Amadeus e gli ascolti tv flop sul Nove: "Ecco perché non è Fazio", l'affondo inaspettato

L'editorialista del Corriere, Aldo Grasso, ha analizzato i risultati deludenti di "Chissà chi è" sul Nove. A pesare sarebbe la mancanza di un pubblico fidelizzato.

Tommaso Pietrangelo

Tommaso Pietrangelo

Giornalista

Autore, giornalista, cantautore. Laureato in Letterature Straniere, è appassionato di cinema, poesia e Shakespeare. Scrive canzoni e ama i gatti.

Il debutto di Amadeus non è stato sensazionale. Sul Nove, le prime due puntate di "Chissà chi è" hanno sofferto parecchio in termini di share, con una sonora batosta inflitta soprattutto da "Affari Tuoi" di Stefano De Martino. E mentre gli esperti si interrogano sui motivi di questa falsa partenza, dalle pagine del Corriere il critico Aldo Grasso affonda il colpo e propone una sua interpretazione. Rispetto a un altro ‘fuoriuscito’ Rai, Fabio Fazio, Amadeus non sarebbe riuscito a crearsi una vera comunità di spettatori fedeli. Quindi gli appassionati non lo hanno seguito in blocco, come invece speravano i vertici di Discovery. E questo pare aver fatto tutta la differenza. Vediamo qui sotto i dettagli.

Amadeus, l’affondo del critico e il confronto con Fazio

Lo share della seconda puntata di "Chissà chi è" ha lanciato l’allarme. Un misero 3,6 %, lontano anni luce dai risultati che il Nove si attendeva da Amadeus. Ma perché è successo? Quali sono le vere ragioni di questo scivolone inatteso? Un’idea chiara se l’è fatta l’editorialista del Corriere Aldo Grasso, che oggi propone la sua analisi puntuale dei fatti. "Perché si parla di flop?", esordisce il critico, "perché il confronto immediato è con Fabio Fazio che, lo scorso anno, venendo via dalla Rai si era portato dietro il suo pubblico. Tutto vero, tutto giusto: ma la differenza fondamentale è che Fazio nel corso degli anni si era costruito un suo pubblico, una sua comunità, un suo spazio che prima non esisteva. Fazio si portava dietro un piccolo universo ‘ideologico’".

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Invece Amadeus, continua Grasso, "si è portato dietro solo un format (e senza Fiorello che, come abbiamo sempre sostenuto, era il suo lievito). E i format di successo spesso funzionano indipendentemente dal conduttore, tanto che su Rai1 Stefano De Martino ha tenuto gli ascolti della rete". Insomma, "Fazio e Amadeus non sono comparabili, sono due ‘entità’ diverse". Poi c’è un’altra dinamica da valutare attentamente. Gli spettatori sono essere abitudinari, pigri, ed è complicato convincerli a cambiare routine. "La tv è abitudine", spiega Grasso, "ci vuole tempo sia per affezionarsi sia per abbandonarla. E poi c’è una parte di pubblico, quello che la pubblicistica definisce "zoccolo duro", che non lo sposti nemmeno con le cannonate…Ci sono alcuni studi che dimostrano come molte persone siano prigioniere del telecomando: i primi tasti sono quelli che si premono di più, rappresentano una sorta di rendita di posizione".

Fatto sta che Nove e Discovery si trovano nei guai. Ora la lente d’ingrandimento è sui prossimi appuntamenti del game show di Amadeus. È fondamentale risollevare lo share di "Chissà chi è", e farlo anche in fretta. Intanto, come conclude Aldo Grasso, "forse le altre reti farebbero bene a seguire questa avventura come un test per l’intero mercato, per individuare le strategie per ‘catturare’ il pubblico in uno scenario mediale in continua trasformazione". Almeno così il flop di Amadeus sarà servito da lezione.


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