Rai ritratta sul dibattito Meloni-Schlein a Porta a Porta: “Mancano le condizioni". Piovono critiche sulla Presidente

Salta il confronto tv tra le due leader, in vista delle Europee. Dopo l'intervento dell'Agcom, Viale Mazzini si vede obbligata al passo indietro. Ecco tutti i dettagli.

Tommaso Pietrangelo

Tommaso Pietrangelo

Giornalista

Autore, giornalista, cantautore. Laureato in Letterature Straniere, è appassionato di cinema, poesia e Shakespeare. Scrive canzoni e ama i gatti.

Un "no" secco e tanti saluti. L’atteso confronto Meloni-Schlein, a casa di Bruno Vespa, cioè in studio a Porta a Porta, salta oggi con un clamoroso dietrofront. Gli staff di Fratelli d’Italia e del PD, avevano già diramato una nota stampa che dava per certo il dibattito tv, in data 23 maggio, in vista delle Elezioni Europee imminenti. Invece no. La Rai si mette di traverso, pubblica un comunicato inatteso e dice stop al confronto tra le due leader di partito. Vi sarebbe, secondo i vertici della rete pubblica, un problema evidente di par condicio. E intanto piovono a raffica accuse e polemiche da tutte le parti. Ci si mette Giuseppe Conte, guida dei 5 Stelle. Ma anche il redivivo Michele Santoro. Ecco qui sotto tutti i particolari.

Rai, no al confronto Meloni-Schlein

Salta tutto, all’improvviso. L’attesissimo confronto-scontro in vista delle Europee, previsto a Porta a Porta il 23 maggio prossimo, diventa prima un miraggio e infine un’impossibilità vera e propria. Perché adesso, pure se le dirette interessate, cioè Giorgia Meloni ed Elly Schlein, si erano rese ufficialmente disponibili, la Rai ha stoppato tutto. Non ci sarebbero i presupposti per il rispetto della par condicio, come si legge nel recentissimo comunicato diramato dall’azienda di Viale Mazzini.

"Soltanto quattro delle otto liste rappresentate in Parlamento", scrive oggi la rete pubblica, "hanno accettato l’invito di Rai a un confronto a due tra leader sulla base della forza rappresentativa. Per questo motivo, in assenza della maggioranza richiesta dall’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, Rai ritiene di non poter programmare alcun confronto nei termini precedentemente proposti. Il Servizio Pubblico continuerà a garantire, come ha sempre fatto, il rispetto della Par Condicio nei notiziari e nei programmi di approfondimento con l’equilibrio e la correttezza riconosciuti dalla stessa Autorità".

Insomma la Rai, in realtà, non fa che rendere conto del no dei partiti "minori". Loro non hanno accettato un confronto che fosse esclusivamente tra la premier e Schlein. Per cui, ne consegue che anche l’azienda televisiva ha dovuto abdicare. In effetti, qualche mossa di questo tipo era nell’aria ormai da ieri, quando l’Agcom aveva espresso i suoi dubbi sulla vicenda con un comunicato cristallino: "La parità di trattamento può essere garantita dall’offerta a tutti i soggetti politici della medesima opportunità di confronto. Il format deve essere accettato da una larga maggioranza delle liste in competizione, e comunque dalla maggioranza delle liste con rappresentanza in Parlamento. Eventuali spazi compensativi per coloro che dovessero rinunciare al format dei confronti dovranno essere organizzati nel rispetto del principio delle stesse opportunità di ascolto".

Le polemiche (feroci) dopo il comunicato

E ora che il dibattito è saltato, piovono ovviamente le polemiche. Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, punta subito il dito contro Giorgia. "Meloni non scappi", commenta in sostanza l’ex prof. "spiace che ci sia stato bisogno di una pronuncia dell’Agcom a tutela della libera e completa informazione dei cittadini, quando sarebbe bastato un po’ di buon senso e di rispetto verso gli elettori, che non meritano queste furbate". E ancora, un altro affondo: "Cara Giorgia che farai adesso? Ti tirerai indietro rispetto a un confronto con il sottoscritto e gli altri leader? Dai, vieni da Mentana". Il riferimento di Conte, qui, è ad altri dibattiti già annunciati (e confermati) che si terranno su La 7.

Il successore di Di Maio è un fiume in piena. E allora prosegue imperterrito nella sua Filippica. "Il confronto tv che Meloni e Schlein hanno apparecchiato da mesi in Rai", dice ancora Conte, "è stato giudicato lesivo della parità di trattamento rispetto alle altre forze politiche che partecipano a questa competizione elettorale per le europee…Con una legge elettorale che prevede un sistema proporzionale puro, per cui ogni forza politica corre per sé, questo confronto mirava a polarizzare il voto, a scapito di tutte le altre proposte politiche. Insomma, si è provato a ingannare gli elettori, un po’ come con le finte candidature dei leader che purtroppo troveremo nelle schede elettorali per racimolare qualche voto in più".

Oltre al capo dei 5 Stelle, molti altri si stanno facendo sentire in queste ore. Le voci sono forti, arrabbiate, molto tese. "Quel confronto era una violazione", commenta Michele Santoro, leader della lista Pace, Terra, Dignità "talmente clamorosa che bloccarlo è stato il minimo sindacale. Adesso quando comincia la par condicio". E manco il centrodestra, nei giorni scorsi, si è risparmiato qualche stilettata sul dibattito (ora annullato) Schlein-Meloni. Tajani, Forza Italia, aveva chiosato: "Sarebbe meglio fare all’americana, con tutti i leader in scena. Non ci sono leader di serie A e leader di serie B. E c’è una competizione plurale". E invece si è preferito non fare nulla, e basta.


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