Emanuelle Béart al Torino Film Festival sull’incesto subito: “È stato difficile raccontarmi”
Emmanuelle Beart al Torino film festival con il suo docufilm Un silence si bruyant, con il quale accende la luce sull’incesto che anche lei ha subito dal padre.
Durante la presentazione al Torino Film Festival del suo documentario "Un silence si bruyant", Emanuelle Béart ha condiviso con il pubblico una riflessione intensa e personale sull’incesto e sugli abusi subiti dal padre, una tematica affrontata nel suo film raccontando le storie di altri dopo aver sofferto nella sua vita. Con un approccio delicato e consapevole, la regista ha raccontato come la sua esperienza personale l’abbia spinta a realizzare un’opera che non solo denuncia, ma invita alla riflessione e alla solidarietà.
"Non volevo danneggiare coloro che hanno testimoniato, non volevo fargli del male. Volevo che questo documentario e il fatto di prendere la parola gli facesse del bene", ha dichiarato Béart. Il suo obiettivo era quello di permettere alle persone coinvolte di raccontare la propria storia in modo autentico, senza la mediazione di esperti che avrebbero potuto alterare il loro messaggio. "Non volevo professionisti nel film. Volevo che ogni persona che partecipasse potesse esprimere fino in fondo il suo pensiero", ha aggiunto.
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Entra nel canale WhatsAppIl progetto, che ha richiesto più di un anno di lavoro per entrare in contatto con le persone disposte a testimoniare, vede la partecipazione di quattro protagonisti, tre donne e un uomo. Béart ha spiegato come il processo di selezione fosse complesso, in quanto non tutte le persone erano pronte ad aprirsi: "Sentivo che erano troppo fragili. O ci sono persone che erano troppo arrabbiate."
Il documentario non si limita a raccontare le storie di abusi, ma affronta anche la difficile realtà legale e sociale che circonda questo tema: "Abbiamo fatto dei progressi, ma possiamo anche dire che nei casi di abusi, solo l’1% dei processi viene vinto dalla vittima. Solo l’1%, non è nulla", ha sottolineato. In Francia, si stima che circa 160.000 bambini siano vittime di abusi da parte di genitori incestuosi, con i numeri che evidenziano una disparità tra vittime e colpevoli: "1 ragazza su 5 e 1 ragazzo su 12."
Nel raccontare la sua esperienza personale a Torino, Emanuelle Béart ha anche riflettuto su come questo progetto l’abbia cambiata. "Mi sento… mi sento come se avessi fatto qualcosa di fondamentale, ma che mi ha anche segnato profondamente. È un film che mi ha messo a confronto con la mia propria vulnerabilità", ha confessato per poi sottolineare "Ho visto così tanto dolore, eppure c’è anche tanta forza in queste persone. Ogni volta che qualcuno condivide la sua storia, penso che sia un passo avanti, ma per me è stato anche difficile. Non sono uscita indenne da questa esperienza."
Béart ha concluso il suo intervento sottolineando l’importanza della solidarietà e del supporto nella società civile: "Oggi molte più persone osano parlare", ha affermato, mostrando come, attraverso il documentario, sia stato possibile creare una rete di sostegno tra chi ha vissuto esperienze simili. Il suo messaggio, trasmesso con forza al Torino Film Festival, invita a rompere il silenzio e ad affrontare temi difficili con il coraggio di chi sa che solo attraverso la testimonianza e la condivisione si può sperare in un cambiamento.