Francesca Fagnani, Paolo Crepet velenoso contro Belve: "Non ci andrei mai, disperazione allo stato puro"

Mentre il sociologo e opinionista non risparmia pareri duri e schietti sull'attuale sistema televisivo italiano, non tralascia di lanciare una stoccata a Belve

Riccardo Greco

Riccardo Greco

Web Editor

Si avvicina all'editoria studiando all'IED come Fashion Editor. Si specializza poi in Comunicazione digitale, Giornalismo e Nuovi media presso La Sapienza, collaborando con alcune testate ed uffici stampa.

Paolo Crepet, noto psichiatra e sociologo italiano, ha recentemente espresso opinioni critiche sulla televisione attuale, focalizzandosi anche sul programma Belve condotto da Francesca Fagnani. In un’intervista al Corriere della Sera, Crepet ha definito indirettamente la trasmissione "Disperazione allo stato puro", sottolineando come essa rappresenti un sintomo del declino culturale dei media contemporanei.

Paolo Crepet: il declino culturale e la spettacolarizzazione del privato

Crepet osserva un evidente declino culturale nei mezzi di comunicazione odierni, accusandoli di indulgere in una "necessità voyeuristica". Si chiede perché le persone debbano andare in televisione a parlare dei propri fatti personali, definendo tale comportamento "Da poveracci". Critica inoltre l’abbassamento del livello dei media, che si concentrano su dettagli privati e scandalistici piuttosto che su contenuti di valore. A tal proposito, sotto richiesta prende come esempio negativo il programma Belve, che, secondo lui, cerca di mettere in luce momenti di debolezza o errori degli ospiti per attirare l’attenzione del pubblico.

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Belve di Francesca Fagnani e la televisione "animalesca"

Crepet critica la deriva della televisione verso contenuti che definisce "animaleschi", evidenziando come programmi dal titolo emblematico, quali Belve e Le Iene, riflettano questa tendenza, risultando anche abbastanza critico sulla prima: "Cosa c’è di interessante? Non mi hanno mai invitato e io non ci andrei mai. La Fagnani sarà anche carina, ma è colpa di chi fa il programma che deve cercare la volta in cui sei scivolato sulla buccia di banana: disperazione allo stato puro". Crepet sottolinea che tali trasmissioni mancano di elementi umani e si concentrano sulla spettacolarizzazione delle debolezze altrui. Esprime preoccupazione per l’impatto che questo tipo di televisione può avere sugli adolescenti: "Gli adolescenti lo vedono che noi siamo spietati. La televisione trash di cui si parlava anni fa era l’anticamera di questo".

La necessità di un cambiamento nei contenuti televisivi

Secondo Crepet, la televisione dovrebbe focalizzarsi su contenuti più profondi e significativi, evitando di ridurre la vita delle persone a episodi scandalistici o dolorosi. Porta l’esempio della cantante Giorgia, suggerendo che, se fosse ospite in una trasmissione, sarebbe più interessante approfondire il suo percorso di elaborazione del dolore per la perdita del fidanzato, piuttosto che soffermarsi su dettagli superficiali. Critica l’approccio attuale dei media, che tendono a ridurre le esperienze umane a semplici aneddoti scandalistici, privandole della loro complessità e profondità.

Le riflessioni di Paolo Crepet offrono uno spunto per analizzare criticamente l’evoluzione della televisione contemporanea e il suo impatto sulla società. La sua denuncia del declino culturale e della spettacolarizzazione del privato invita a una riflessione più ampia sulla responsabilità dei media nel promuovere contenuti che arricchiscano culturalmente e umanamente.


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