Che sarà, Serena Bortone legge in diretta un messaggio di Scurati contro la Meloni

Serena Bortone sfida la Rai e legge in diretta a Che Sarà il monologo di Scurati, che poi attacca Giorgia Meloni

Fonte: IPA

Svolta in diretta a "Che sarà", il programma del sabato sera di Rai 3 con la conduttrice Serena Bortone che interviene a gamba tesa contro la sua stessa azienda. Nel corso della giornata si era parlato molto della presunta censura contro lo scrittore Antonio Scurati, chiamato per scrivere un monologo da leggere in diretta sul 25 aprile e poi per motivi misteriosi escluso a meno di 24 ore dalla messa in onda. Quel monologo lo ha voluto leggere la padrona di casa.

Che sarà, Serena Bortone legge il monologo di Antonio Scurati

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Serena Bortone ha fatto quanto probabilmente Mara Venier non aveva potuto fare con il caso del testo pro Israele dopo la finale di Sanremo, perché ha letto un testo che la sua azienda non aveva voluto mandare in onda a differenza di quanto accaduto a Domenica. La conduttrice ci ha tenuto a sottolineare la falsità delle accuse di elevato cachet economico, dato che lo scrittore le ha permesso di leggerlo a titolo gratuito:

"Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 di giugno del 1924. Lo attesero sottocasa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L’onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l’ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all’ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro. Mussolini fu immediatamente informato.Oltre che del delitto, si macchiò dell’infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania. In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l’omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944. Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani.Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati". "Queste due concomitanti ricorrenze luttuose – primavera del ’24, primavera del ’44 – proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica – non soltanto alla fine o occasionalmente – un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista. Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia? Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così. Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via. Dopo aver evitato l’argomento in campagna elettorale la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l’esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola "antifascismo" in occasione del 25 aprile 2023). Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell’anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana".

La risposta dello scrittore a Giorgia Meloni

Serena Bortone, che vedremo se subirà un qualche richiamo dall’azienda, però non si è limitata solamente a leggere il monologo di Scurati. Ha anche letto una risposta durissima e accusatoria che lo scrittore ha rivolto direttamente a Giorgia Meloni che lo aveva accusato di aver chiesto 1800 euro di compenso:

"Gentile Presidente, leggo sue affermazioni che mi riguardano. Lei stessa dice di non sapere quali siano le vere ragioni della cancellazione del mio intervento in Rai. Bene, la informo che quanto lei incautamente afferma – pur ignorando per sua stessa ammissione la verità – è totalmente falso, sia per ciò che concerne il compenso, che per che riguarda l’entità dell’impegno.Non credo di meritare questa ulteriore aggressione diffamatoria. Io non ho polemizzato con nessuno né prima né dopo. Sono stato trascinato per i capelli in questa vicenda. Ho solo accolto l’invito di un programma della tv pubblica a scrivere un monologo ad un prezzo consensualmente pattuito con la stessa azienda, dall’agenzia che mi rappresenta e perfettamente in linea con quello degli scrittori che mi hanno preceduto.La decisione di cancellare il mio intervento è evidentemente dovuta a motivazioni editoriali, così come dichiarato esplicitamente in un documento aziendale, adesso pubblico.Il mio pensiero su fascismo e post fascismo ben radicato nei fatti doveva essere silenziato, continua ad esserlo ora che si sposta la discussione sulla questione pretestuosa del compenso.Pur di confondere le acque, un capo di governo, usando tutto il suo potere non esista ad attaccare un cittadino e scrittore. Questa presidente è una violenza, non fisica certo, ma pur sempre una violenza. È questo il prezzo da pagare oggi nella sua Italia?"

Ricordiamo che tutta la politica e anche volti della televisione sono intervenuti nel dibattito parlando di censura, tant’è che lo stesso testo è stato promosso anche su La7 da Massimo Gramellini che lo ha accolto dopo quanto accaduto su Rai 3.

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