Delitto di Avetrana: 12 anni fa veniva uccisa Sarah Scazzi

In occasione del 26 agosto, data del dramma pugliese, Il Terzo Indizio di Barbara De Rossi manda in onda la puntata dedicata all’omicidio della giovane ragazza

Sarah Scazzi
Fonte: screenshot

Il 26 agosto 2010 intorno alle 14:30 Sarah Scazzi lasciava la sua abitazione per raggiungere la cugina Sabrina a casa degli zii, distante poche centinaia di metri, e per andare al mare con lei. La ragazza non avrebbe però più fatto ritorno. Il delitto di Avetrana è uno dei casi di omicidio che ha avuto più rilievo mediatico nella storia della cronaca nera italiana; a dodici anni esatti dalla tragedia, Rete 4 ripropone la puntata de Il terzo indizio di Barbara De Rossi che racconta la storia di Sarah e ricostruisce l’intera, drammatica, vicenda.

Il delitto di Avetrana: l’omicidio di Sarah Scazzi

In seguito alla scomparsa della quindicenne, nei primi mesi le indagini dei Carabinieri – accompagnate da un climax di interesse mediatico senza precedenti – si orientarono verso una fuga della ragazza o su un rapimento di un uomo più grande di lei, che avrebbe adescato Sarah su Facebook. Il 29 settembre 2010 lo zio, Michele Misseri, ritrovò il cellulare di Sarah bruciato in un uliveto, e il 6 ottobre – dopo cinque giorni di interrogatori, decise di confessare di aver ucciso la nipote dopo aver abusato sessualmente di lei. Pochi giorni dopo avrebbe chiamato in causa la figlia Sabrina, prima sostenendo la sua complicità e poi attribuendole la responsabilità: la cugina aveva ucciso Sarah e lo zio aveva partecipato all’occultamento del cadavere. L’oggetto di gelosia e rivalità amorosa tra le cugine era Ivano Russo, cuoco della provincia di Taranto con cui Sabrina aveva avuto una relazione, chiusa bruscamente dall’uomo. Iniziò così il "processo ai silenzi sul caso Avetrana" (chiuso soltanto nel 2020), con nuove verità che continuarono a emergere fino alla ricostruzione delle dinamiche e le condanne definitive. A uccidere Sarah fu la cugina Sabrina con l’aiuto della madre Cosima Serrano (zia della vittima, che aveva un rapporto teso con la sorella); per entrambe fu confermato l’ergastolo il 21 febbraio 2017. Lo zio Michele Misseri fu condannato a 8 anni di reclusione per occultamento di cadavere, mentre Ivano Russo a 5 anni per falsa testimonianza. Entrambe le condanne sono state annullate, e nella complessa e tortuosa inchiesta sono entrate tantissime altre persone, confermando che ci sono ancora tanti dettagli da chiarire sulla vicenda di Avetrana.

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