Alessio Boni, l’ex poliziotto diventa il Maresciallo Fenoglio: “Un uomo semplice che odia la violenza”

L'attore che incarna nella nuova fiction "Il metodo Fenoglio" il personaggio creato da Gianrico Carofiglio, ne tratteggia le caratteristiche nell'intervista a Libero Magazine

Valentina Di Nino

Valentina Di Nino

Giornalista

Romana, laurea in Scienze Politiche, giornalista per caso. Ho scritto per quotidiani, settimanali, siti e agenzie, prevalentemente di cronaca e spettacoli.

Il Metodo Fenoglio, intervista Alessio Boni
Fonte: Ufficio Stampa

Da lunedì 27 novembre, per quattro serate, arriva in prima sera su Rai Uno, Il Metodo Fenoglio. La fiction, tratta dai libri di Gianrico Carofiglio,che si è occupato della sceneggiatura, porta per la prima volta sullo schermo il Maresciallo Pietro Fenoglio. Piemontese trapiantato a Bari, il sottufficiale dei carabinieri protagonista della fiction è un investigatore colto e di grande intuito, esploratore dell’animo umano e ricercatore di verità nascoste nei caldi mesi segnati dall’incendio del Teatro Petruzzelli e dall’avanzare della criminalità nella città pugliese. Un uomo che non crede alle coincidenze, ma segue il suo Metodo, e che tutto sembra, all’apparenza, tranne che un carabiniere del nucleo operativo. A raccontarci di più di lui in questa intervista è il suo interprete, Alessio Boni. Nel cast, diretto da Alessandro Casale, troviamo anche, tra gli altri, Giulia Bevilacqua che interpreta la compagna di Fenoglio, Serena, e Paolo Sassanelli nel ruolo dell’appuntato Pellecchia.

Il Metodo Fenoglio, intervista ad Alessio Boni

Alessio Boni, in cosa ti assomiglia e in cosa senti lontano il Maresciallo Fenoglio?

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Sento molto vicino il fatto che sia appassionato di letteratura, io adoro la parola, mi è sempre piaciuta. Il fatto che sia un uomo che ama profondamente l’arte, la cultura, la musica classica, questo mi appartiene e me lo fa sentire vicinissimo. E’ distantissima invece la sua passione e il suo grande istinto nell’attività investigativa, la sua voglia di legalità, il senso di appartenenza al nucleo operativo.

Ho letto che tra i tanti lavori che hai fatto prima di diventare attore c’è anche quello di poliziotto, non avevi istinto nell’investigazione?

Ti posso garantire che ho fatto il poliziotto un anno e mezzo e mi sono reso conto subito che quel mondo proprio non mi apparteneva.

Però anche Fenoglio all’inizio non è convinto della carriera che poi si trova a fare

Vero. Lui non era per niente convinto di questa strada, come me che infatti poi ho mollato. Ma anche qui c’è una grande differenza tra noi perché lui ha preso la decisione opposta e in questo pesa la storia che è dietro questa scelta, e che riguarda il padre. E’ questa storia così potente che lo fa andare avanti su quella strada. E quando entra poco convinto da sottufficiale nei carabinieri, si rende poi invece conto di avere l’istinto investigativo.

Alla fine si appassiona dunque?

Si, capisce che investigare gli piace veramente. Scavare, cercare la verità, combattere per la giustizia contro la criminalità organizzata vuol dire per lui anche usare un metodo che lo porta quasi ad entrare in empatia con i malavitosi per esplorarne la psicologia, in modo da comprenderne le motivazioni e le mosse.

In cosa si distingue secondo te Fenoglio, rispetto ad altri investigatori della letteratura, della tv e del cinema?

Non ama la violenza, e questa è un’altra cosa che ci accomuna moltissimo. Lui non vorrebbe nemmeno la pistola d’ordinanza. Secondo me, fosse per lui, non userebbe nemmeno mai le manette. Siamo abituati a vedere gialli e polizieschi in cui si spara tanto, con protagonisti che fanno della prestanza fisica un fondamentale punto di forza. Tutto questo è totalmente distante da Fenoglio che probabilmente non ha mai sparato un colpo se non al poligono perché è stato obbligato, ma non vorrebbe mai torcere un capello a nessuno. A lui interessa solo cercare la verità. Ovviamente non è così semplice, perché non ci si trova sempre in situazioni in cui si può dialogare, ma lui è sempre alla ricerca della verità, mai di una soluzione veloce di un caso o di un capro espiatorio.

Fenoglio è un uomo che ama la cultura e la fa diventare un’arma per il suo lavoro. La cultura quindi è utile per tutto, anche per dare la caccia ai criminali?

Ma certo. Più si legge più si conosce l’uomo e la sua psicologia, e più conosci la psicologia e i lati fragili e oscuri degli esseri umani, più riesci a "beccarli". Più sai più comprendi,fino ad arrivare a comprendere anche quello che vorrebbe celare chi hai davanti.

Secondo Alessio Boni qual è la cosa che il pubblico di Rai Uno amerà di più del suo maresciallo Fenoglio?

E’ un uomo semplice, amante dei piccoli piaceri della vita. E’ un eroe a sua insaputa, un eroe per caso. E’ una persona come tante, e incontrandolo nessuno penserebbe mai che sia un investigatore, soprattutto da nucleo operativo.


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