Chiara Ferragni corre ai ripari: arriva il comunicato sulla bambola Trudi. Cosa rischia adesso

La moglie di Fedez è intervenuta, tramite la sua società TBS Crew, per smentire le ultime accuse mosse contro di lei. Ma già domani potrebbe finire nel registro degli indagati.

Dopo Coca-Cola, ecco la bambola Trudi. Il mondo di Chiara Ferragni cade a pezzi, gli sponsor si sfilano uno dopo l’altro. E ora che una nuova tegola si abbatte sull’influencer, lei prova a resistere a denti stretti. Tramite la sua società TBS crew Srl, la Ferragni è infatti intervenuta in merito alle ultime indiscrezioni sulle bambole "edizione limitata" vendute per supportare una no profit contro il bullismo. Il dubbio è che vi siano state irregolarità nella modalità di distribuzione dei fondi, così come già accaduto nel celebre caso del pandoro Balocco. Domani Chiara potrebbe finire nel registro degli indagati anche per questa nuova vicenda. Ma lei si proclama innocente. Ecco di seguito tutti i dettagli.

La risposta di Chiara Ferragni alle nuove accuse

Piove sul bagnato per la regina delle influencer, Chiara Ferragni. A finire nel mirino degli inquirenti, questa volta, è stata la bambola Trudi-Limited Edition, venduta dalla moglie di Fedez con l’intento dichiarato di devolvere tutti i profitti a "Stomp out bullying, un’organizzazione no profit per combattere contro il cyberbullismo, un argomento molto vicino al mio cuore", come aveva dichiarato la stessa imprenditrice. E mentre in queste ore si indaga a fondo sulla questione, ecco comparire a riguardo una nota ufficiale da parte di TBS Crew Srl, la società della Ferragni che si occupa (tra le altre cose) della digital marketing strategy dell’influencer.

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"In merito a quanto riportato in data odierna da alcuni organi di informazione relativamente alla bambola Ferragni", si legge nel comunicato, "TBS crew Srl, società controllata da Chiara Ferragni, precisa che i ricavi derivanti dalle vendite di tale bambola avvenute tramite l’e-commerce The Blonde Salad, al netto delle commissioni di vendita pagate da TBS al provider esterno che gestiva la piattaforma e-commerce, sono stati donati all’associazione Stomp Out Bullying nel luglio 2019". Con queste parole il clan Ferragni prova a sfilarsi dalle ultimissime accuse, ma i fatti andranno comunque verificati

Nella nota di TBS si legge anche che l’operazione commerciale riguardante la bambola Trudi è stata "totalmente in linea con quanto comunicato sul canale Instagram di Chiara Ferragni e sugli altri riconducibili a TBS Crew Srl". Inoltre, la società della Ferragni sottolinea "che l’impegno a favore di Stomp Out Bullying ha riguardato – come dichiarato nei materiali di comunicazione – esclusivamente le vendite delle bambole fatte sul canale e-commerce diretto e non anche su altri canali gestiti da terzi". Si attendono a questo punto ulteriori dettagli ufficiali per capire come evolverà la vicenda. In tal senso, quella di domani dovrebbe essere la giornata decisiva: il procuratore aggiunto Eugenio Fusco potrebbe decidere di iscrivere Chiara Ferragni nel registro degli indagati anche per quanto riguarda quest’ultimo filone d’indagine. Come dicevamo, piove sul bagnato.

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