John Nash, il genio tormentato che ispirò A Beautiful Mind

Il 6 agosto va in onda su La7 il film di Ron Howard che ripercorre la vita di uno dei matematici più influenti del Novecento, interpretato da Russell Crowe

Fonte: Screenshot

Con quattro premi Oscar (su otto nominations), quattro Golden Globes e innumerevoli altri riconoscimenti internazionali, A Beautiful Mind entra di diritto a far parte di quei film che hanno segnato la storia del cinema mondiale. Diretto dal grande regista Ron Howard e con protagonista Russell Crowe, la pellicola racconta la storia di John Nash, uno dei più influenti e geniali matematici della storia, Premio Nobel per l’economia nel 1994. Il film, uscito nel 2001, torna in tv il 6 agosto, nella prima serata di La7.

La vita straordinaria (e complicata) di John Nash

Nato a Bluefield, in Virginia, nel 1928, John Nash dimostra fin da bambino uno spiccato interesse per le materie scientifiche, nonché un carattere introverso e solitario. Gli anni di scuola sono tutt’altro che semplici: ha evidenti difficoltà di socializzazione con i coetanei, e nessuno si rende conto della sua mente geniale. Ma negli anni del liceo emerge prepotentemente la sua superiorità intellettuale, e nel 1945, a soli 17 anni, ottiene una borsa di studio per l’Università di Pittsburgh, dove tre anni dopo si laurea in matematica, ricevendo offerte per un dottorato da tutti i più prestigiosi college degli Stati Uniti. Nash opta per Princeton, dove all’epoca insegnavano Albert Einstein e John von Neumann. In questo periodo, tra la fine degli Anni ’40 e i primi Anni ’50, ottiene i suoi primi grandi risultati, interessandosi a moltissimi campi della matematica pura, come la logica, la geometria algebrica e la teoria dei giochi. Nel frattempo, nel 1953, conosce un’infermiera di nome Eleanor Stier, dalla quale ha un figlio, John David: Nash non vuole però sposare la donna, né riconosce il bambino come suo figlio, rifiutandosi di aiutare la madre a mantenerlo.

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Nonostante la sua mente geniale lo porti a risultati incredibili in svariati campi della matematica, John Nash deve fare i conti con i suoi demoni interiori: all’età di 30 anni, quando diventa professore al MIT, inizia a sviluppare i sintomi della schizofrenia, malattia psichiatrica che lo accompagna per trent’anni della sua vita. Nash diventa così preda di deliri sempre più gravi, che lo portano a credere di vedere ovunque messaggi criptati mandati da spie russe o dagli alieni, o a convincersi di essere un prigioniero politico. Nel corso di quasi tutta la sua carriera accademica, quindi, il matematico alterna momenti di lucidità, in cui riesce a elaborare complesse e geniali teorie scientifiche, a crisi psicotiche che lo costringono a numerosi ricoveri in ospedali psichiatrici. Al suo fianco c’è sempre Alicia, diventata sua moglie nel 1957, che rimarrà con lui per tutta la vita. A partire dal 1970, però, Nash smette di fare uso di psicofarmaci, e inizia a tenere i sintomi della schizofrenia sotto controllo, raggiungendo nei primi Anni ’90 una quasi totale guarigione dalla malattia, con una graduale remissione dei sintomi. Riesce così a concentrarsi nuovamente sul suo lavoro, e nel 1994 riceve il Premio Nobel per l’Economia per il suo contributo giovanile all’applicazione della teoria dei giochi non cooperativi all’economia, il cui concetto di base è conosciuto come Equilibrio di Nash. John Nash muore nel 2015, insieme alla moglie Alicia, in un incidente stradale nel New Jersey.

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