Chi l’ha visto: Federica Sciarelli sfida il “castigo doloroso” di Tamer e fa ascoltare la voce di Emanuela Orlandi

Nella puntata del 3 luglio della storica trasmissione di Rai Tre si torna sulla vicenda di Nessy, su quella di Emanuela Orlandi e sul periodo più feroce della guerra della mafia allo stato

Valentina Di Nino

Valentina Di Nino

Giornalista

Romana, laurea in Scienze Politiche, giornalista per caso. Ho scritto per quotidiani, settimanali, siti e agenzie, prevalentemente di cronaca e spettacoli.

Una puntata veramente ricchissima quella di Chi l’ha visto? andata in onda su Rai Tre mercoledì 3 luglio. La trasmissione guidata da Federica Sciarelli è tornata anche su alcuni casi storici, come quello della scomparsa di Emanuela Orlandi, ma anche quella dell’omicidio del vice capo della squadra mobile di Palermo Ninni Cassarà ucciso nel 1985 dalla mafia.

Chi l’ha visto? Cosa è successo mercoledì 3 luglio

C’è moltissima carne al fuoco nella puntata del 3 luglio di Chi l’ha visto. Si inizia con la vicenda di Alex Marangon, il 25enne ritrovato senza vita su un isolotto del Piave dopo aver partecipato a una cerimonia sciamanica con l’ayahuasca, un allucinogeno potentissimo.

Poi si torna a parlare anche del caso di Mara Favro con in studio ospite don Ciccio, il padre di Luca il capo della pizzeria in cui lavorava la donna.

Un ampio spazio della trasmissione è dedicato al caso di Nessy, la mamma ligure bloccata in Egitto con la figlioletta di due anni di cui rischia di perdere la custodia, perché denunciata per adulterio dall’ex marito Tamer, condannato per stalking in Italia. Nella giornata di oggi c’è stata un’udienza della ragazza in tribunale e Federica Sciarelli fa vedere un video in cui Tamer si è mette a urlare fuori dall’ufficio del magistrato che stava interrogando la ragazza, chiedendo "aiuto"e accusando la ex di aver "rapito la figlia". "Era un interrogatorio, non ci doveva essere lui", racconta Nessy in collegamento, "A un certo punto fuori abbiamo iniziato a sentire le urla di Tamer che diceva che dovevano arrestarmi e quando siamo usciti ci ha aggredito e abbiamo dovuto richiuderci nell’ufficio del procuratore, eravamo intrappolati lì". La conduttrice legge un messaggio arrivato via whatsapp alla trasmissione della mamma di Tamer che dice che il tribunale ha affidato la bambina a lei, ma Nessy è sicura: "Non è vero, io ho perso il primo grado ma la bambina non è stata affidata alla madre di Tamer. Non credo nemmeno che abbia scritto lei perché non è capace, secondo me l’ha scritto Tamer". L’inviato della trasmissione poi raccoglie una testimonianza di una donna che è stata con Tamer e racconta di essere stata picchiata, manipolata e addirittura ha dovuto cambiare casa e ha ancora paura di lui, dopo anni. Poi un’altra farneticazione di Tamer: "Dio ha fatto scendere su di noi molti angeli, Nessy lo sa". E manda un video in cui si vede qualcosa spostato dal vento in una stanza in disordine. "Ma che è questo video?" chiede la Sciarelli a Nessy che spiega: "Lui era convinto che c’erano gli angeli" "Ah, quindi, questi angeli tra lo stendino dei panni e una sedia di plastica"… Aggiunge sarcastica la conduttrice che poi manda in onda un audio del padre dell’uomo, esasperato: "La tua mente non è a posto Tamer". E per concludere, la Sciarelli manda un messaggio piuttosto chiaro, ricordando l’anatema dell’ex di Nessy:"La maledizione di Tamer, questo castigo che ancora deve arrivare, siamo alla terza settimana, lo faccio risentire perché è diventata collettiva, perché i nostri telespettatori ci stanno aiutando. Questo castigo doloroso, noi speriamo di no, ma sappia che comunque andiamo avanti su questa storia". L’inviata spiega che in questo momento l’estradizione dell’uomo, secondo la Farnesina non è possibile e la conduttrice propone una soluzione: "Facciamo così: noi all’Egitto gli lasciamo Tamer e loro ci mandano Nessy e la bambina"

