Flop Il mercante in fiera, Pino Insegno sbotta: "Cattiverie. Do una mano a Raiduepercento"

In un’intervista a “Il Corriere della Sera” il conduttore del game show di Rai 2 ha difeso il suo lavoro e i risultati ottenuti. Attaccando chi dava per spacciata la trasmissione.

Tommaso Pietrangelo

Tommaso Pietrangelo

Giornalista

Autore, giornalista, cantautore. Laureato in Letterature Straniere, è appassionato di cinema, poesia e Shakespeare. Scrive canzoni e ama i gatti.

Il Mercante in Fiera è destinato a chiudere i battenti? In un recente articolo pubblicato su Il Corriere della Sera, il giornalista Fabrizio Roncone ha provato a rispondere a questa scomoda domanda, intervistando anche il conduttore del game show Pino Insegno. Due sono i punti cruciali messi in evidenza: una fascia oraria proibitiva, difficile da "rianimare", e un format ormai vecchio che lascia poco margine di manovra al conduttore. Quanto alle voci sulla chiusura del programma diffuse dal sito Dagospia, Insegno ci ha tenuto a sottolineare che si tratterebbe soltanto di infondate cattiverie. Ecco di seguito tutti i dettagli.

Lo sfogo di Pino Insegno su Il Mercante in Fiera

Sulle pagine de Il Corriere della Sera Fabrizio Roncone ha provato a fare il punto sul "periodo nero" che Il Mercante in Fiera sta attraversando. Il game show di Rai 2 supera a fatica il 2% di share, ma secondo il giornalista la colpa non va addossata al conduttore: Pino Insegno ce la sta mettendo davvero tutta per risollevare le sorti della sua "creatura". "Quelli che capiscono di televisione, te lo spiegano così", ha esordito Roncone, "non solo è un format vecchiotto (la prima volta andò in onda nel 2006, su Italia 1), soprattutto è un game show. Tecnicamente: viaggia su binari precisi. Domanda, risposta, domanda. Il conduttore ha poco spazio per aggiungere qualcosa".

Vuoi essere sempre aggiornato sulle ultime news su TV, personaggi e gossip? Iscriviti al nostro canale WhatsApp

Entra nel canale WhatsApp

Insomma, prosegue Roncone, "dovrebbe essere un lavoro pulito. Ma Pino esce con la camicia sudata. L’aria piacionesca in camerino diventa una maschera triste". E poi aggiunge: "Nello struggente tentativo di inchiodare qualcuno davanti allo schermo, prova a metterci qualcosa di suo, rovista in tutto il mestiere che ha, e ne ha: la gente, però, lo vede, lo ascolta in un miscuglio di efferata euforia e sarcasmo da avanspettacolo, e cambia canale". Pino Insegno fa del suo meglio, ma con le carte che ha in mano non può certo compiere miracoli. Raggiunto al telefono dal giornalista del Corriere, è lui stesso a spiegare il perché.

"Ho 64 anni: e nessuno dice che ne ho 40 di carriera sulle spalle e che sono commendatore della Repubblica per meriti sociali", si sfoga il conduttore. Poi va al punto: "Mi hanno chiesto di dare una mano a una rete chiamata Raiduepercento. Perché è quella la media di quella fascia oraria. L’idea era di rianimare un po’ lo slot, di far capire all’abbonato che non passano solo vecchi telefilm quattro volte di seguito". E secondo Pino Insegno i risultati non sono così disastrosi come può sembrare. "Mi fanno partire all’1,2%, poi devo scalare", spiega a Roncone, "facciamo la media del 2,4%. Non è tanto? Okay, ma non è nemmeno poco. E segnalo che siamo solo alla ventesima puntata". Quanto alle voci sulla chiusura del programma, Insegno ha le idee molto chiare e non si nasconde: "Guardi, è una cattiveria che ha scritto Dagospia".


Potrebbe interessarti anche