per i propri diritti. E’ un discorso scomodo, ma la nostra realtà, in questo momento, è anche questo.

Un’esperienza come Amici, la consiglieresti a un giovane che sogna di diventare ballerino professionista?

Si, assolutamente. Io ancora lo "frequento" Amici, anche perché penso che sia un talent ma soprattutto un’esperienza valida, anche se poi tutto dipende dalle aspettative. Se tu pensi di entrare ad Amici per diventare il vincitore a tutti i costi, allora già il tuo atteggiamento è sbagliato. Devi entrare per fare un percorso che può aggiungere molto alla tua formazione professionale.

Amici è l’unico talent di questo genere, non ci sono competitor, e la cosa più interessante è che fornisce una vera scuola, tant’è che io vado in giro per tante scuole di danza e il 90% dei ragazzi che studiano danza ambiscono a fare Amici. Io dico loro quello che sto dicendo qui, che il modo giusto per farlo è prenderlo come un prezioso percorso che dura otto mesi. E’ un’esperienza preziosissima ma che nasce, si sviluppa e finisce in un arco di tempo determinato, poi dipende da loro utilizzare l’esperienza fatta, proseguendo il loro cammino.

Ti abbiamo visto anche quest’anno giudice di gara in qualche puntata del domenicale, c’è un alunno della classe di danza di Amici 23 che ti ha particolarmente colpito?

A mio gusto personale, a me aveva molto colpito Lucia, forse perché è una ballerina di modern, quindi rispecchiava di più il mio stile di danza, ho trovato che avesse una bella base per tutto, molto versatile. Poi ci sono Marisol e Dustin, bravissimi, ma anche Sofia l’ho trovata molto interessante. Però, se dovessi puntare sul nome nuovo della danza, lo farei su un ragazzo giovanissimo che si chiama Kei Malatesta e vive a Stoccarda, e secondo me ne sentiremo molto parlare, ma veramente, sarà il nuovo Nureyev. E’ un genio e vive per la danza, ha un talento e una dedizione veramente rara, farà grandi cose.

Il tuo rapporto con Maria De Filippi è ancora stretto? Vi sentite?

Si, certo. Ci sentiamo, e quando serve le chiedo consiglio. L’ultima volta che sono stato ad Amici era marzo. A dicembre, prima di fare l’esperienza di condurre il Festival della Canzone albanese ho chiesto a Maria consiglio, se pensava fosse una buona idea, e lei mi ha detto che dovevo accettare. E aveva ragione, ho fatto bene.

Come ti sei trovato nei panni di conduttore del "Sanremo" albanese?

Alla fine ho letto tutto sul gobbo, non ho fatto molto altro (ride ndr). Ma penso che sia andata bene. Eravamo tre conduttori, io e due conduttrici. All’inizio mi avevano convocato per annunciare un numero limitato di 4-5 canzoni in una sola serata, poi invece mi hanno dato molto più spazio e ho condotto praticamente tutto il festival. Prima di salire sul palco però mi è arrivata un febbre da stress e ho condotto con 39 di febbre, è dovuta intervenire la Guardia Medica che mi ha messo in piedi per due sere e mi ha permesso di salire sul palco. A parte questo, mi sono trovato benissimo.

Ma lo sai che in Italia c’è un posto vacante per Sanremo 2025? Ci fai un pensierino anche tu?

Si certo, lo so, ma no no, ce ne sono tanti altri in fila prima di me in Italia. Io però faccio il tifo per Stefano De Martino, lo vedrei benissimo a condurre Sanremo 2025.

Stabilito che non ti vedremo a febbraio sul palco dell’Ariston, in questo momento che progetti hai? Cosa bolle in pentola?

Io porto avanti il mio lavoro con i ragazzi nelle scuole di danza, faccio stage ovunque. E ora, sono impegnato nell’organizzazione della nuova edizione del Gala di Danza dedicato a Carla Fracci che si terrà a luglio, a Desenzano sul Garda. E’ una cosa a cui tengo molto, dedicato a un’artista immensa che rimarrà per sempre nella memoria di tutti, soprattutto di chi l’ha vissuta, ma anche delle giovani generazioni. Io ne conservo un ricordo bellissimo. La signora Fracci veniva a fare stage alla Kledi Dance di Desenzano e rimanevamo tutti incantati dalla sua grazia, ma anche dal suo modo di spingere i ragazzi a non avere paura degli errori, anzi, lei li incentivava a fare lo sbaglio per far sì che lo sperimentassero, e questo era il suo modo per aiutarli a farli sbocciare. Ogni anno in suo onore organizziamo questo spettacolo bellissimo con grandi nomi della danza. Quest’anno, al Teatro Castello di Desenzano, avremo nel cast, tra gli altri, Anbeta Toromani, Carola Puddu, Giulia Stabile, Virginia Tomarchio, Amilcar Gonzales, Orazio Di Bella, un cast molto importante e ci sarà anche Beppe Menegatti, il marito di Carla Fracci.

Per chiudere questa chiacchierata, quali sono le tre qualità che deve avere un ballerino per arrivare, secondo Kledi Kadiu?

Il talento ovviamente è indispensabile, poi, altrettanto importante, è la testa, devono essere ballerini pensanti. E poi, lo studio, sempre lì si va a finire: la voglia di lavorare. E poi, mi ripeto, ma il sostegno della famiglia è fondamentale: lasciate liberi i ragazzi di seguire questa strada perché ancora, soprattutto per i maschi, ci sono ancora tanti pregiudizi e tanti ostacoli.

Se dovessi puntare un euro sul vincitore di Amici 23, su chi punteresti?

Marisol.


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