Flavio Insinna: “L’Eredità? Auguro buona vita, ho detto no a La7”
Durante la presentazione del film tv La Stoccata Vincente l’attore risponde alla domanda sul programma passato a Pino Insegno
Flavio Insinna non si tira indietro. Durante la conferenza stampa di presentazione del suo ultimo lavoro, La Stoccata Vincente, il film tv che andrà in onda il 24 settembre in prima serata su Rai Uno e che racconta la storia vera di Paolo Pizzo, campione del mondo di scherma dopo aver sconfitto un cancro al cervello. Nell’incontro con i giornalisti, prevedibilmente, arriva la domanda sulla vicenda che l’ha visto protagonista durante il movimentatissimo tele-mercato dell’estate 2023: il discusso avvicendamento al timone dell’Eredità, con la scelta della Rai di affidare a Pino Insegno il posto che è stato di Insinna per cinque anni di grande successo.
L’attore e conduttore non si tira indietro anche perché, ironicamente dice: "Ah, la domanda sull’ Eredità non me l’aspettavo!"
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Entra nel canale WhatsAppGli viene chiesto se questo nuovo impegno in La Stoccata Vincente sia di ‘consolazione’ dopo la fine dell’avventura televisiva, lui risponde:
" Sono costretto a snocciolare il curriculum: la prima scuola di teatro l’ho fatta nel 1986 nel 1990 mi diplomo al laboratorio di Gigi Proietti, la prima fiction in Rai l’ho fatta nel 1996. Recitare per me non è una consolazione, io di mestiere faccio questo, poi me l’hanno insegnato talmente bene che so pure fare altro, ma io di mestiere faccio l’attore. Io al gioco pacchi di Affari Tuoi mica presentavo, io improvvisavo, usavo strumenti del mio mestiere. Sull’Eredità, so già che vi darò un dolore, ma dico che per me è stata una meravigliosa storia d’amore. L’ho fatta per cinque stagioni dopo la morte di Fabrizio Frizzi. Il primo anno non mi sentivo capace di condurre, ero tramortito e terrorizzato e il pubblico non ha mai mollato il programma, è stata una cavalcata fantastica e io continuo a volere bene a una cosa che ho amato così tanto. Credo nella persistenza della memoria, credo che il pubblico pensando a me pensi:"tu ceni a casa mia", non "tu cenavi a casa mia". Insinna ama la sua storia, l’Eredità, la Rai, questo posto, e se anche domani decideranno che non mi faranno più entrare, questa sarà sempre la mia storia. So che non ci potrete fare titoloni perché non lancio stoccate, ma guardo all’Eredità come a una grande storia finita: se hai voluto bene continui ad augurarle il meglio, quindi grazie, buona vita a L’Eredità, alla Rai e soprattutto a chi la guarda.".
E poi svela un retroscena e conferma di aver rifiutato le lusinghe di un’altra grande azienda televisiva: "La7 non è che mi ha corteggiato, mi voleva proprio. Io ho ringraziato per l’interessamento, ma andare da un’altra parte a fare un gioco nella stessa fascia oraria non sarebbe stato da me, non è proprio nel mio dna".
Sul futuro invece, proprio non si sbottona. Sollecitato più volte sul punto, glissa.
"Io sto bene, non sono un cassintegrato della Whirpool, tra quattro cinque anni forse, mi vedrete disperato, incatenato al cavallo di viale Mazzini, ma ora c’è il teatro, c’ho tante cose. Mi godo il momento e sono grato della vita che ho".