Intervista ai The Jackal: “Come mentalità saremo sempre Pesci Piccoli”

In occasione dell’uscita della nuova serie comedy firmata dal collettivo napoletano per Prime Video abbiamo incontrato i protagonisti

Valentina Di Nino

Valentina Di Nino

Giornalista

Romana, laurea in Scienze Politiche, giornalista per caso. Ho scritto per quotidiani, settimanali, siti e agenzie, prevalentemente di cronaca e spettacoli.

Ciro, Fabio, Fru e Aurora, meglio noti come The Jackal stanno per lanciare il loro nuovo, ambizioso progetto. E’ in arrivo giovedì 8 giugno su Prime Video infatti Pesci Piccoli – Un’agenzia, tante idee, poco budget.

La serie racconta le vicende dei creativi di una piccola web agency di provincia che nel mondo sfavillante del web dove tutti appaiono vincitori, combattono ogni giorno per fare il loro lavoro, trovare buone idee e avere le loro piccole soddisfazioni, il tutto puntando sempre sul lavoro di squadra, tra amicizie, flirt, incomprensioni e divertenti ‘riti’ di gruppo.

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In occasione della presentazione della serie abbiamo intervistato i quattro protagonisti insieme alla co protagonista esordiente Martina Tinnirello e il regista Francesco Ebbasta.

Intervista a Fabio Balsamo, Gianluca Fru e Martina Tinnirello

Prima domanda d’obbligo, quanto c’è del vissuto di The Jackal dentro la serie Pesci Piccoli?

Risponde Gianluca Fru: L’ispirazione più grande è stata proprio la nostra esperienza: gli aneddoti che raccontiamo, ma anche l’ambientazione di un’agenzia di digital marketing di cui i The Jackal si occupano da anni e nella dinamica dei rapporti tra i personaggi che sono quelle che spesso viviamo anche noi. Direi che un 50% di quello che avviene nella serie è un racconto autobiografico.

Fabio Balsamo: "Invece, per quanto riguarda lo spirito rappresentato da Pesci Piccoli è totalmente nostro. Nella rappresentazione della bellezza delle piccole cose, di qualche disagio, nell’essenza della normalità, in quello ci siamo raccontati pienamente".

E’ qualcosa che avete sperimentato prima di diventare delle star del web?

Balsamo: "Lo sperimentiamo tutt’ora. Il fatto che il nostro lavoro ora abbia qualche riscontro in più non significa che si sia persa quella natura. Noi tra l’altro lavoriamo soprattutto raccontando disagi e fallimenti, la comicità è proprio questo. Non sarà qualche numero in più a cambiarci".

L’altro tema importante della serie è il gioco di squadra, la condivisione dei progetti e delle giornate, l’amicizia che nasce anche sui posti di lavoro. Martina è quella che entra in una squadra ben rodata, come è andata?

Martina Tinnirello: "Il mio personaggio di base è il piccolo grande elemento di rottura che poi però il loro acquario è così pieno di stupore quotidiano che io, sia come personaggio che come interprete non posso fare a meno di farmi assorbire. Mi sono trovata come Martina nella condizione del mio personaggio, ma io sono entrata nel flusso".

Cosa hai scoperto del mondo dei The Jackal che non ti aspettavi, da dentro?

"Loro sono un po’ come le Winx, ognuno ha un superpotere diverso. Quando sono andata da loro per la prima volta li ho incontrati tutti insieme e nello spazio di tre minuti ho capito subito quello che hanno appena detto: che lavorano sempre in team, che si vogliono bene e che rimangono molto con i piedi per terra".

Arrivati al vostro livello, al momento di lanciare un nuovo progetto, avete ormai la certezza che il vostro pubblico vi seguirà comunque? Avete mai questo pensiero e la tentazione di sentirvi ormai sicuri?

Risponde Balsamo: "Non ci possiamo mai sedere, perché all’interno del gruppo siamo i primi a sostenerci se qualcuno di noi va giù e invece ad abbassare gli entusiasmi se qualcuno di noi si esalta troppo. Questa possibilità di sedersi non c’è mai, perché c’è sempre il team che ti sprona. Sul fatto della sicurezza del pubblico, noi lavoriamo per il pubblico, ma prima di tutto c’è il nostro giudizio che è quello più difficile da accontentare quindi cercheremo di produrre sempre il massimo perché siamo tutti molto esigenti".

Intervista a Ciro Priello, Aurora Leone e al regista Francesco Ebbasta

A ribadire questo sano atteggiamento realista è anche l’altra parte di The Jackal a cui chiediamo: voi non siete Pesci Piccoli ormai da un po’, c’è un momento in cui vi siete resi conto di aver fatto il ‘salto’?

Risponde Ciro: "Ti sorprenderemo ma in realtà noi ci sentiamo ancora pesci piccoli e questa credo sia la nostra più grande forza. Ci poniamo verso queste esperienze come se fossero tante prime volte, e per molti versi lo sono e ci poniamo sempre nuove domande. E questo credo sia un tratto fondamentale della The Jackal. Consapevoli sì, ma siamo sempre contenti di porci nuove domande e non sentirci mai arrivati".

In questa serie raccontate un ambiente che conoscete benissimo, possiamo dire che assomiglia ai vostri esordi?

Risponte Aurora Leone: "In realtà una cosa che mi fanno pesare è che io sono arrivata che The Jackal era già una realtà, soprattutto Fabio Balsamo, mi rinfaccia di aver dovuto fare anni di gavetta mentre io ,fatto uno show in tv mi hanno vista e presa. In realtà quando sono entrata nei The Jackal da fan dei The Jackal mi aspettavo di trovare già dei ‘pesci grossi’. In realtà ho visto che loro nell’approccio a ogni cosa è vero che è come se fosse la prima volta. E questo l’ho imparato da loro, quindi ero un pesce piccolissimo che ha imparato a diventare un pesce piccolo".

La serie vede anche la partecipazione di tante guest star: da Herbert Ballerina ad Achille Lauro a tanti altri, come sono stati scelti?

Risponde Francesco Ebbasta "Come sempre con una promessa di autoironia. Da sempre giochiamo con personaggi famosi del mondo dello spettacolo ma a patto che siano disposti a divertirsi e anche a prendersi un po’ in giro. Il primo a fare questo in Pesci Piccoli è Achille Lauro, nei panni di una star capricciosa".

Ci sono serie tv del passato o del presente a cui vi siete ispirati?

"C’è una puntata intermente omaggio a The Office e poi possiamo citare Community, Big Bang Theory e molte altre di cui ci siamo nutriti e di cui inevitabilmente si vede traccia nei nostri lavori."

Napoli in questo momento ha un grande appeal ma, pur facendo parte integrante della vostra identità in questa serie avete scelto di tenerla solo di sfondo, perché questo ufficio potrebbe stare ovunque, è una scelta un po’ controcorrente in questo momento di grande visibilità mediatica della città, come mai l’avete fatta?

Risponde Aurora: "Purtroppo quando abbiamo girato non avevamo ancora vinto lo scudetto altrimenti avremmo pensato a girare una scena al Maradona".

Mentre il regista svela "Abbiamo riaperto una scena già chiusa solo per inserire un easter egg con un manifesto pubblicitario con il terzo scudetto del Napoli. Però sì, la scelta è anche voluta: ci interessava raccontare la provincia di una metropoli e la provincia del mondo del lavoro, senza troppa connotazione o l’effetto nord/ sud, ci interessava altro".


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