Nella puntata di mercoledì 3 luglio di Chi l’ha visto, Pietro Orlandi ascolta con Federica Sciarelli in trasmissione un audio inedito, arrivato a casa Orlandi pochi giorni dopo la scomparsa di sua sorella Emanuela, nel luglio del 1983 in cui si sente una voce femminile che pronuncia brevi frasi, palesemente tagliate e riattaccate: "Mi verranno a accompagna’ st’altr’anno in un paesino sperduto, pe’ Santa Marinella" e poi"quindici, saranno sedici a gennaio" , e ancora:"Dovrei fare il terzo liceo scientifico, st’ altr’anno, al Convitto Vittorio Emanuele".Poi si sente una voce che si rivolge a Ercole Orlandi dall’altra parte del telefono e dice: "Signor Orlandi è sua figlia?" Pietro Orlandi non ha dubbi: la voce femminile è quella di Emanuela, rimane il mistero del perché sia stato inviato questo audio con tutte frasi spezzettate. Frasi che corrispondono all’età della sorella, al mese del compleanno, alla scuola e a un luogo frequentato, la casa dello zio vicino Santa Marinella. Ancora domande quindi, senza risposta, dopo 41 anni.

Di anni ne sono passati invece 39 da un altro omicidio di cui si cerca ancora l’unico esecutore materiale rimasto latitante.

Ninni Cassarà, vice capo della squadra mobile di Palermo, è stato ucciso dalla mafia a 38 anni nell’agosto del 1985. L’ultimo latitante tra i suoi assassini è Giovanni Motisi, in cima all’elenco dei latitanti di massima pericolosità che ebbe un ruolo di spicco nella stagione delle stragi di mafia che insanguinarono la Sicilia e non solo tra gli anni ’80 e ‘90. Quando uccise Cassarà aveva 26 anni, oggi ne ha 65 e la trasmissione mostra l’identikit ricostruito al computer dalla polizia, la possibile faccia dell’uomo oggi. L’inviata di Chi l’ha visto raccoglie l’accorata testimonianza della sorella del poliziotto, che recentemente ha scritto al Capo della Polizia per chiedere giustizia."E’ stato un fratello generoso, sempre pronto ad andare in aiuto di chi aveva bisogno, chiunque fosse", ricorda la donna, mentre Francesco Accordino, un collega di Cassarà e un sopravvissuto di quegli anni racconta: "Cassarà chiedeva mezzi e non gli venivano dati. Lui doveva girare per Palermo con la 127 di suo padre, io ci misi una targa di uno dei miei morti ammazzati, poi ci comprammo due vesponi" Insieme lavorarono al rapporto dei 161, la prima radiografia della mafia palermitana dell’epoca, fatta con i carabinieri. Quel rapporto divenne la base del maxi processo. Ma il maxi processo Cassarà non lo vedrà mai. Nel luglio 1985 venne ucciso il commissario Montana, capo della sezione Catturandi, e in quell’occasione disse: "rendiamoci conto che siamo dei cadaveri che camminano". Nove giorni dopo, il 6 agosto viene ucciso lui, nell’androne del suo palazzo. Ricorda la sorella: "Noi abbiamo rifiutato i funerali di stato, perché Ninni non era stato protetto e questo interesse tradivo non lo volevamo. Era stato lasciato solo a combattere, nella solitudine più assoluta". La sorella ha scritto al capo della polizia per chiedere l’arresto di Motisi, ancora libero: "E’ una necessità di giustizia, la giustizia per cui ha lottato tanto mio fratello". A chiudere questo servizio che ancora oggi, a 40 anni di distanza,indigna e addolora , la conduttrice lancia il classico appello agli spettatori, ricordando:"Ci siamo occupati di Matteo Messina Denaro quando nessuno se ne occupava e ora vogliamo occuparci di Motisi", mostrando di nuovo l’identikit ricostruito al computer dalle forze dell’ordine.


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