Da noi a ruota libera, Carlo Verdone e lo spettacolo flop: “Un solo spettatore”, ma era davvero speciale

L’attore e regista si racconta a Francesca Fialdini in un’intervista a cuore aperto ripercorrendo i luoghi del cuore che ama fotografare

Carlo Verdone è stato ospite di Francesca Fialdini nella puntata di domenica 14 aprile di Da Noi a Ruota Libera. L’attore e regista romano, amatissimo dal pubblico, ha raccontato alla padrona di casa un lato inedito del suo talento artistico, quello che lo lega alla fotografia e al gusto di immortalare i suoi luoghi del cuore durante le sue giornate in giro per la città eterna.

Ne è venuta fuori una vera mappa sentimentale e ogni scatto, è stata l’occasione per l’ospite, di svelare un ricordo, un aneddoto o di fare una riflessione, come quella su cosa lo lega alla fotografia.

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"Il lavoro che faccio è in mezzo a tanta gente, un diluvio di parole, non ho mai la possibilità di girare un momento di poesia, un paesaggio. Fotografare è una reazione al mio lavoro". Non solo, perché, per Verdone, la fotografia è anche "una forma di ringraziamento. Oggi siamo molto distratti, non facciamo caso alla bellezza. Si riflette solo quando siamo soli, in tranquillità".

Carlo Verdone si racconta a Francesca Fialdini: la fotografia, il padre, i ricordi, gli esordi difficili ma fortunati

L’attore e regista mostra uno dei suoi scatti, Ponte Sisto catturato con la fotocamera del cellulare mentre passava in motorino. Proprio da quelle parti, Verdone è nato e ha passato i primi anni della sua vita, e lo ritiene perciò un luogo del cuore. "Qui ho anche visto per la prima volta Gian Maria Volontè, che ho solo ringraziato educatamente per i suoi film. Nei luoghi del cuore si ripensa ai legami, si torna figli, la fotografia mi lega ancora oggi a mio padre."dice. I suoi soggetti preferiti, sono i posti che ama della città, ma anche prospettive diverse: "Roma dall’alto è sempre unica, i tramonti sono speciali" E ancora, mostra foto di cieli, di vortici di nuvole: "Ho mandato una di queste foto con i vortici, fatta dal terrazzo di casa mia a Paolo Sorrentino e gli ho detto ‘Ecco la mia grande bellezza’ e lui ha molto apprezzato", rivela il regista, citando il collega, anch’esso grande appassionato di fotografia e bravissimo fotografo.

Il successo di Verdone è legato però non certo solo alla Roma da Grande Bellezza, o da cartolina, ma soprattutto all’aver esplorato e raccontato un’anima più popolare e autentica della città. Un risultato ottenuto facendo esperienza di tanti ambienti diversi. Racconta infatti Carlo Verdone: "Un tempo c’erano le bische clandestine, dove andavo io si giocava con i flipper, c’erano personaggi incredibili e ho preso spunto da uno di loro per Silvano, in "Troppo Forte", il suo rapporto quasi sessuale con il flipper fu il primo ciak!". Una bisca mi ispirò il personaggio di ‘Troppo Forte’.

Tra i luoghi del cuore citati da Verdone nella lunga intervista con Francesca Fialdini, c’è anche il luogo di nascita artistica dell’attore, il teatro Alberichino, un posto raccontato attraverso un aneddotto che può essere di grande incoraggiamento per i giovani artisti, come era lui al tempo, che cercano il modo di realizzare i loro sogni, questo: "Nel 1977 mi esibii per un solo spettatore: il giorno dopo scoprii che era Franco Cordelli, critico severissimo che fece una splendida recensione dello spettacolo."

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