Fedez, caso Iovino: il testimone a FarWest: “Lui l’ho visto uscire, ora ho paura”. Lucarelli: "Metodi mafiosi"

L’inchiesta del programma guidato da Salvo Sottile ricostruisce la notte del pestaggio del personal trainer e raccoglie una testimonianza chiave

Nella puntata di lunedì 24 giugno di FarWest, il programma guidato da Salvo Sottile dedica un ampio spazio a Fedez, iniziando con l’oscura vicenda del pestaggio di Cristiano Iovino sotto casa del personal trainer, a Milano, poco dopo un’accesa discussione con il rapper in discoteca. I giornalisti della trasmissione di Rai Tre hanno ricostruito quella turbolenta notte del 21 aprile scorso, partendo dal The Club, una delle discoteche più esclusive di Milano. Qui si incontrano Fedez e Cristiano Iovino, il personal trainer balzato agli onori delle cronache per aver condiviso "un caffè" con Ilary Blasi, che a sua detta è stato molto di più, quando era ancora sposata con Francesco Totti. Alle 3 di notte, tra i due scoppia una lite. Secondo quanto verificato dagli inquirenti con il rapper c’era anche la sua guardia del corpo, Christian Rosiello, descritto in trasmissione come un ultrà e molto vicino al capo, pregiudicato, della curva sud del Milan. I due litiganti vengono divisi dalla security, poi Iovino torna a casa e sulla strada viene malmenato da un gruppo di aggressori scesi da un pulmino nero. La giornalista di Far West ha trovato un testimone del pestaggio di Iovino, che fa un racconto agghiacciante di quella notte, e della paura con cui ora convive: "Ho sentito le urla, mi sono alzato, non ho visto picchiare nessuno ma ho sentito un rumore che sembrava il pestacarne su una bistecca. Se c’ero io mi avevano fatto fuori per come sono, quei tipi erano molto grossi. Mi hanno minacciato, mi hanno chiesto i documenti. Volevano il cellulare per vedere chi avevo chiamato, le foto, l’indirizzo. Mi hanno detto ‘tanto la tua faccia me la ricordo, sappiamo dove venirti a prendere’. Ero paralizzato perché erano una decina di persone. Pensavo di morire, il giorno dopo ho avuto le pulsazioni mai sotto a 120 con picchi a 170, e quando vedevo un van nero per strada mi cedevano le gambe". Il rapper ha sempre negato di essere stato sul posto del pestaggio ma, chiede Rebecca Pecori al testimone, quella notte a via Traiano Fedez c’era? La risposta dell’uomo: "Mi sono affacciato e l’ho visto. L’ho visto soltanto uscire, non so se ha partecipato, ma era qui".

In collegamento, per commentare l’inchiesta, ci sono il direttore del settimanale Gente Umberto Brindani e Selvaggia Lucarelli che dice: "Di quella notte sappiamo molto poco perché Fedez non ha mai chiarito nulla, ma anzi ha negato di essere lì. Non ha contribuito a fare giustizia, ma nemmeno alla tranquillità di questo testimone che ora ha paura."

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C’è poi in questa storia, il comportamento anomalo di Cristiano Iovino, che rifiuta di andare al pronto soccorso e di denunciare l’aggressione. Secondo quanto si vocifera Fedez avrebbe trovato un accordo economico con Iovino che, a fronte di soldi, si sarebbe impegnato a non denunciarlo (un presunto accordo che, quando il tema esce sui suoi social, il personal trainer non smentisce).

"Così Fedez così si è risparmiato altre denunce", commenta Lucarelli dando per buona l’esistenza di un accordo "di riparazione" tra i due, "Ma io trovo molto divertente questo perché lui, anziché rispondere alla legge, dall’alto delle sue possibilità economiche, paga una persona che è stata picchiata invece di affrontare la legge. E’ una cosa buffa e incoerente visto che si è spesso appellato alla morale".

Ma facendo un passo indietro, FarWest torna sullo scontro (fisico) che ha visto Fedez scagliarsi contro Diego Naska, reo di aver usato un emoticon di stupore su un post che offendeva Chiara Ferragni. Quello che emerge è che, le modalità di questo primo episodio, ricalcano in qualche modo quelle dell’aggressione di ignoti a Iovino. Naska parla infatti di "tre contro uno", un "van con cinque persone dentro" e "Aveva uno scudo umano, un metro e novanta, 100 kg di muscoli".

"Non mi sorprende che il testimone ora abbia paura, perché se avessi visto una rissa e mi fossero stati chiesti i documenti, sequestrato il telefono io vivrei nel terrore", si infiamma la Lucarelli a fine servizio: "Questi sono metodi mafiosi, e chiunque sia stato lì concorre moralmente a quello che è accaduto, anche se non avesse alzato un dito. La vicenda Naska poi, non è un fatto isolato, è un metodo che si stava mettendo a punto".

"Questa nuova versione di Fedez mi sorprende molto: ha voluto finora raccontarci una favola che era una favola finta, il vero Fedez lo stiamo scoprendo adesso", conclude Brindani, "Io credo che quello autentico sia questo e non è un bel vedere, anche perché dovrebbe avere l’amor proprio di assumersi le sue responsabilità, cosa che non sembra in grado di fare".

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